Dalle prime delusioni nella sua Palermo all’esordio tra i professionisti con la maglia della Salernitana, fino a un lungo girovagare nelle piazze più importanti del Centro-Sud, che lo ha portato a giocarsi salvezze, promozioni e sogni nel cassetto. Adesso, il Cesena allenato da Mimmo Toscano, sempre più vicino al ritorno in Serie B. Quel pianeta in cui Luigi Silvestri non è mai atterrato e non vede l’ora di conoscere. I tempi, a 31 anni compiuti, sono maturi.
- Cesena vede la B: Luigi Silvestri, il leader difensivo di Mimmo Toscano
- Il sogno Serie B e il possibile incrocio con il suo Palermo
- Non solo il Cesena, Mantova e Juve Stabia verso la B: cosa succede negli altri gironi
- I rimpianti non mancano: da Palermo ad Avellino, fino ai procuratori del passato
- Luigi Silvestri, 300 presenze tra i professionisti
Cesena vede la B: Luigi Silvestri, il leader difensivo di Mimmo Toscano
Il Cesena di Mimmo Toscano continua a volare e lo fa anche grazie alla sua straordinaria solidità difensiva, figlia di un impeccabile lavoro di squadra e del rendimento dei singoli chiamati a guidare un pacchetto arretrato vincente. Tra questi, c’è senza dubbio Luigi Silvestri, leader ed elemento imprescindibile della retroguardia romagnola, pronta a difendere il sogno della Curva Mare e di tutto il popolo cesenate. Una Serie B inseguita per anni, mai conquistata dal centrale palermitano, vicino al salto di categoria con l’Avellino di Piero Braglia nella stagione 2020/21. Una vita interamente dedicata al calcio, che non è sempre stata rose e fiori.
Presente a tinte bianconere. Da una semifinale playoff persa in casa ai calci di rigore ad una promozione diretta sempre più vicina, come testimonia il +11 sulla Torres. A questo punto la prima domanda sorge spontanea: perché è sembrato tutto così facile?
“Parte dalla delusione dell’anno scorso contro il Lecco, dopo un’annata chiusa con dei record, miglior attacco e miglior difesa, e a soli 2 punti dalla Reggiana prima in classifica. Poi, ai playoff, vincemmo in trasferta a Lecco e in casa riuscimmo a perdere ai rigori. In estate, il fatto di non aver stravolto tantissimo una rosa già forte, soprattutto con calciatori delusi che avevano voglia di rivalsa, aggiungendo qualità all’organico, ha fatto tanto.
Quando siamo partiti quest’anno, l’obiettivo era quello. Rispetto all’anno scorso, c’è tanta consapevolezza, ma ci sono anche giovani che hanno fatto la differenza, perché si sono comportati da grande e hanno messo motore ad una squadra che aveva voglia di vincere e arrivare”.
Tra i segreti, l’esperienza e la fame di mister Mimmo Toscano. Il “cannibale” delle promozioni, dalla C alla B. Un allenatore che ha inciso tantissimo sulla tua scelta, nel gennaio 2023, e sulla tua permanenza in estate. Come ti ha convinto?
“Quando l’anno scorso mi è stato proposto di venire a Cesena, ho visto Toscano in panchina e sapevo che era un allenatore che ha già vinto tante volte in Serie C, come Tesser e Braglia. Quando ho visto la rosa, non mi sono fatto sfuggire l’occasione. Poi, in estate, ha inciso il fatto che lui sia rimasto, nonostante la delusione dello scorso anno. Questa continuità è servita soprattutto a livello mentale, perché ti insegna a non cedere alla prima difficoltà, a lavorare con intensità e i record che stiamo battendo lo dimostrano. Il mio rapporto con mister Toscano è di massima fiducia. Una fiducia reciproca. Sono sempre stato un soldato e lui lo sa. Non sarò un veterano, ma sarò sempre un soldato. Ho sempre fatto il lavoro che mi ha chiesto un allenatore o una piazza stessa. Il mister sapeva che poteva contare su di me. Mi chiamò in una stanzetta, al mio arrivo, e mi chiese determinate cose, che io gli potevo dare. E questo per me significò tanto, perché sentii fiducia negli allenamenti e poi in partita, dove mi ha fatto giocare sempre”.
Il sogno Serie B e il possibile incrocio con il suo Palermo
Tra sogno e realtà. Anche la tua proverbiale scaramanzia, Gigi, sta per lasciare spazio al raggiungimento di un obiettivo inseguito da tempo. A 31 anni suonati, ti senti pronto per il salto di categoria?
