La Champions League cambia formato ma anche la TV presenta delle novità in vista della prossima stagione. Purtroppo per i telespettatori non propriamente positive. Il discorso non vale solamente per la massima competizione continentale ma pure per Europa League e Conference League. Nessuna delle tre manifestazioni sarà visibile in chiaro, con Sky che non condividerà i diritti televisivi con nessun’altra emittente. Tutte le sfide dei club italiani, pertanto, saranno trasmesse soltanto dalla piattaforma satellitare e da Now.
- Tre anni dopo Sky ci riprova
- La nuova Champions con più partite in calendario
- Calcio non per tutti? La spiegazione di Mediaset
Tre anni dopo Sky ci riprova
Questo scenario poteva configurarsi già tre anni fa, quando soltanto l’intervento dell’Antitrust bloccò Sky negandogli la possibilità dell’esclusiva. Venendo a cadere il divieto, l’emittente satellitare ha deciso di puntare forte sulle competizioni europee con un esborso economico di proporzioni notevoli, stando a quanto filtra. La cifra stanziata dalla compagnia dall’azienda di proprietà di Murdoch sarebbe di circa 220 milioni di euro mentre Mediaset si è chiamata fuori e non trasmetterà più la Champions.
La nuova Champions con più partite in calendario
La scelta di Sky è dovuta anche al nuovo formato della massima competizione continentale con partite spalmate su 11 mesi. Si giocherà di più sostanzialmente con un’attenzione mediatica e di pubblico maggiore o almeno questo è l’auspicio. Parliamo del 47% in più di match rispetto all’annata precedente. L’offerta di Sky prevede 185 partite di Champions League sulle 203 totali, tutta la Conference League e tutta l’Europa League. Zero spazio persino a TV8 che pure appartiene all’universo Sky. Non ci saranno eventi in chiaro.
Calcio non per tutti? La spiegazione di Mediaset
Insomma, al momento non ci sono alternative per poter seguire il cammino delle nostre 8 squadre in Europa. Chi è rimasto col cerino in mano è anche Mediaset con l’Ad Pier Silvio Berlusconi che ha laconicamente spiegato come lo sport “sia diventato un contenuto principalmente da pay-tv: costa tantissimi soldi. Pagare tanto non è segno di ricchezza ma di difficoltà delle pay-tv. Oggi riescono a vendere, per fare abbonati, solo i grandi eventi. Rappresenta un modello di business abbastanza fragile, diverso dalla nostra mentalità “.