Nella giornata che ha impresso un colpo ferale al sistema della criminalità organizzata, le testimonianze dell’arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, forse l’ultimo stragista come è stato definito dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, descrivono attimi irripetibili, di tensione emotiva incommensurabile all’esterno e nelle vicinanze della clinica privata La Maddalena dove è stato effettuato l’arresto da parte dei ROS.
- Arresto Messina Denaro: la testimonianza di Totò Schillaci
- L'arresto del superlatitante
- La conferenza stampa dei carabinieri
- La malattia e le debolezze fisiche
Arresto Messina Denaro: la testimonianza di Totò Schillaci
Poco distante dall’ingresso della clinica palermitana, dove si è consumata l’operazione condotta dal reparto speciale dei carabinieri, era presente anche l’ex attaccante della Juventus e della Nazionale Totò Schillaci, che ha reso la sua testimonianza ai giornalisti corsi sul posto:
“Ero lì che stavo aspettando in clinica intorno alle 8.15, quando ho visto entrare tutti i poliziotti incappucciati”, ha detto Schillaci ai microfoni. Il 58enne palermitano sarebbe dovuto entrare a fare le proprie terapie, ma proprio in quel momento le forze dell’ordine si accingevano a chiudere un capitolo storico nella latitanza del ricercato n.1 in Italia e nella ricerca dell’ultimo boss di una generazione di esponenti della criminalità. “Io stavo per entrare al bar, stavo fumando una sigaretta ed è allora che ci hanno bloccati tutti, era un manicomio!”, ha aggiunto un Schillaci molto scosso.
Eroe delle Notti Magiche di Italia ’90, l’ex attaccante azzurro si era recato nella struttura privata palermitana per dopo aver svolto alcuni esami di routine che gli erano stati programmati, trovandosi così nel mezzo dell’operazione.
L’arresto del superlatitante
Dentro quella stessa struttura sanitaria, Matteo Messina Denaro si era recato “per sottoporsi a terapie”. Aveva già fatto il tampone e aspettava gli altri esami prima di sottoporsi alla seduta di chemioterapia: secondo le informazioni diffuse, il capo clan tra i più spietati di sempre sarebbe stato operato nel 2021 per alcune metastasi al fegato; inoltre pare gli sia stato diagnosticato un cancro al colon e sottoposto a un intervento nell’ospedale Abele Ajello di Marsala.
La conferenza stampa dei carabinieri
I dettagli sull’operazione, rese di dominio pubblico in una conferenza stampa dei carabinieri hanno aggiunto particolari a quanto trapelato nei primi, trafelati istanti seguiti all’arresto: Messina Denaro si recava, sotto falso nome, nella clinica palermitana per sottoporsi a terapie chemioterapiche.
“Come ti chiami?”, gli hanno chiesto i carabinieri. “Sono Matteo Messina Denaro“, avrebbe risposto secondo quanto riferito dall’agenzia ANSA. Il capomafia, fatto uscire senza manette ai polsi, è stato poi portato in caserma dai Carabinieri, quindi all’aeroporto Boccadifalco e da lì in un carcere di massima sicurezza.
La malattia e le debolezze fisiche
Dunque il boss si recava periodicamente alla clinica palermitana da almeno un anno. Ma i problemi di salute di Messina Denaro erano diversi: già nel 1994 in Spagna, a Barcellona, si sarebbe sottoposto, presso una nota clinica oftalmica, a un intervento chirurgico alla retina.
Poi avrebbe accusato – sempre secondo risultanze investigative di alcuni anni fa – una insufficienza renale cronica, per la quale avrebbe dovuto ricorrere a dialisi. Infine, nell’ultimo periodo, il tumore e le relative terapie a Palermo, nella struttura dove i carabinieri hanno bloccato e arrestato uno degli indiscussi protagonisti di un’era dolorosa e straziante della storia del nostro Paese.