“Aspettiamo la matematica, ovviamente… Poi ne parliamo della Serie B. Ad oggi, così come quando sono arrivato ad Avellino, ho fatto lo step mentale necessario. L’ho fatto quando ho lasciato Potenza e sono arrivato ad Avellino, approdando in una piazza che ti valorizza tanto, ma che non è una piazza facile. Non mi sono mai mancati carattere e personalità, però mi mancava quello step mentale. Mi sentivo già pronto 2-3 anni fa. Abbiamo sfiorato la Serie B con i Lupi, alla fine di un campionato in cui ho subito un infortunio nel momento migliore mio e della squadra. Sono stato male per questo. Poi l’anno successivo ci sono stati dei problemi in generale, mentre l’anno scorso l’ho sfiorata di nuovo col Cesena. Mi sento abbastanza maturo, sto bene a livello mentale e fisico, quindi pronto per poterla giocare. Non vedo tanta differenza tra Serie C e Serie B, anche se forse c’è un po’ di qualità in più. Ho visto tanti miei ex compagni, come Dossena e Carriero per esempio, fare il salto e fare bene. Dossena gioca addirittura in Serie A. Anche in B hanno due braccia e due gambe come noi insomma, è una categoria tutta da scoprire per me, non avendola mai fatta”.
In cadetteria, si potrebbe addirittura riproporre un incrocio con il suo Palermo, qualora la squadra di Eugenio Corini non centrasse la promozione in A. Uno stimolo in più?
“Da buon palermitano, da tifoso, spero che il Palermo salga in Serie A già quest’anno. Tutto questo in un campionato pazzo, come è sempre stato la Serie B. Non l’ho mai vissuto ma l’ho sempre seguito. Ci sono delle difficoltà, è chiaro. Salire con il Cesena e giocare al Barbera, ovviamente, mi renderebbe felicissimo. Auguro sempre al Palermo di trovarsi in Serie A, sin da subito, perché è una piazza che merita la Serie A. Fine carriera a Palermo? Qualora ci fosse la possibilità, sarebbe un sogno ovviamente. Ci fu la possibilità di tornare a Palermo quando scelsi Avellino, dopo il primo anno, più una semplice chiacchierata durante il secondo anno. Ma avevo rinnovato con l’Avellino. Ora sono qui a Cesena, dove mi hanno accolto subito bene, mi vogliono bene, come uomo e come calciatore, quindi spero di fare ancora bene qui e di regalare una gioia ai nostri tifosi”.
Non solo il Cesena, Mantova e Juve Stabia verso la B: cosa succede negli altri gironi
Due sorprese e una certezza. Mantova e Juve Stabia hanno sovvertito ogni tipo di pronostico nel girone A e nel gruppo C, mentre il Cesena è riuscito a sopportare il peso delle aspettative e le pressioni di una piazza pronta a tornare in una categoria che le compete. Differenze e segreti.
“Mantova e Juve Stabia non avevano sicuramente la pressione che avevamo noi all’inizio, o altre piazze come Cesena, pur essendo delle piazze importanti. Sono partiti con un campionato anonimo, investendo pochissimo rispetto ad altri club, con un allenatore che io ho avuto a Siena, come nel caso della Juve Stabia, e un direttore sportivo giovane, con un budget sicuramente basso. Queste piazze sapevano di partire da un campionato anonimo, con giovani di qualità che hanno tratto maggiore forza da questo. Solo il fatto di fare un campionato anonimo dall’inizio, senza pressioni, gli ha permesso di esprimersi così, facendo un gioco che dà anche fastidio agli avversari. Un gioco quasi alla De Zerbi, che è difficile fare sotto pressione in alcune piazze, con partenza dal basso e certe caratteristiche che poi si rivelano toste da affrontare. Da parte nostra, la voglia di rivalsa dopo la delusione dell’anno scorso, la riconferma dello zoccolo duro e del mister, hanno inciso molto. Poi il direttore Artico ha portato 4-5 elementi che hanno completato ulteriormente la rosa”.
Negli ultimi anni, le squadre che hanno dominato il campionato di Serie C sono poi riuscite a fare molto bene anche in B. Come te lo spieghi?
