La sorpresa che non ti aspetti. Perché se l’Italia in finale di BJK Cup non è una novità (c’era già arrivata lo scorso anno, perdendo contro il Canada), la Slovacchia a questo punto della competizione nessuno l’avrebbe mai pronosticata. E invece le ragazze dell’Est Europa hanno voluto alzare l’asticella: la seconda finale della storia che le vedrà protagoniste (nel 2002 vinsero l’allora Fed Cup) non sarà certo priva di ambizione, perché dopo aver battuto Stati Uniti, Australia e Gran Bretagna c’è nel team italiano un po’ di timore (più che giustificato) per ritenere che ci sarà da battagliare.
- Hruncakova e Mihalikova, il doppio della speranza
- La carta Sramkova e quei 6 precedenti con Paolini (4 vinti...)
- Gli altri incroci: Italia comunque favorita
Hruncakova e Mihalikova, il doppio della speranza
Sono in tutto quattro le giocatrici che Matej Liptak, capitano della selezione slovacca, ha utilizzato nelle prime tre giornate di gara a Malaga. E le vittime illustri mietute hanno fatto capire che con loro è bene non scherzare. In due occasioni su tre, cioè contro Stati Uniti e Gran Bretagna, a decidere le sorti della sfida è stato il doppio composto da Viktoria Hruncakova e Tereza Mihalikova: entrambe sono giocatrici avvezze a giocare in doppio, con Hruncakova che in passato è stata anche numero 27 del ranking (oggi è 154), mentre Mihalikova è un po’ più rodata, essendo oggi la numero 41 del ranking.
Ed è questo il motivo che ha spinto Liptak a portarle entrambe a Malaga, convinto che in un match da dentro o fuori la loro capacità di incidere nella specialità avrebbe potuto fare la differenza. Così è stato: la vittoria al supertiebreak contro le statunitensi Townsend e Krueger è stata la molla che ha fatto scattare nelle giocatrici slovacche quel quid in più per spingersi oltre i propri limiti, perché da quel momento praticamente gli errori sono stati ridotti al minimo, con Hruncakova promossa anche a singolarista al posto di Renata Jamrichova, che aveva perso il primo match contro gli USA contro Townsend.
La carta Sramkova e quei 6 precedenti con Paolini (4 vinti…)
La scelta di Liptak, decisamente coraggiosa, ha pagato dividendi contro l’Australia, battuta 2-0 nei quarti. Hruncakova sembra la classica “pedina” da torneo per nazioni: nel ranking di singolare è scivolata alla numero 234, sebbene in passato sia arrivata a toccare anche la top 50 mondiale (fu 43 nel maggio 2019), ma questo non le impedisce di regalare prestazioni di livello assoluto.
La vera punta di diamante però risponde al nome di Rebecca Sramkova, 28 anni, attuale numero 43 del ranking WTA. Che non ha vinto nessun titolo in carriera (solo 4 ITF), ma che a Malaga ha fatto strike battendo Collins 6-2 7-5 in un match da dentro o fuori (gli USA erano avanti 1-0), l’australiana Tomljanovic 6-1 6-2 (punto decisivo per avanzare in semifinale) e soprattutto la britannica Boulter 2-6 6-4 6-4 quando il baratro era ormai a un passo.
E sarà proprio Sramkova-Paolini la sfida più attesa della finale: le due giocatrici si sono affrontate già 6 volte in carriera, con 4 vittorie della slovacca, ma tutte confinate nella prima parte delle rispettive carriere, cioè tra il 2016 e il 2018. Dal 2019 il vento è decisamente cambiato, con Paolini risultata vincente nelle ultime due sfide disputate sul rosso (nelle qualificazioni del Roland Garros 2019 e nel torneo di Makarska del 2023).
Gli altri incroci: Italia comunque favorita
Il match che aprirà il programma vedrà in campo una tra Lucia Bronzetti ed Elisabetta Cocciaretto, probabilmente opposte proprio ad Hruncakova (nessun precedente tra di loro) o a Jamrichova, se proprio Liptak dovesse usare una carta a sorpresa.
In tutti i casi, sulla carta favori del pronostico dalla parte delle italiane, che vincendo il proprio match potrebbero consegnare a Paolini la grande opportunità per chiudere definitivamente i conti con una partita d’anticipo. Che in tal caso sarebbe il doppio, con Paolini ed Errani opposte a Hruncakova e Mihalikova: anche qui si tratterebbe di una sfida inedita, ma con le azzurre che partirebbero nettamente favorite, seppur con tanta pressione addosso.