Dopo che ieri sera sembrava essere confermata la presenza di Jannik Sinner alla cerimonia per i successi ottenuti dai tennisti azzurri nel 2024 prevista al Quirinale nella giornata di mercoledì 29 gennaio, oggi è arrivata l’ufficialità che il n°1 non andrà dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sotto consiglio dei medici che gli hanno suggerito di rimanere a riposo per recuperare da un affaticamento muscolare. Una decisione che Paolo Bertolucci non sembra condividere, come traspare dal suo intervento alla trasmissione Un Giorno da Pecora di Rai Radio1.
- Il no di Sinner a Mattarella
- Bertolucci: “Sinner detesta queste cerimonie”
- Bertolucci non avrebbe fatto come Sinner
Il no di Sinner a Mattarella
A sorpresa questa mattina è arrivata l’ufficialità che Jannik Sinner non sarà presente alla cerimonia organizzata al Quirinale per celebrare i trionfi del tennis azzurro dell’anno passato in programma mercoledì 29 gennaio. Un’assenza giustificata dal consiglio dei medici di prendersi una periodo di completo riposo per recuperare dall’affaticamento muscolare da lui rimediato ed essere al top al rientro in campo a Doha a metà febbraio.
Bertolucci: “Sinner detesta queste cerimonie”
Nonostante il “certificato medico”, la decisione di Sinner ha scatenato inevitabilmente le reazioni degli appassionati sui social e quelle degli addetti ai lavori come Paolo Bertolucci, che ha provato a spiegare il perché della rinuncia di Jannik: “Il no di Sinner al Quirinale? Lui sicuramente detesta queste cerimonie, è stato in clausura per parecchio tempo e quindi vorrà riposarsi qualche giorno per poi ripartire a mille, già da venerdì. Certo dire di no al presidente della Repubblica… sono delle scelte personali, diciamo così”.
Bertolucci non avrebbe fatto come Sinner
Alla domanda su come si sarebbe comportato lui, Bertolucci ha spiegato che non avrebbe fatto come Jannik e che accettato l’invito: “Io sarei andato, ma non sono stanco come lui”. Invito che, come rivelato da Paolo stesso, l’ex tennista azzurro non ha mai ricevuto, nemmeno dopo la conquista della prima Coppa Davis italiana nel 1976: “Non mi hanno mai chiamato al Quirinale, quando vincemmo la Davis tornammo di notte e di nascosto, senza esser ricevuti da nessuno”.