A questo punto, manca solo il lieto fine, ovvero il sospirato annuncio del rinnovo del contratto che farà di Paulo Dybala il simbolo della nuova Juventus, quella decisa ad aprire un nuovo ciclo dopo l’epopea dei nove scudetti consecutivi.
Sì, perché non sembra esserci momento migliore per sigillare con una firma e con le foto di rito il momento di ritrovata grazia dell’argentino, trascinatore della Juventus almeno in campo europeo nella prima parte della stagione 2021-2022.
In Champions League è vera Juventus
Ad una squadra zoppicante in campionato e ormai staccata dalla lotta scudetto ne fa infatti da contraltare una che in Champions League autorizza i propri tifosi a sognare, come quella che travolgendo per 4-2 lo Zenit ha conquistato il pass per gli ottavi di finale con due giornate di anticipo.
Autoritaria, capace di segnare a ripetizione e anche di superare i momenti di difficoltà che si presentano durante le partite. Tutte caratteristiche che alla Juve versione Serie A sembrano mancare.
È ancora presto per sognare realmente e pensare che Max Allegri possa davvero arrivare a giocarsi la terza finale di Champions della propria carriera sulla panchina della Juventus, ma i segnali mandati dalle prime quattro notti europee della stagione, in attesa di quella decisiva del 23 novembre che vedrà i bianconeri giocarsi il prezioso primo posto del girone in casa del Chelsea, non vanno affatto trascurati.
Dybala-Morata-Chiesa: Juventus, il tridente è giusto
Insomma, se la concentrazione da adesso a febbraio dovrà fatalmente andare al tentativo di rimonta in campionato, Allegri farà bene a tenere in considerazione quanto è emerso dalla gara contro lo Zenit, in primo luogo dal punto di vista tattico.
La coesistenza di Paulo Dybala, Alvaro Morata e Federico Chiesa sembra infatti qualcosa di molto vicino a una necessità per una squadra che, come fatto rimarcare dallo stesso gruppo al tecnico livornese dopo la partita contro il Verona, ha bisogno di scendere in campo con una mentalità offensiva decisamente marcata.
Così se l’attaccante spagnolo ha timbrato la presenza numero 150 con la Juventus con un gol molto significativo, il numero 14 della propria carriera bianconera in Champions League, tanti quanti Cristiano Ronaldo, Morata si è dimostrato soprattutto il centravanti ideale anche dal punto di vista tattico, grazie al suo movimento e alla capacità di svariare sul fronte offensivo come di scattare in profondità , per esaltare le qualità di Paulo Dybala, il vero mattatore della serata.
Juventus, i numeri da sogno di Paulo Dybala
Nella notte della sua 50ª presenza in Champions League, la Joya ha infatti raggiunto Michel Platini nella storia dei marcatori juventini con 106 gol complessivi ed è salito a quota 17 tra i marcatori bianconeri in Coppa Campioni/Champions League, superando Pippo Inzaghi e occupando così da solo il terzo posto di un podio che comprende anche i miti David Trezeguet (25) e l’inarrivabile Alex Del Piero (42).
Quella di Dybala in campo europeo è una crescita vertiginosa, testimoniata dai numeri: l’argentino è andato a segno in due partite consecutive di Champions per la prima volta da ottobre 2018 e quest’anno ha preso parte a 10 gol in 10 presenze.
La miglior partita della stagione per la Juventus a livello di produzione offensiva e sul piano realizzativo ha quindi confermato come i bianconeri si trovino meglio dal punto di vista tattico in campo europeo, di fronte a squadre che hanno una fase difensiva meno compatta di quella delle formazioni italiane e che quindi concedono più spazio.
Una tendenza che dura da tempo, testimoniata dal fatto che i bianconeri hanno una serie aperta di dieci partite di fila in gol in Champions League per la prima volta da novembre 1997, quando la serie arrivò a 19. Era, quella, la Juventus formato europeo di Marcello Lippi, capace di conquistare tre finali consecutive di Champions tra il 1996 e il ’98.
Allegri riscopre McKennie, Chiesa eguaglia Trezeguet
Quella attuale deve ancora dimostrare di valere quei livelli, ma può contare su altri giocatori di spessore internazionale oltre a quelli citati. Come Weston McKennie, che dopo i due gol consecutivi in campionato si è fermato alla traversa, ma che sembra avere conquistato definitivamente Allegri grazie alle proprie caratteristiche da incursore e centrocampista moderno, ma soprattutto Federico Chiesa.
L’esterno della Nazionale ha partecipato al festival del gol contro lo Zenit, fornendo un’altra prova di spessore in Champions come gli era successo contro il Chelsea, quando aveva segnato il gol partita agendo da attaccante puro. Il figlio d’arte è diventato il primo giocatore della Juventus capace di segnare in quattro presenze casalinghe di fila in Champions League dopo David Trezeguet che era riuscito nell’impresa dal novembre 2001.
Ce n’è quindi abbastanza per ripartire con fiducia e per provare a mostrare anche in Italia il volto autoritario che la Juventus riesce ad avere in Europa.
SONDAGGIO – Dybala-Chiesa sono paragonabili a Del Piero-Trezeguet?