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Boxe, Joshua stende Helenius alla settima ripresa. Ora Wilder, poi Usyk o Fury

Tutto facile per il britannico che, col tifo della O2 Arena di Londra, è tornato al successo per knock out dopo quasi tre anni. Ora la sfida contro Wilder, poi vuole riprendersi il titolo dei massimi

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Nessun problema per Anthony Joshua che alla O2 Arena di Londra batte Robert Helenius per ko tecnico alla settima ripresa: adesso il britannico chiede la rivincita a Oleksandr Usyk e lancia la sfida a Tyson Fury.

La strada per tornare in vetta è dura, a tratti impervia, ma Joshua non ha minimamente intenzione di tornare a valle a abbandonare il suo proposito più grande.

Un solo obiettivo: la cintura dei massimi

Perché nella sua testa c’è spazio per un solo grande obiettivo: tornare a indossare la cintura dei pesi massimi, quella (anzi, quelle) che Oleksandr Usyk gli ha portato via nell’autunno del 2021, e che s’è tenuto anche nella rivincita disputata lo scorso agosto.

Due ko che sembravano aver fatto calare il sipario sulla carriera di Joshua, campione olimpico dei massimi a Londra 2012 (grazie al beneplacito dei giudici, con Cammarelle che ancora rivendica un oro letteralmente scippato), ma che a conti fatti hanno costretto il britannico a ripartire dal basso per guadagnarsi un’altra chance per combattere per il titolo.

Da White a Helenius

Contro Dillian Whyte la tavola era stata apparecchiata proprio a tale scopo, ma un controllo antidoping nel quale è inciampato lo sfidante statunitense ha costretto il promoter Eddie Hearn a trovare in fretta e furia un degno sfidante, individuandolo nel finlandese Robert Helenius.

Che s’è preso la lauta borsa dei serata e pure il solito tremendo montante destro col quale Joshua alla settima ripresa ha chiuso anzitempo le ostilità.

Un match senza storia

Alla O2 Arena il pubblico ha gradito, al netto di una sfida che non poteva avanzare pretese come avrebbe fatto quella contro Whyte. Joshua ha semplicemente fatto il suo dovere: difficile paragonarlo a quello ammirato fino a un paio d’anni fa, che terrorizzava gli avversari prima ancora di salire sul ring, ma qualcosa nel suo universo ha ricominciato a muoversi.

Il jab, ad esempio, è tornato a far male come ai vecchi tempi, al netto di un match nel quale il britannico non ha volutamente alzato il ritmo della contesa, prediligendo avanzare a piccoli passi, individuando con attenzione i punti deboli dell’ex campione europeo (ma l’ultima volta lo è stato nel 2016).

Prospettive di titolo

L’accelerazione piazzata a inizio settimo round ha chiuso le ostilità quando però il match era già piuttosto incanalato verso un verdetto che sarebbe stato certamente unanime. Per Joshua si è trattato del primo successo per ko tecnico a distanza di quasi tre anni da quello ottenuto contro il bulgaro Pulev nel dicembre del 2020.

Contro Jermaine Franklin, ad aprile, la vittoria era arrivata ai punti, a riprova di un po’ di ruggine che ancora sembrava attanagliare l’ex pluricampione dei massimi.

Al netto del soprannome “spaventoso” (The Nordic Nightmare), Helenius poco ha potuto contro un Joshua che ha saputo imporsi senza dover forzare troppo la mano.

Adesso però l’asticella dovrà giocoforza alzarsi: entro gennaio Joshua è atteso da un match determinante nella sua rincorsa a una nuova chance per il titolo contro Deontay Wilder, ex campione mondiale WBC, il cui ultimo incontro risale a poco meno di un anno fa proprio contro Helenius, battuto per ko. tecnico addirittura nel primo round.

Joshua-Wilder, poi Usyk o Fury

Wilder, 38 anni, rappresenta un test rilevante per Joshua, che di anni ne ha 33 e che sa perfettamente che non può perdere tempo se vuol tornare a indossare le cinture che fino a un paio d’anni fa adornavano la sua casa.

Nella sua testa ci sono due opzioni finali: una porta al terzo match contro Usyk, che intanto tra due settimane in Polonia metterà in palio i suoi titoli WBA (supermassimi), IBF, IBO, WBO e The Ring contro il britannico Daniel Dubois, detentore della cintura WBA.

L’altra viaggia nella direzione di uno scontro contro Tyson Fury, che pure nelle scorse settimane ha fatto sapere che il tentativo fatto per organizzare il match (previsto per settembre 2023) non è andato a buon fine.

Forse perché Joshua non si sente ancora pronto per giocarsi quella che potrebbe rivelarsi essere l’ultima carta per tornare davvero nell’olimpo del pugilato. O forse perché bisogna parlare la stessa lingua, sia per ciò che riguarda il denaro, sia per quel che riguarda i tornaconti personali. E tra Joshua e Fury il dialogo è stato sempre assai frastagliato.

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