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Bortuzzo 5 anni dopo la sparatoria che l'ha paralizzato: sogno di tornare a camminare

Il nuotatore, vittima di uno scambio di persona e costretto ad abbandonare i suoi sogni, si sente un sopravvissuto ma non può dimenticare quella notte

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

“Tornare in acqua mi ha proprio sbattuto in faccia la realtà della mia condizione. Finché stavo sulla terraferma non me ne rendevo conto. Quando mi sono rimesso in gioco ho capito bene dove sono finito e da lì è iniziato un percorso lungo e difficile, soprattutto dal punto di vista mentale”. Questo diceva Manuel Bortuzzo esattamente un anno fa, quarto anniversario della notte che gli cambiò la vita. E gli stravolse la carriera. Da nuotatore prodigio a ragazzo paralizzato a neanche 19 anni. Oggi, un anno dopo, Bortuzzo racconta a Il Giornale come vive e cosa sogna.

La tragedia del 2 febbraio del 2019

Era il 2 febbraio del 2019 quando un terribile caso di scambio di identità avvenuto fuori da un pub della periferia a sud di Roma cambiò la sua esistenza: “Due ragazzi di strada, in una zona un po’ brutta di Roma, non lontano da casa mia, mi hanno sparato e mi hanno causato una lesione al midollo, paralizzandomi metà corpo”. Il nuotatore triestino venne ferito alla schiena finendo sulla sedia a rotelle.

La vita di Bortuzzo oggi

A cinque anni da quella vicenda Bortuzzo suona ancora il pianoforte (“Mi sono tatuato il Notturno Numero 20 di Chopin: è raffigurato uno spartito con un occhio da cui scende una lacrima. Mi arricchisce molto la musica e non lo faccio in maniera superficiale”) ma fa ancora fatica ad accettare quello che gli è successo: «Chi mi ha fatto del male ha avuto 14 anni di prigione – ricorda -, ma questo non mi restituirà le gambe. Sono 5 anni che mi confronto con una realtà diversa, anche se il mio sogno è tornare a camminare. Cosa farò domani per l’anniversario? In questi anni, in questo giorno, sono andato in viaggio in Spagna o in Inghilterra. Ho cercato di divertirmi per vivere un’esperienza diversa e in contrasto con il giorno più brutto dell’anno».

Bortuzzo si sente un sopravvissuto

Nonostante il dolore e la rabbia Bortuzzo si sente un sopravvissuto: «Sì. Sono arrivato ad appena 12 millimetri dalla morte. Se mi avessero colpito più in basso, avrebbero preso l’arteria addominale e in ospedale non ci sarei arrivato: sarei morto nel giro di 90 secondi. Devo ringraziare mio papà Franco. Quando non avevo la testa per pensare a certe cose, ci ha pensato lui. Col tempo ho preso io in mano la situazione e riesco a portare tutto davanti da solo. Senza lui, però, non avrei costruito tutto quello che ho fatto. Sono grato di averlo nella mia vita».

Il nuoto è stato importante per ritrovarsi: «Mi tiene vivo, mi rendo conto che se non nuoto un giorno poi non sto bene. Quando rientro in acqua mi sento meglio, anche se poi esco devastato. È proprio una cura contro il problema che ho».

Il sogno di Bortuzzo sono le Paralimpiadi di Parigi

L’obiettivo ora sono le Paralimpiadi di Parigi: «Proverò a ottenere il tempo limite nei 100 rana per Parigi. È un crono che ho già nuotato, ma non lo dico per scaramanzia. Il percorso è lungo, gli allenamenti sono intensi. Questo è il momento più faticoso, ma ho la fortuna di allenarmi con un grande amico come Francesco Bonanni. Stare con una persona come lui rende la fatica un piacere. Dove mi alleno c’è la fidanzata di Paltrinieri, Rossella Fiamingo. Non vedo l’ora di vederlo e andare a cena. Ho molto da raccontargli».

A breve uscirà un altro libro: «Dopo l’incidente di 5 anni fa vedo tutto con occhi diversi. Voglio raccontare quello che non si sa sulla mia vita».

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