Hanno sollevato un bel polverone le esternazioni del presidente dell’ATP Andrea Gaudenzi in merito al Challenger Tour.
Il dirigente faentino classe 1973 ha infatti affermato come, a suo avviso, il circuito minore non abbia quel grado di interesse tale da renderlo un buon mezzo per l’autosostentamento economico degli atleti.
“Sul Challenger Tour devi essere in grado di raggiungere il pareggio tra costi e guadagni. Ma devi essere conscio del fatto che è solo una specie di università. Devi considerarlo come un investimento per la tua carriera. Quindi devi crescere e approdare sul tour Pro, dove avrai un vero lavoro e guadagni” ha dichiarato Gaudenzi al Financial Time.
“Non credo che sia possibile avere una sostenibilità economica a quel livello [Challenger Tour] semplicemente perché manca l’interesse dei fans e quindi gli investimenti di sponsor, broadcasters e incassi dai biglietti”.
Parole del genere non potevano non suscitare la rabbia e l’indignazione dei tanti tennisti che, negli ultimi anni, sono stati costretti a percorrere la via del Challenger Tour per risalire la china e continuare a praticare la disciplina.
Fra le reazioni più sentite in particolare vi è stata quella di Tennys Sandgren il quale, senza tanti fronzoli ha detto: “Che abbia ragione o torto, queste affermazioni per il brand ATP Challenger sono pessime. Dovrebbe essere licenziato all’istante”.
Di parere molto simile è parso anche l’ex giocatore australiano Paul McNamee.
“Il commento di Gaudenzi sul Challenger Tour è una mancanza di rispetto visto tutti quei giocatori che con grande qualità si impegnano senza altra via d’uscita. Forse le sue parole sono motivate dal fatto che è così concentrato nell’allungare a due settimane la durata dei Masters 1000 che ridurrà ulteriormente il numero di tornei sul circuito”.