Metti un campione del mondo, che in carriera ha vinto tutto con Juve, Real Madrid e nazionale, davanti a un microfono su Instagram con un amico per poter parlare a ruota libera e stai sicuro che usciranno fuori aneddoti interessanti e rivelazioni gustose. Nell’epoca del corona virus le dirette social sono diventate le interviste 2.0, più ghiotte di quelle che normalmente si riservano a taccuini e telecamere. E’ quanto accaduto anche stavolta con Fabio Cannavaro ospite di Pierluigi Pardo.
Cannavaro rivela la lettera del Papa nel 2006
Si parte dal Mondiale 2006, quello che portò prima al successo dell’Italia di Lippi e poi al Pallone d’oro per il difensore napoletano: “M’inc… quando dicono che abbiamo vinto il Mondiale per calciopoli. In Germania smettemmo di parlare di quelle cose da subito, abbiamo vinto perché eravamo fortissimi, con un allenatore incredibile. Forse più forte di noi c’era solo la Francia. Prima di partire il segretario Figc Vladovich mi diede una lettera scrivendomi le parole di Papa Wojtyla, che poi mi sono tatuato”.
“‘Mi raccomando, non abbiate paura di avere coraggio’. È stata la chiave del nostro successo. Se penso agli azzurri di oggi, Mancini sta facendo un lavoro straordinario e i risultati si vedono. Roberto ha dato credibilità, voglia di vincere e di divertirsi”.
Cannavaro difende Chiellini per le accuse a Balotelli
Poi si passa al capitolo Chiellini-Balotelli. Per Fabio Cannavaro non c’è scandalo nelle parole del difensore della Juventus: “Ognuno dice quello che sente, ma poi c’è sempre qualcuno che deve vendere. È normale che con gli autori del libro si cerchi la frase ad effetto che viene strumentalizzata di più. Bisogna stare nelle situazioni, nessuno può dire chi ha torto o ragione, se Giorgio sentiva di dire quelle cose nessuno può dire niente”.
Il podio di attaccanti di Fabio Cannavaro
C’è spazio anche per le classifiche degli attaccanti più forti incontrati in carriera: “I tre più forti che abbia mai incontrato sono Ronaldo, il brasiliano, Messi e Cristiano Ronaldo, ma faccio fatica a fare queste classifiche perché in vent’anni li ho beccati tutti, ogni partita era un disastro”.
In vespa con Ibra nei vicoli di Napoli
Infine l’ex difensore ricorda il giro in Vespa con Ibrahimovic a Napoli: “L’ho portato nei vicoli, a Posillipo, a vedere il golfo e lo stadio. Si è divertito e innamorato della città, dalla mattina alla sera. Zlatan fa ridere, è molto divertente, si vede che da giovane ha sofferto, è diventato un leader, un giocatore straordinario”.
“Quando venne alla Juventus rispettava tantissimo Capello e aveva bisogno di un allenatore così. All’inizio contro di me non la beccava mai, gli passavo sotto le gambe e gli dicevo che se voleva divertirsi col pallone poteva farlo tirando in porta alla fine della partitella”.