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Ciclismo, l'Italia ringrazia Ganna e Affini e prova a sognare con Tiberi per la prova in linea. Carapaz rinuncia

Dopo le due medaglie a cronometro, l'Italia prova a sognare con il giovane Tiberi (e Ciccone) in vista dei domenica. Carapaz torna a casa per star vicino alla figlia, operata d'urgenza

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Two is megl che one, diceva un vecchio adagio in voga tra i giovani (miracoli della pubblicità), e l’Italia tutto sommato può dire di aver aperto il Mondiale di Zurigo con la consapevolezza di essere grande tra le grandi. Anche se la vera riprova in ambito maschile arriverà solo domenica prossima, quando i 5.000 metri di dislivello previsti nella prova elite decreteranno il nuovo (o il vecchio? Chissà) campione del mondo del pedale. Ma le due medaglie conquistate da Ganna e Affini a cronometro in qualche modo hanno detto che c’è un’Italia che sa andare forte, anche se (per ora, almeno) soltanto nelle corse contro il tempo. Dove per decenni non abbiamo avuto specialisti degni di stare al passo con i migliori, anche se essere capitati nella stessa epoca di Remco Evenepoel non è propriamente il massimo della vita.

I favoriti: Pogacar è l’uomo da battere

Il sorriso che ha accompagnato la nazionale azzurra nel debutto delle prove del Mondiale di Zurigo potrebbe nascondere anche qualche lieta sorpresa. Per domenica prossima i nomi da tenere d’occhio sono già stati ampiamente dibattuti: Tadej Pogacar è il favorito d’obbligo, Evenepoel si presenterà con l’intento di giocarsi tutte le sue carte (a pancia piena, visto che la “sua” crono è già finita in bacheca), Mathieu van der Poel proverà a calare tutti gli assi, convinto di avere la gamba giusta per tenere testa ai migliori.

E poi occhio al “padrone di casa” Marc Hirschi, uscito a sua volta con una condizione importante dagli ultimi appuntamenti, Tom Pidcock, Mathias Sjkelmose e Joao Almeida, così come è impossibile non considerare Mads Pedersen, che se dovesse arrivare con i migliori (anche in una volata ristretta) potrebbe far male a chiunque. Anche se fare calcoli e previsioni dopo più di 270 chilometri di corsa, per giunta così dura, è decisamente azzardato.

Bennati vara la nazionale a due punte

L’Italia dovrà giocare da sfavorita, come spesso l’è capitato di fare da qualche anno a questa parte. Ma l’Antonio Tiberi ammirato al Giro del Lussemburgo è quanto di meglio Daniele Bennati potesse auspicare di vedere a pochi giorni dalla prova iridata. Il giovane della Bahrain Victorious ha messo nel sacco fior di corridori, proprio a cominciare da van der Poel, che s’è visto sfilare da sotto al naso la possibilità di conquistare la classifica generale della breve corsa a tappe proprio dal 23enne di Frosinone. Che a Zurigo vuol essere protagonista: la salita non lo spaventa e se riuscirà a entrare nelle azioni decisive, portarselo al traguardo potrebbe rappresentare un grattacapo per tutti.

Bennati peraltro avrà anche un’altra carta da giocare: Giulio Ciccone s’è preparato restando un po’ più “nascosto”, ma sulle rampe elvetiche potrebbe tranquillamente dire la sua e mettersi nelle condizioni di giocarsi qualcosa di importante. Senza Ganna, e senza altre munizioni, l’Italia proverà a giocarsela “di rimessa”, puntando sull’effetto sorpresa.

Carapaz non ci sarà: è tornato in Ecuador

Intanto uno dei possibili protagonisti del Mondiale ha annunciato che non sarà al via della prova iridata. E dire che Richard Carapaz a questa corsa teneva tantissimo: l’ecuadoriano, campione olimpico di Tokyo 2020, è stato costretto a rientrare in patria per via di un’operazione chirurgica alla quale è stata sottoposta sua figlia nei giorni scorsi.

“Per fortuna tutto si è risolto nel migliore dei modi, ma negli ultimi giorno mi sono visto costretto a scendere di bici e dare priorità alla mia famiglia, e questo ha finito per condizionare tutta la preparazione sia fisica che mentale verso la gara di Zurigo. Mi spiace non poter rappresentare l’Ecuador in un appuntamento tanto importante: ci tenevo tantissimo, ma ci sono cose che vanno oltre lo sport e alle quali è necessario dare la priorità. Ringrazio la federazione per aver compreso le mie ragioni”. L’Ecuador doveva già fare a meno di Jhonatan Narvaez, frenato durante la preparazione dal Covid.

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