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Caldara: "Non ero pronto al salto in una grande squadra"

Il difensore del Venezia torna sulle sue esperienze con le maglie di Juventus e Milan: "I grandi giocatori non pensano agli altri".

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Caldara: "Non ero pronto al salto in una grande squadra" Fonte: Getty Images

Grande protagonista della vittoria del Venezia contro la Roma, in un’intervista a Cronache di Spogliatoio il difensore Mattia Caldara ha raccontato le sue difficoltà con le maglie di Juventus e Milan.

Quando sono andato prima alla Juve e poi al Milan ho capito che il concetto di famiglia che c’era all’Atalanta è più incentrato e traslato sul singolo, lì ogni passo viene analizzato e fa notizia. Venivo da un gruppo in cui ogni tuo compagno era tuo fratello, invece i big pensano più a loro stessi “.

Caldara ha poi svelato un aneddoto relativo al giorno della sua presentazione in maglia rossonera.

Ero agitato quando mi hanno presentato al Milan, era anche il giorno di Higuain. Non sapevo dove mi stessero portando, il team manager mi diede una maglietta e io chiesi: ‘Cosa devo fare? Autografarla?’

Salimmo su un palazzo in Piazza Duomo, mi affacciai e vidi una schiera di persone sotto ad applaudirci, cantare cori. Folle. Lui era pronto, io no. Mi sono goduto il momento, ma se me lo avessero detto prima probabilmente non sarei salito lassù. Non faceva per me “.

Una carriera, la sua, caratterizzata da tantissimi infortuni che ne hanno pregiudicato il rendimento e la continuità. E che lo hanno portato a pensare anche di mollare tutto.

Se in quelle sere ho pensato di smettere? Sì, una volta sì. Una mezza volta. Quando non riesci a venire a capo di una situazione da tanto tempo, la soluzione più estrema ti sembra la migliore. Ma non potevo mollare.

In Veneto il difensore sembra finalmente aver trovato un ambiente adatto alle sue caratteristiche, ideale per rilanciarsi dopo stagioni complicate.

Qui a Venezia sto benissimo. Certo, è una città particolare, meravigliosa. Andiamo allo stadio in barca, siamo uno spogliatoio super multiculturale. Alcuni giorni fa abbiamo giocato contro la Roma. Ho segnato, non accadeva da 3 anni, 10 mesi e 26 giorni. Un tempo infinito.

Se guardate il fermo immagine della mia esultanza, è proprio sotto allo striscione del ‘Roma Club – Bergamo’. Una casualità incredibile, un cerchio che si chiude “.

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