Comincia il secondo anno da CT dell’ItalBici Daniele Bennati, che in carriera ha conquistato tre tappe al Giro d’Italia, due al Tour de France e sei alla Vuelta, con il fiore all’occhiello della maglia a punti conseguita nella Vuelta 2007 e nel Giro d’Italia 2008: dopo il promettente Mondiale di Wollogong, i fari sono puntati sulla rassegna di Glasgow e su tutti gli appuntamenti che possano significare per i ragazzi in ottica Nazionale esperienza e autostima, quella che la pista diretta da Marco Villa ha acquisito a vagonate.
- Ciclismo, la pista è una miniera d'oro per l'Italia
- Il pensiero di Bennati è già rivolto a Glasgow
- Bennati, il giudizio sugli altri azzurri
Ciclismo, la pista è una miniera d’oro per l’Italia
La pista azzurra fa miracoli, con Jonathan Milan e Simone Consonni che hanno affiancato Filippo Ganna nel ruolo di stella agli Europei di Grenchen, velodromo dove l’alfiere della Ineos ha firmato il Record dell’Ora: i tre ragazzi non puntelleranno però la Nazionale che sarà composta per Glasgow, perché le gare su pista saranno a distanza ravvicinata dalla prova su strada e non ha senso dividere un quartetto che fa sognare in ottica Parigi 2024.
“Mi piacerebbe avere pedine come Jonathan Milan, che tiene bene sugli strappi, Simone Consonni, al quale auguro di diventare il nuovo Sonny Colbrelli, e Filippo Ganna, ma non sarà possibile. Filippo deve capire i suoi obiettivi su strada: in Argentina e Algarve ha provato a fare classifica, ma credo che abbia nel mirino classiche come la Sanremo o la Roubaix. Crono e pista si avvicinano come tipo di esercizio: l’ha fatto a Tokyo 2020 e tra le due prove ci sarà modo di recuperare” ammette il CT azzurro.
Bennati, il giudizio sugli altri azzurri
I primi passi nel 2023 dei ciclisti italiani sono stati interessanti e il CT Bennati confida ai microfoni di ‘OA Sport’ che l’approccio richiesto al Mondiale in Australia abbia sbloccato qualche atleta: “Abbiamo iniziato bene, questo è di buon auspicio: mi auguro di aver regalato ai ragazzi le giuste motivazioni, un corridore sa dare il massimo una volta che ottiene i primi risultati”.
L’aretino, professionista dal 2002 al 2019, si occupa dei singoli: “Lorenzo Rota lo scorso anno è stato l’azzurro più presente, è migliorato in salita e ora dovrà farlo nello spunto veloce e nella gestione degli sprint a ranghi ridotti; Giulio Ciccone è maturato, nel Giro che parte in Abruzzo vorrà fare classifica o per lo meno vincere un paio di tappe; non importa che Bagioli, Piccolo e Zana non si siano messi in mostra, avranno le loro occasioni”