Uno spettacolo nello spettacolo, ma a vincere è sempre Milano. Che si prende il primo trofeo della stagione, quella Supercoppa che mancava da un po’ di tempo dalla bacheca di casa Olimpia. Onore però alla Virtus Bologna per averle tentate tutte, ma proprio tutte per cercare di mettere i bastoni fra le ruote alla formazione campione d’Italia: il 98-96 finale matura soltanto dopo un tempo supplementare, e testimonia quanto ci sia stato da battagliare in una finale che per intensità e determinazione è sembrata ricalcare in tutto e per tutto una sfida play-off. Solo che siamo soltanto alla seconda partita della nuova stagione, dunque ben lontani da quelle che saranno le sfide che metteranno in palio il tricolore: un segnale decisamente benaugurante per chi è pronto a godersi un’annata che Milano e Bologna vogliono vivere col piede premuto sull’acceleratore.
- Finale al cardiopalma: Leday e Bolmaro decisivi
- Grande battaglia dalla palla a due. E occhio alla cabala...
Finale al cardiopalma: Leday e Bolmaro decisivi
La sfida della Unipol Arena non ha tradito affatto le attese. Milano ha poggiato le sue fondamenta sui volti nuovi e ha avuto subito ragione: Josh Nebo è salito in cattedra quando più contava, Dimitrijevic e Bolmaro hanno dimostrato di essere upgrade di valore assoluto, tanto da sopperire nel finale anche all’uscita per falli di Mirotic (che il suo, al solito, comunque l’ha fatto).
Bologna ha pagato soprattutto un po’ di stanchezza nel finale, con Clyburn che ha perso lucidità nelle fasi decisive dopo aver tenuto botta per lunghi tratti. Nella testa delle Vu nere però ha pesato soprattutto la rimonta subita nella parte finale del match: dopo essere stata avanti anche in doppia cifra, la Segafredo s’è persa sul più bello. E anche nell’overtime ha sciupato un vantaggio di 5 punti, subendo un contro parziale di 10-0 che ha praticamente rimesso sulla cartina della serata l’EA7 Exchange.
Il pubblico bolognese, chiaramente in maggioranza, c’è rimasto male: Polonara aveva spinto la Virtus verso la linea del traguardo, ma Leday (5 punti in un amen: tripla e due tiri liberi) e Bolmaro (altrettanti e con lo stesso schema: tripla e due tiri dalla linea della carità) hanno reso vana anche l’ultima bomba di Clyburn.
Grande battaglia dalla palla a due. E occhio alla cabala…
Bologna era partita veramente a razzo, con Hackett e Pajola asfissianti su Dimitrijevic e Bolmaro. Clyburn è on fire nella prima parte e il vantaggio si dilata in fretta fino al 26-17 della prima sirena. Shields prova a suonare la carica in avvio di secondo quarto, ma Belinelli e Zizic decidono di fare altrettanto e all’intervallo lungo il distacco è appena sopra la doppia cifra. Shengelia quando può porta a spasso tutti i difensori di Milano, ma il problema vero per Messina è il 14% dei suoi dall’arco (2 su 14).
Però quando s’accende Mirotic la luce l’Olimpia la rivede: la Virtus diventa nervosa, manda 16 volte in lunetta gli avversari (tutti segnati) e sul 53 pari con 15’ da giocare è tutto da rifare. Il primo vantaggio EA7 arriva sul 57-55 con una rubata di Nebo, poi le triple di Polonara e Tucker rimettono avanti Bologna prima del quarto periodo, che somiglia a una lotta selvaggia su ogni lato del campo.
Si viaggia a sorpassi e controsorpassi, nessuno sembra voler mollare di un centimetro, ma il libero sbagliato da Clyburn nel finale pesa, perché Nebo con spiccioli sul cronometro manda tutti al supplementare. Dove Milano rimonta e si prende la Supercoppa, senza curarsi troppo della scaramanzia: da 4 stagioni chi vince il primo trofeo dell’anno poi non riesce a cucirsi lo scudetto al petto. Per avere la riprova basterà attendere metà giugno.