Sarà un percorso lungo, e senza una meta definita. “Milano-Cortina? Ci spero, ma prima penso a guarire bene”. Federica Brignone a 35 anni ha capito che la salute viene prima dell’ambizione: il tremendo infortunio subito meno di una settimana fa nella caduta sulla Mediolanum dell’Alpe di Lusia non gli ha tolto il sorriso, ma certo renderà impervia la via che porta ai giochi olimpici. Tanto che oggi azzardare previsioni non sta né in cielo e né in terra: “Aspettiamo e vediamo”, aggiunge il responsabile medico della FISI, Andrea Panzeri. Un’attesa lunga e snervante, ma inevitabile e senza certezze su quello che sarà il finale.
- Il medico FISI Panzeri: "Tra un mese mezzo un quadro più chiaro"
- Fede senza paura: "Lavorare un passo alla volta"
- Le olimpiadi come stimolo. "Ma non voglio diventino un incubo"
Il medico FISI Panzeri: “Tra un mese mezzo un quadro più chiaro”
“Serviranno almeno 45 giorni per capire come procede il decorso post operatorio”, ha aggiunto Panzeri. Che in questo momento è una sorta di “garante” per il fisico di Federica: “Lei è una grande atleta, e i grandi atleti hanno una capacità di recupero fuori dal comune.
L’intervento è servito per riparare quello che si poteva riparare, adesso però tocca a madre natura darci le risposte che auspichiamo. Capisco il pensiero di Brignone: se deve presentarsi al cancelletto di partenza delle gare olimpiche, varrà la pena di farlo solo se sarà in grado di giocarsi le medaglie. Altrimenti per le passeggiate sceglierebbe un posto differente”.
Il primo step sarà quello di rimuovere quanto prima le viti installate per ridurre la frattura scomposta di tibia e perone. “Ogni giorno sarà un giorno guadagnato, quindi prima potremo rimuoverle e meglio sarà per la riabilitazione dell’atleta”, conclude Panzeri.
Fede senza paura: “Lavorare un passo alla volta”
Poco lontana, appena uscita dalla clinica La Madonnina dove è stata ospitata negli ultimi 6 giorni, Federica ascolta in silenzio. Poi però parla, e al solito non lo fa per dire cose banali. “Stavo vivendo il momento forse più bello di tutta la mia vita, eppure è successa questa cosa che a ben vedere non ha molto senso. Però se fai lo sciatore può succedere di cadere, e anche di farti male.
Ammetto che così è veramente tosta, sia per la tempistica dell’infortunio, sia per la dinamica e il momento. Però ho ricevuto talmente tanto affetto che non so come poter ringraziare tutti coloro che hanno avuto un pensiero per me: messaggio, fiori, regali, ho visto arrivare di tutto. Sono stati giorni difficili, ma nei quali ho ricevuto tanta energia positiva”.
Il futuro però fa paura perché Milano-Cortina, il grande sogno di fine carriera, è decisamente vicina. “Non so quanto impiegherò a riprendermi del tutto, lavoreremo e faremo un passo alla volta. Il primo step è iniziare la fisioterapia, magari già da lunedì. La tac di controllo sarà il secondo e ci dirà come sta guarendo l’osso. A quel punto potremo fare programmi più dettagliati”.
Le olimpiadi come stimolo. “Ma non voglio diventino un incubo”
Per una che ha voluto disegnare una tigre sul casco, pensare di mollare non è minimamente un’opzione. “Sono una che non molla, questa è la mia indole. Ogni cosa che mi succede cerco di assimilarla per diventare una persona migliore. L’intervento è stato veramente tosto, più di quanto potessi immaginare. Non pensavo di potermi rompere in così tante parti tutte in una volta, ma adesso voglio recuperare la forma con calma e serenità. Mi aspettano tanti up and down, ma non mi spaventa fare fatica”.
Nessun rimpianto per aver accettato di prendere parte ai campionati italiani: “Ero contenta di correre per il mio gruppo sportivo. Ero anche pronta a cominciare da subito la preparazione fisica in vista della stagione 2025-26, e solo tra un paio di mesi sarei andata in vacanza, staccando un po’. Purtroppo la sorte ha avuto piani diversi, ma non ho rimpianti, anzi rifarei tutto. Eviterei soltanto quell’inforcata…”.
Sorte che adesso potrebbe precluderle l’ultimo grande obiettivo della carriera: “Milano-Cortina era uno stimolo anche prima dell’infortunio, oggi lo è diventato ancora di più, seppur in una veste differente. Adesso devo pensare a guarire e a farlo nel modo giusto. Se non avessi una gamba al 100%, saprei prima di scendere in pista di non essere competitiva, quindi è inutile pensare ad altro all’infuori della guarigione. Ci tenevo tantissimo ai giochi da disputare a casa mia, in Italia, ma adesso dovrò essere brava a fare in modo che questa voglia di esserci non finisca per distruggere il mio percorso”.