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Che fine ha fatto Davids, mela marcia al Milan e Pitbull-Juve

L’olandese aveva un cuore tenero a dispetto della fama da duro

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Che fine ha fatto Davids, mela marcia al Milan e Pitbull-Juve Fonte: Ansa

Alla tv inglese, quand’era al Tottenham, rivelò quello che quando giocava era sempre stato il suo motto “non ho paura di nulla e di nessuno, tranne nel caso in cui mi dovessi trovare all’ultimo piano senza un paracadute”. Edgar Davids è stato per un decennio l’immagine del guerriero senza paura e con qualche macchia (144 gialli, 16 rossi per somma di ammonizioni e quattro rossi diretti in carriera) ma chi lo conosce davvero sa che aveva un cuore tenero. La sua prima esperienza italiana non fu un grande successo: al Milan non fu in grado di esprimersi al meglio e soprattutto legò poco con i senatori nello spogliatoio, al punto da essere stato pubblicamente definito da Costacurta una “mela marcia”. La svolta quando passò alla Juve, sette anni da protagonista che rafforzarono quel soprannome “Pitbull” che gli aveva dato Van Gaal. In bianconero vinse tutto. Ebbe un problema agli occhi: il glaucoma, che lo obbligò a giocare con un paio di occhiali spessi, quasi sempre arancioni. Legò molto con Zidane – con cui gareggiava a freestyle – e alla Gazzetta raccontò: “Uscivamo insieme: per strada vedevamo giocare dei ragazzi, spesso immigrati. Accostavamo in macchina e chiedevamo di partecipare. Per me e per quel fenomeno di Zizou il calcio rappresenta la stessa cosa: è amore. E parte dall’asfalto: entrambi sapevamo di giocare per loro, per chi non ha i soldi per applaudirci allo stadio. Penso che quelle sfide li abbiano ispirati a lottare nella vita.” Finì la sua storia juventina per screzi con Moggi («non vado al bar a prendere un caffè con Moggi, e mai ci andrò») e soprattutto con Lippi: “Io e il mister abbiamo litigato, poi fatto pace, poi litigato ancora. Avevamo un feeling speciale: è stato lui a darmi la possibilità di emergere. Ero un rischio a quei tempi: lui se l’è preso con coraggio perché ha visto qualcosa di buono in me”.

CON CHI GIOCHIAMO? – Una volta Paolo Montero ha ricordato quel pre-partita di uno Juventus-Piacenza in cui il Pitbull gli si era avvicinato guardingo e gli aveva chiesto a bassa voce «scusa, sai mica contro chi giochiamo oggi?». «Poi fu il migliore in campo», ricordò il difensore uruguaiano. Quando i dissapori con Lippi divennero insanabili, fu ceduto nel Gennaio del 2004 in prestito al Barcellona per sei mesi, prima di essere acquistato dall’Inter l’estate successiva. IN nerazzurro resterà per solo una stagione, con un rendimento non proprio esaltante, tanto da convincere il presidente Moratti a rescindere il suo contratto. Nella sua unica stagione con la maglia della Beneamata però riuscirà a conquistare l’unico trofeo italiano che gli mancava, la Coppa Italia. Archiviata la stagione all’Inter, Davids comincerà una nuova avventura, questa volta in Inghilterra, con la maglia del Tottenham, dove resterà per un anno e mezzo fino al 2007, prima di far ritorno nella sua casa, l’Ajax.

LA FINE DELLA CARRIERA – In estate però il Pitbull durante un’amichevole estiva subisce un brutto infortunio, che gli procurerà la rottura della tibia, costringendolo ad uno stop di 6 mesi. Nella seconda stagione all’Ajax arriva secondo, a tre punti dal PSV Eindhoven, ma a fine stagione non gli viene rinnovato il contratto e resta senza squadra. Dopo due anni di inattività, il nazionale olandese fa ritorno in Inghilterra, questa volta tra le fila del Crystal Palace, che all’epoca militava in Championship. Ma la sua seconda esperienza in Inghilterra dura poco, e dopo pochi mesi si svincola dal club a Novembre, con solo 8 partite giocate. Conclusa la sfortunata parentesi al Crystal Palace, Davids non lascia l’Inghilterra, accasandosi al Barnet, dove oltre a giocare come calciatore sarà anche vice di Robson. Concluderà la sua carriera da calciatore nel 2013, dopo l’addio del tecnico del Barnet, ed assumerà così ufficialmente la carica di allenatore, che durerà solo pochi mesi. Infatti, a Gennaio 2014 dopo la sconfitta per 2-1 contro il Chester City il Pitbull rassegna le dimissioni. Dal 2013 è anche dirigente della Juventus, con il ruolo di ambasciatore dei bianconeri nel mondo. possiede una sua linea di moda, “Monta Heritage”.

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