Quando il colosso delle bibite si muove, da qualche parte nel mondo dello sport un tuono è pronto a scagliarsi a terra. Perché al buon Dietrich Mateschitz il detto decoubertiano “l’importante è partecipare” non è mai piaciuto abbastanza: a lui piace vincere, e se ha deciso nel mondo del ciclismo è facile immaginare che abbia obiettivi piuttosto ambiziosi. Del resto ha scelto di farlo passando non dalla porta di servizio, ma da un accesso piuttosto in bella vista: rilevando il 51% delle quote del team Bora Hansgrohe, RedBull ha mandato un chiaro messaggio ai naviganti. E adesso è pronta a fare la lista della spesa.
- Un binomio che già funziona
- L'ingaggio di Roglic è il primo segnale "forte"
- La profezia: "Van Aert sarà presto un corridore Bora"
Un binomio che già funziona
Facile immaginare chi possa essere il primo obiettivo sensibile del colosso austriaco: Wout Van Aert da anni indossa un casco con sopra l’effige del toro rosso, e pertanto appare evidente che un futuro nell’attuale Bora sia un’ipotesi che non necessiti di troppa fantasia. Il belga, pur rinnovando il suo contratto con la Jumbo Lease a Bike fino al 2026, è certamente un nome caldo, specie adesso che Mateschitz ha deciso di fare sul serio anche nel mondo del pedale.
E in Olanda danno la trattativa prossima a vedere la luce, con Van Aert (attualmente impegnato nelle gare di ciclocross, dominate però dall’eterno rivale Mathieu van der Poel) che avrebbe l’opportunità di monetizzare ulteriormente in virtù proprio della sponsorizzazione già in essere da anni per ciò che riguarda il casco indossato durante le gare (quella, a differenza di maglia, pantaloncini e bici, non è di competenza dei team).
L’ingaggio di Roglic è il primo segnale “forte”
Che RedBull faccia sul serio lo si è capito già a fine estate, quando è emersa chiara la voglia di Primoz Roglic di cambiare casacca e trasferirsi proprio alla Bora Hansgrohe. Il quale ha accettato un accordo che gli porterà sul conto corrente cifre pari a 5,5 milioni di euro, dei quali 2 (poco meno della metà) garantiti proprio dal colosso austriaco. Che era già da tempo tra i sostenitori del team tedesco, del quale da pochi giorni è divenuto primo azionista.
Chissà se Roglic fosse già a conoscenza delle trattative per la cessione della quota di maggioranza della squadra, ma ad ogni modo la presenza di Mateschitz rappresenta una garanzia ulteriore circa le mire espansionistiche del team nel quale è approdato lo sloveno. Che con Van Aert ai tempi della Jumbo Visma non ha corso tante gare, poiché solitamente gli appuntamenti affrontati da Roglic non coincidevano sempre con quelli ai quali prendeva parte il belga, sia che si trattasse di grandi giri, sia di classiche. Ma che non avrebbe da obiettare se si potesse ritrovare un compagno tanto forte, nonché affidabile anche come gregario in un ipotetico assalto al Tour de France, quello che ormai sarà il grande obiettivo di Primoz negli ultimi anni di carriera.
La profezia: “Van Aert sarà presto un corridore Bora”
Maxim Horssels, nel podcast di WielerFlits, ha rilanciato forte la candidatura di Van Aert quale possibile primo colpo della nuova era che attende la Bora. “RedBull, se è entrata nel ciclismo, è perché punta a lasciare il segno, come ha fatto in tutti gli altri sport dove ha deciso di mettere in bella vista il proprio marchio. Penso che arriverà un giorno nel quale tutti i corridori del team avranno un casco griffato col toro rosso, e mi domando solo quando arriverà il momento in cui ci sarà anche Van Aert, che già indossa un casco RedBull. So di osare nel dire quello che sto per dire, ma ho la sensazione netta che Van Aert a partire dalla stagione 2025 sarà un corridore dell’attuale Bora”.
Sarebbe peraltro un controsenso vedere il marchio RedBull sulle maglie di un team concorrente rispetto a quello nel quale correrebbe il fiammingo. Per questo tutto lascia presagire che alla fine il matrimonio si farà, senza dover attendere per forza di cose la fine della stagione 2026. Anche perché i soldi di Mateschitz potrebbero spostare rapidamente gli equilibri nel World Tour: l’ingaggio di Roglic potrebbe aver rappresentato semplicemente il primo sasso tirato nello stagno.