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Berlusconi, la commozione di Fabio Capello

L'ex tecnico del Milan: "Un uomo attento e visionario, sapeva scegliere i collaboratori e quando decidere in prima persona, gli devo tutto".

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Berlusconi, la commozione di Fabio Capello Fonte: Getty Images

Dopo aver sostituito nel finale del campionato ’86-’87 Nils Liedholm (e regalato ai rossoneri la qualificazione alla Coppa UEFA con lo spareggio contro la Sampdoria), Fabio Capello è stata la soluzione vincente (quattro Scudetti in cinque stagioni, cui fece seguito un anonimo ritorno dopo la vittoria della Liga con il Real Madrid) di Silvio Berlusconi che doveva sostituire Arrigo Sacchi nell’estate 1991.

Il tecnico di Pieris, che nel frattempo aveva ‘studiato’ da dirigente nella Polisportiva Mediolanum, ricorda così quel momento, e non solo: “Piango pensando a Silvio Berlusconi e a tutto quello che mi ha dato” esordisce a ‘Mediaset’ “Un uomo straordinario, generoso: mi richiamò dopo quattro anni, a lui devo tutto; una decisione che testimonia la sua visione, c’è una cosa che mi aveva colpito a quei tempi.. Era un uomo sempre attento, in ogni riunione prendeva appunti, ascoltando tutti: ho assistito a molti incontri con i suoi collaboratori, a volte a Milanello si tenevano le riunioni che portarono alla nascita di Forza Italia. Dicevano in tanti di stare attento, ma creò un partito che primeggiò da subito, come era solito fare; il Milan, Mediaset, le televisioni, campo dove avevano fallito Agnelli e De Benedetti. Ringrazio Berlusconi per quello che ha fatto per me, per noi, per l’Italia”.

A ‘Sky Sport’ sono affidati altri ricordi: “Sapeva scegliere le persone giuste per raggiungere gli obiettivi, aveva gran capacità manageriale; ha fatto cose incredibili, disse che voleva far diventare il Milan la squadra più forte del mondo, ci riuscì. Capiva subito chi era importante e chi aveva idee giuste e i momenti in cui intervenire in prima persona; ha sbagliato poche mosse su allenatori e giocatori. Nel 2007 allenavo per la seconda volta il Real Madrid e mi chiese di Ronaldo: dissi che era il più forte che avessi allenato, ma che non aveva più voglia di sacrificarsi e che lo avevamo venduto in Arabia Saudita; il giorno dopo Ronaldo era del Milan”.

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