Nel 2006 aveva il mondo ai suoi piedi, o meglio nelle sue mani. Vinto il Mondiale, miglior portiere del pianeta, secondo al Pallone d’Oro dietro Fabio Cannavaro. E due mesi dopo, in campo a Rimini per l’esordio in serie B della Juventus. Gigi Buffon non è mai stato un tipo scontato o prevedibile.
- Buffon racconta: dal Parma alla Juve
- Il ricordo di Tevez, Dani Alves e Thuram
- Buffon e il CR7 segreto
- Le telefonate dell'Avvocato
- Buffon ricorda Berlino 2006
- Buffon: "Nessuno come me"
Buffon racconta: dal Parma alla Juve
“Avevo l’offerta Roma dello scudetto, con Baldini che venne a casa mia a prospettarmi i futuri 5 anni, e il Barcellona, oltre alla Juventus. Arrivare alla Juve dal Parma fu come lasciare la Terra e atterrare su Marte. Momento più brutto alla Juve? I due settimi posti, due anni di agonia. Se non fosse arrivato Conte non avremmo mai vinto. Era l’unico che poteva ricaricare la squadra, nessuno ci sarebbe mai riuscito”.
Il ricordo di Tevez, Dani Alves e Thuram
Così Gianluigi Buffon, capo delegazione della nazionale italiana e campione del mondo nel 2006, alla presentazione del libro “Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi” presso la libreria Spazio Sette a Roma, ricorda il suo periodo alla Juventus, squadra nella quale ha giocato gran parte della sua carriera. Poi, parlando degli ex compagni, Buffon ricorda alcuni “ragazzi – italiani esclusi – che mi hanno toccato il cuore e sono Tevez, Dani Alves e Thuram, oltre a Mario Stanic. Li ricordo con piacere perché avevano un’anima speciale”.
Buffon e il CR7 segreto
Buffon racconta poi un retroscena su Cristiano Ronaldo, da tutti considerato una macchina. L’ex portiere ammette che “l’entità era grande, estremamente consapevole di ciò che era e rappresenta. Ma se avevi la fortuna di prenderlo in disparte capivi il tipo di fragilità che poteva avere, le difficoltà che ha dovuto superare”. Tra i ricordi c’è spazio anche per Maurizio Sarri, definito “la scelta più giusta per quello che doveva essere il piano Juve per proporre un certo tipo di calcio. Ma non sempre gli allenatori così preparati sono abituati a gestire determinati giocatori. A un certo punto ha capito che per vincere doveva arrivare a un compromesso, per me è sinonimo di intelligenza ma la società ha valutato che non si potesse ripartire”.
Le telefonate dell’Avvocato
E non manca un passaggio su Gianni Agnelli, che Buffon ha fatto in tempo a conoscere: “Era spassosissimo, aveva una curiosità unica. Una volta mi chiamò alle 5.30 di mattina per chiedermi di un rigore parato 7 o 8 mesi prima”. Ma non c’è spazio alla malinconia nelle sue parole: “Non sento la mancanza del calcio. Non mi mancano le partite perché le emozioni che ho vissuto da protagonista nel calcio, con responsabilità enormi, non le vivrò mai più”.
Buffon ricorda Berlino 2006
Buffon naturalmente non ha dimenticato il Mondiale in Germania del 2006. “E stato uno dei momenti più toccanti della mia storia in azzurro. Perché mi ha fatto comprendere quanto gli italiani, soprattutto quelli all’estero, vedano in noi quel punto di riferimento che permette loro di rivivere l’italianità. La finale del 2006? La partita più importante della mia vita. Rappresentare l’Italia, indossare la maglia azzurra, sentirci così uniti dopo l’impresa di Dortmund, voleva dire: ‘Regaliamoci questo trofeo, andiamo a prendercelo insieme’. Quella fu la vittoria della potenza dell’unione che l’Italia sa mettere in campo quando c’è da lottare”.
Buffon: “Nessuno come me”
Infine un passaggio sulla propria carriera: “Sarebbe da presuntuosi definirsi il migliore della storia, ma per longevità di carriera e per come ho performato ce ne sono stati pochi come me. Errori ne ho fatti parecchi, ma anche qualcosa di positivo. Dagli errori ho imparato tanto, ho pagato sempre sulla mia pelle e quando non c’è nessuno che si frappone tra te e le critiche, alcune volte pretestuose alcune volte giuste, ti colpiscono. L’unico modo per diventare persone migliori è sbagliare, pagare e ripartire. Cadere e rialzarsi è una metafora della vita, nella vita capita tantissime volte di cadere ma bisogna sempre trovare il motivo per rialzarsi. Ed è la cosa stimolante della vita”.
Buffon e il retroscena sul gol di Muntari