Ha sfiorato il podio al Giro d’Italia, arrivando quarto, facendosi sempre trovare pronto sulle salite e non perdendo troppo a cronometro. Damiano Caruso ha chiuso la corsa rosa con un ritardo di 4’40” dal leader Primoz Roglic e può naturalmente dirsi soddisfatto. Il bilancio del corridore siciliano arriva a InBici.net.
“Sono soddisfatto del quarto posto finale, un risultato che mi gratifica dopo tre settimane molto particolari. Devo dire che chi mi precede si è guadagnato le proprie posizioni e io ho concluso in quella che più sento mia”. Difficile andare oltre, forse impossibile. Il podio avrebbe avuto un altro sapore, ma pazienza: “Ho chiuso ai piedi del podio, ma va bene così. Ho vissuto una bella esperienza, sia per me, sia per la mia squadra. All’interno del team Bahrain Victorious tira un’aria serena e piena di soddisfazione”.
Caruso, classe 1987, non è certo un ciclista di primo pelo. Ma ha indicato la via alle giovani leve italiane: si può fare classifica nel Giro. Non si deve puntare solo alle vittorie di tappa, comunque importanti. Anche se i mostri sacri restano altri e stranieri: da Roglic a Thomas, da Pogacar a Evenepoel, tanto per citarne solo quattro.
Caruso analizza tutta la corsa che si è sviluppata fino alla passerella finale di Roma: “Sicuramente una edizione difficile, specialmente le prime due settimane, con le tappe rovinate dal maltempo. Una situazione che non ha permesso di vivere lo spettacolo al 100%. Ci sono state tante cadute, poi, che hanno danneggiato le varie squadre. Alla fine però ci siamo rifatti nella terza settimana che penso sia stata davvero bella”.
Spettacolo sulle Alpi c’è stato, in particolare nelle due tappe che alla vigilia venivano indicate comer quelle in grado di sconvolgere la classifica finale: “Le tappe delle Tre Cime di Lavaredo o del Monte Lussari sono state splendide e hanno raccontato nel migliore dei modi l’essenza del Giro. Anche la chiusura di Roma ha rappresentato davvero uno dei finali più eleganti e affascinanti che abbia mai visto”.