“La Serie C è un campionato molto difficile. La B e la A non sono come la Serie C, per difficoltà. C’è molta più qualità chiaramente nelle categorie superiori, ma le difficoltà della C non le trovi da nessun altra parte. Quella è la gavetta vera. Vincere così in Serie C, è un bel biglietto da visita per la Serie B. Quando confermi un blocco dalla stagione precedente, aggiungendo qualche calciatore di livello, puoi fare bene. E anche il Catanzaro lo sta dimostrando”.
Corsa playoff: la ricetta giusta per vincerli e la favorita alla vigilia, stando ai valori tecnici e alle classifiche dei tre gironi.
“Ovviamente chi arriva secondo, è favorito rispetto alle altre. Ma non è sempre così, perché poi chi gioca di più magari arriva più pronto. Io tifo Avellino, perché in quella piazza sono cambiato, sono maturato, ho fatto bene e ho lasciato un bel ricordo e loro mi hanno lasciato un bel ricordo. E anche come organico lo vedo abbastanza buono, perché ha doppioni in ogni reparto e quando giochi i playoff hai bisogno di tanta gente. Ora sta superando un periodo negativo, ma contano le cinque partite che mancano alla fine del campionato, quelle dimostrano ciò che sei. Poi è vero che c’è anche il Vicenza, il Padova, la sorpresa Torres nel nostro girone, così come il Benevento che ha mantenuto l’ossatura della B e ha giocatori importanti. Ma se devo fare un nome, faccio quello dell’Avellino, perché ci sono molto legato”.
I rimpianti non mancano: da Palermo ad Avellino, fino ai procuratori del passato
Una vita dedicata al calcio, ad una passione e ad un sogno. Ma se uno come Luigi Silvestri è ancora in Serie C, qualcosa deve essere andato storto. Gigi, hai rimpianti?
“Ne ho tanti di rimpianti in realtà. Quando avevo 18 anni, il primo rimpianto fu col Palermo, quando non riuscì ad avere il contratto da professionista e sono dovuto andare via. Se avessi avuto un contratto con un club di Serie A, magari avrei avuto una carriera diversa. Questo perché i giovani, oggi, vengono tutelati dalla squadra di Serie A, tra prestiti, valorizzazioni e ritiri con la prima squadra, rispetto ad un giocatore che ricomincia da capo, dalla C2 nel mio caso. Un altro rimpianto è legato ai tanti procuratori avuti in passato, che non mi hanno aiutato nel mio percorso e nella mia crescita.
Pensando al potenziale della squadra, nel complesso, il rimpianto più grande non può che essere Avellino.
“Di squadra, il rimpianto più grande è sicuramente con l’Avellino, perché facemmo una stagione ottima, il primo anno, arrivando a pari punti con il Catanzaro, alle spalle di una Ternana fuori categoria. Un grande campionato, con 4 gol, eravamo la miglior difesa, con tanti risultati utili consecutivi. Quando mi sono fatto male al malleolo, ne ho risentito tantissimo io, così come la squadra, perché avevamo trovato un equilibrio importante. In quel momento, tra l’altro, eravamo secondi, prima di sbagliare le ultime 3-4 partite. E non sono riuscito a dare il mio contributo nei playoff, in semifinale con il Padova, subentrando ma senza essere al meglio, perché avevo dolori e non mi ero allenato bene. Quello è il massimo rimpianto, perché io con quella squadra mi vedevo tantissimo, avevamo tanta fame, con un allenatore esperto come Braglia. E vedendo l’Alessandria in finale, che poi salì quell’anno ai rigori con il Padova, credo che ce la saremmo potuta giocare con tutti tranquillamente”.
Luigi Silvestri, 300 presenze tra i professionisti
Arriviamo alle considerazioni finali, Gigi. Tra un record e l’altro, hai raggiunto con il Cesena un traguardo personale importante: le 300 presenze tra i professionisti. Qual è la prima cosa a cui pensi guardandoti indietro?
“Ci siamo, sì. È un traguardo importante per chi come me è partito da lontano, iniziando da Palermo. Un percorso fatto di tante cose, non sempre positive, perché ho sofferto molto, ho avuto molte delusioni, ma questo mi ha portato ad avere sempre un obiettivo che non ho mai raggiunto finora, che è la Serie B. Mi ha portato ad essere ambizioso, a migliorare giorno dopo giorno e anno dopo anno. Sono migliorato tantissimo sotto il profilo mentale: da ragazzino mi sentivo un fenomeno e invece non lo ero, quindi ho capito che dovevo lavorare su me stesso, soprattutto sotto il profilo caratteriale. E ora mi sto prendendo le mie soddisfazioni”.