43 anni e non sentirli. Gigi Buffon gioca ancora, difende i pali del Parma e lo fa piuttosto bene, nonostante il campionato dei ducali sia ben al di sotto delle attese. Se è vero che si torna sempre dove si è stati bene, anche il campione del mondo 2006 ha deciso di farlo. Per chiudere dove tutto è iniziato, dopo quasi un ventennio di Juve. O forse no?
Attenzione, perché non è detto che Buffon finisca la carriera proprio al Parma. Perché l’età è quella di un adulto, ma i sogni sono sempre quelli di un ragazzino. E Gigi non finisce mai di sognare. Lui stesso lo confessa in una affabile chiacchierata con l’ex compagno Hristo Stoichkov, con il quale ha condiviso lo spogliatoio in Emilia nel 1995-’96. Un’intervista andata in onda in esclusiva sull’emittente messicana ‘TUDN’.
“Dopo il ritiro caratterialmente rimarrò sempre così. A me piace la vita, sono uno positivo. Se mi chiedi cosa farò in futuro, ti dico: non lo so. Conoscendomi, mi piacerà migliorarmi. Imparerò l’inglese, farò corsi da manager: sono tutte cose che mi hanno sempre appassionato”.
E prima del ritiro? Dalle labbra di Stoichkov, ecco comparire il Messico e gli Stati Uniti. I due paesi che, assieme al Canada, ospiteranno i Mondiali del 2026. Quale profilo migliore di Buffon come testimonial verso il grande evento? “Sono esperienze che a me piacerebbero. Dopo aver portato il Parma in Serie A, magari mi rimane un anno per un’ultima esperienza. Non si sa mai”.
Lo dice ridendo, Buffon, e poi dà il ‘cinque’ all’amico Stoichkov. Con il quale si parla anche di altro: dei suoi possibili eredi, ad esempio.
“In questo momento ci sono cinque-sei portieri forti forti. Oblak, Courtois, Neuer, ter Stegen, Donnarumma. Però non c’è ancora nessuno una spanna o due sopra gli altri. Chi potrebbe diventarlo è Donnarumma, che potenzialmente nei prossimi anni potrebbe staccare gli altri”.
E la sua Juventus, che si è faticosamente rialzata dopo un avvio di stagione rabbrividente?
“La Juve ha avuto la possibilità di vincere la Champions League l’anno in cui è arrivato Ronaldo, quello in cui io ero a Parigi, ma non so cosa sia accaduto. Quando sono tornato, negli ultimi due anni, abbiamo lavorato bene con Cristiano, però credo che sia sia perso il DNA come squadra “.
E a proposito di Champions League, ecco un’altra considerazione interessante: “Come dico sempre, il fatto che non abbia vinto la Champions League mantiene vivo il mio spirito competitivo. Mi mantengo in forma e rispetto la mia professione. Se l’avessi vinta mi sarei già ritirato, perché non avrei nessun altro obiettivo importante da raggiungere”.