Dalla boxe arriva il prossimo sogno da monitorare con grande attenzione: Manny Pacquiao, 45 anni, vuole le Olimpiadi 2024. Prepariamoci: Pac Man proverà a prendersi Parigi e un sogno a cinque cerchi.
Da un po’ di tempo si fa un gran parlare della possibile esclusione del pugilato dalle discipline olimpiche. Tra episodi di combine e dissesti finanziari, il mondo della boxe ha perso la sua aurea di innocenza, finendo nel mirino per comportamenti da parte dei suoi dirigenti decisamente in antitesi con ciò che ci si potrebbe aspettare nel più classico “spirito olimpico”.
Ma a correre in aiuto della nobile arte potrebbe arrivare nientemeno che Manny Pacquiao: l’indimenticato campione del mondo, vincitore di titoli in ben 8 categorie di peso differente, dai pesi paglia fino ai superwelter, evidentemente si deve essere stancato della sua seconda vita, quella da politico, che nel 2016 lo portò alla ribalta come pugile sportivo professionista capace di ricoprire il ruolo di senatore all’interno del governo del proprio paese e di campione del mondo nella propria disciplina.
- La finestra per i Pro
- Pac Man ha detto sì
- Un fuoriclasse assoluto
- La promessa di Manny a Eugene
- La strada per Parigi
La finestra per i Pro
A 45 anni il sogno a cinque cerchi di Pacquiao (osannato nelle Filippine e recentemente stimolato anche da Gianmarco Pozzecco in conferenza stampa nel corso del mondiale di basket) potrebbe prendere incredibilmente forma. Come? Partecipando ai tornei di qualificazione, quelli che garantiranno le carte per prendere parte alla rassegna a cinque cerchi del 2024.
A spifferare ai quattro venti le intenzioni del senatore Pacquiao è stato Abraham “Bambol” Tolentino, presidente del Comitato Olimpico delle Filippine. Che ha confessato che da un po’ di tempo ha preso vita una sorta di idea all’interno del mondo sportivo locale, quella di provare a convincere il pugile a cimentarsi sul ring olimpico, forte anche di un fascino, di una popolarità e di una grandezza che renderebbero il programma di pugilato (che a Los Angeles 2028 ad oggi non farà parte dei giochi) attrattivo come pochi altri.
Pac Man ha detto sì
Pacquaio, che ha combattuto l’ultimo match nell’agosto del 2021, perdendo ai punti contro il cubano Ugas in un incontro che metteva in palio il titolo WBA dei pesi welter, avrebbe dato il suo assenso all’ambizioso progetto, che pure dovrebbe anche passare ostacoli non di poco conto, vedi il limite di 40 anni oltre il quale un pugile può essere ammesso alle olimpiadi (ma con Manny di mezzo, la deroga certo non tarderà ad arrivare).
Da quando a Rio 2016 la federazione internazionale ha deciso di consentire la partecipazione ai giochi anche ad atleti professionisti (prima era riservata solo ai dilettanti: in Brasile 43 dei 186 in gara provenivano dal mondo professionistico) l’orizzonte è cambiato e anche pugili di primo piano hanno pensato bene di sfruttare a loro volta la vetrina olimpica per provare a inseguire il sogno di una medaglia. E Pacquaio, nonostante la ruggine dei suoi 45 anni, sembra intenzionato a voler fare altrettanto.
Un fuoriclasse assoluto
Già solo la notizia del possibile ritorno sul ring del fuoriclasse filippino (72 incontri in carriera: 62 vittorie, di cui 39 prima del limite, 8 sconfitte e due verdetti pari) ha fatto in fretta il giro del mondo: Pacquiao è un personaggio che ha riscritto un po’ la storia della nobile arte nell’area asiatica, ma è stato uno dei più grandi di tutti i tempi, al vertice del ranking pound for pound per 205 settimane e capace di conquistare almeno un titolo mondiale in ben 4 decadi differenti.
Ha persino debuttato nel massimo campionato di basket delle Filippine, dove la pallacanestro è una religione (come evidenziato dalle immagini arrivate in questi giorni dal mondiale), e in politica si è battuto da subito per le minoranze del paese, trovando un folto numero di elettori decisi a dargli credito e fiducia.
La promessa di Manny a Eugene
Il sogno di partecipare a Parigi 2024 è figlio anche dalla volontà di colmare quella che in cuor suo ha rappresentato una lacuna nel suo percorso: nel 1994 decise di passare professionista a 18 anni a seguito dalla morte del suo migliore amico Eugene Baratug, che perse la vita per un malore durante un combattimento organizzato nella stessa riunione che vedeva Manny nel main event.
Quel giorno Pacquaio promise a Eugene che avrebbe coronato tutti i sogni che condividevano, e la scelta di passare subito al professionismo, rinunciando alla prospettiva di combattere ad Atlanta 1996, fu figlia dell’emozione provata in quel momento.
La strada per Parigi
Pac Man, come è conosciuto all’interno del mondo della boxe, oggi pesa 66 kg e di fatto potrebbe decidere di competere nei superleggeri (peso 63,5) oppure nei superwelter (peso 71). Non potrà partecipare ai Giochi Asiatici in programma in Cina a fine settembre, poiché troppo ravvicinati (e c’è sempre bisogno della deroga legata all’età), ma avrà altre due eventuali opportunità di qualificazione a Busto Arsizio a inizio marzo oppure a Bangkok a fine maggio.
In ultima istanza potrebbe beneficiare di una wild card concessa dalla federazione internazionale, con considerando quanto ha dato al pugilato in oltre 30 anni di carriera magari potrebbe anche rivelarsi alla stregua di una buona idea.
Perché tutti vorrebbero vedere Pacquiao salire sul ring di Parigi, anche molti suoi ex colleghi che pure, tra le righe, hanno fatto capire di vedere l’eventuale ritorno alla stregua di una trovata promozionale per la tanto bistrattata boxe, messa alla porta in campo olimpico dopo gli scandali di Rio 2016 (i famosi verdetti pilotati) e tante altre vicende di dubbia morale.
Che sia questo un grimaldello per scongiurare l’esclusione dai giochi? In fondo, se a Los Angeles dovessero arrivare altri big, magari sull’esempio di quanto fatto da Manny nel 2024, chi si assumerebbe la responsabilità di impedire loro di partecipare? Le vie della politica (come quelle del Signore) sono infinite.