Hanno fatto molto discutere le parole del presidente della Fip Petrucci, intenzionato a rivedere la regola che obbliga i team ad avere almeno 5 o 6 italiani nel roster: “Per me bisognerà rivalutare tante norme che abbiamo e che possono essere cambiate. Ad esempio quelle “protezionistiche”: vanno studiate bene per capire se portano vantaggi o svantaggi. Noi dobbiamo essere aperti a tutti, perché nei prossimi tre anni si adotteranno delle nuove regole. Insomma, va capito se quelle adottate in passato sono ancora attuali”.
Pronto il comunicato di risposta della GIBA, l’associazione che sovraintende ai diritti dei giocatori del nostro Paese: “Il tema delle quote di atleti formati nella massima serie italiana è da tempo argomento che sta a cuore alla GIBA. I risultati degli ultimi anni, con una crescita dell’impiego dei giovani nel nostro campionato di Serie A, sono legati alla possibilità di avere l’obbligo di presenza di giocatori di formazione italiana e alla previsione di premialità per chi investe su di loro. Regole che oggi sono simili in ogni paese europeo e che per noi dovrebbero essere riviste con una previsione di maggiore impiego di atleti di formazione”.
E ancora: “L’esempio di giocatori che hanno raggiunto la Serie A e hanno avuto la chance di giocare e magari non andare in prestito o rimanere in Serie A2 ha portato ad avere italiani pronti per la nazionale e per giocare al massimo livello europeo. Le statistiche in nostro possesso e i risultati degli Azzurri dello scorso anno ne sono la testimonianza. Siamo convinti che il Presidente Petrucci, da sempre garante dei giocatori italiani, ascolterà con attenzione le nostre proposte e guarderà alle statistiche di questi anni che mostrano inequivocabilmente come le quote obbligatorie di atleti di formazione non sono protezionismo, bensì giusta programmazione e tutela per la pallacanestro italiana”.
Non è mancata la risposta di Petrucci, tramite il sito della Fip: “Dal momento della mia ultima rielezione ho ravvisato la necessità di attuare alcuni cambiamenti a mio avviso imprescindibili per rilanciare il movimento del basket italiano. Si rende dunque inevitabile una profonda e ampia analisi che non può non riguardare anche l’impiego dei giocatori italiani nei nostri campionati, tema che ho sempre avuto a cuore anche in veste di Presidente del CONI e che reputo tutt’ora centrale per la tutela del nostro patrimonio di atlete ed atleti. Quando si vagliano cambiamenti così centrali per una disciplina è determinante prendere in considerazione tutte le opzioni possibili. È per questo motivo che, pur considerando importante il dialogo con tutte le componenti, ritengo controproducente ricevere aut aut da qualunque soggetto in causa”.