C’è un momento preciso, un episodio spartiacque nella storia recente, quello che ha indirizzato poi il destino della società rossonera. Un momento in cui il Milan, di fatto, ha annunciato di non voler più vincere, di avere altre priorità. Federico Buffa, avvocato, narratore, esperto di basket e soprattutto grande tifoso milanista, ne parla a Calciomercato.it.
Sliding doors – Secondo Buffa il segnale di un cambio di rotta per il Milan è stato lanciato nell’estate 2012, quando il club allora diretto da Berlusconi e Galliani si rese protagonista di due clamorose cessioni al Paris Saint-Germain: Ibrahimovic e soprattutto Thiago Silva. Da quel momento il ridimensionamento è stato evidente e i grandi trionfi si sono rivelati un lontano ricordo.
Il passaggio – Ecco il passaggio dell’intervista in cui Buffa fa riferimento all’addio del difensore brasiliano: “Gli ultimi dieci anni sono in controtendenza con la storia del Milan. Questa è una società che non ha mai venduto i suoi giocatori più rappresentativi, più forti. Ha ceduto Josè Altafini e Pierino Prati però soltanto dopo tanto tempo che erano lì. Poi il Milan ha venduto Thiago Silva e di fatto ha annunciato di non voler più vincere verso l’esterno e verso l’interno e questo lo sta scontando ancora adesso”.
Inter charrua – Nella breve intervista di Buffa c’è anche un passaggio sui cugini dell’Inter e sull’approdo a Milano di un leader come Godin: “Gli uruguagi hanno questa idea di avere un caudillo, di avere un elemento davanti alla difesa che sia il proprietario emozionale della squadra. Gli deriva dalla loro storia, da Josè Nasazzi, capitano della squadra che vince il Mondiale del ’30, a Obdulio Varela che conduce il team al torneo iridato del ’50. Ce l’hanno solo loro questa posizione e Godin è uno di quelli che l’ha rappresentata meglio”.