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Ciclismo, Nibali studia per diventare tecnico. E c'è chi pensa a lui come futuro CT

Vincenzo Nibali ha iniziato il corso di tecnico FCI di primo livello: c'è già chi prevede per lui un futuro da commissario tecnico della Nazionale italiana.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

La suggestione ha motivo di esistere, perché quando pronunci il nome di Vincenzo Nibali a più di un appassionato di ciclismo la pelle di accappona anche adesso. Nonostante sia passato un anno dall’ultima corsa disputata dallo Squalo di Messina, l’ultimo atleta italiano capace di vincere un grandi giro (ne ha 4 in bacheca: due volte ha vinto al Giro, una al Tour e una alla Vuelta), nonché forse l’ultimo vero fuoriclasse svezzate da quella favolosa nidiata di talenti che il ciclismo tricolore ha offerto al mondo nei decenni passati.

Un’assenza si cui s’avverte forte la mancanza ancora oggi, con qualche giovane in rampa di lancio ma senza la necessaria attitudine a poter stare al passo con i grandi del passato. E di uno come Nibali il ciclismo italiano può avere bisogno anche in un’altra veste. Tanto che dopo la prima stagione vissuta da consulente per la squadra svizzera Q36.5, adesso lo Squalo ha pensato bene di tornare sui banchi di scuola, studente del “Corso maestro istruttore delle categorie promozionali e giovanissimi (TI2)”. E qualcuno c’ha visto una “mossa” riferita a un possibile futuro da direttore tecnico della nazionale azzurra.

L’umiltà di Vincenzo: parte dal corso dal primo livello

In casi come questi la fantasia ha motivo di correre spedita, ma Nibali commissario tecnico della nazionale è comunque una bella suggestione per chiunque sia appassionato e amante del pedale. Per ora è solo una cosa buttata là, anche perché Vincenzo ha spiegato chiaramente di aver deciso di iscriversi al corso senza un intento preciso, ma piuttosto con la voglia di imparare a conoscere meglio il mondo nel quale sente di poter restare ancora a lungo, naturalmente con una veste differente dopo i tanti anni trascorsi in mezzo al gruppo.

Non sembra piacergli troppo neppure l’idea di diventare direttore sportivo, che sarebbe poi una soluzione propedeutica a un eventuale approdo nei quadri tecnici federali. Il corso, che si tiene in presenza a Morbegno (vicino Sondrio) e anche online, vede la presenza di tantissimi appassionati che da ogni parte d’Italia si collegano per seguire le lezioni.

Non è un corso “elite”, come qualcuno potrebbe ipotizzare: una volta gli ex professionisti venivano spediti direttamente al terzo livello, adesso tutti devono partire dal primo. Nibali l’ha fatto con entusiasmo, tenendosi aperta più di una porta per l’avvenire.

Conoscere da vicino il mondo federale

Nella sua testa non c’è necessariamente la prospettiva di diventare in futuro commissario tecnico. La sua è piuttosto una voglia curiosa di capire bene come funzionano certi meccanismi all’interno del mondo federale, quegli stessi meccanismi che da atleta ha avuto modo di conoscere, ma non così nel dettaglio.

Chiaro che l’Italia del pedale, rimasta senza un faro di rilevanza mondiale come Nibali (c’è Ganna, è vero, ma è un corridore senz’altro diverso: non è predisposto per puntare ai grandi giri, semmai è l’uomo da battere a cronometro e proverà a dire la sua in qualche classica o in qualche corsa a tappe di una settimana, se questo sarà nel volere della Ineos Granadiers…), avrebbe soltanto che da guadagnare da un eventuale ritorno dello Squalo, seppur in una veste differente da come il mondo s’era abituato ad osservarlo.

Nibali invero ha fatto capire che il ruolo di commissario tecnico della nazionale è qualcosa che potrebbe anche collimare con i suoi sogni futuri, pur sapendo quanto sia complesso e complicato, poiché implica di dover fare scelte mai semplici, e soprattutto pone chiunque sale in ammiraglia a confronto con un passato glorioso che oggi risulta assai difficile da replicare.

La seconda vita da papà: è nata Miriam Venere

Intanto Vincenzo, che da un mese è diventato papà per la seconda volta di una bambina (Miriam Venere, nata a distanza di nove anni da Emma Vittoria), ha deciso di tornare sui banchi. Perché nella vita di imparare non si finisce mai, e soltanto chi fa le cose in una certa maniera può riuscire in tutti i progetti che la quotidianità potrà mettergli davanti.

Nibali lo faceva già quando era capitano alla Liquigas, all’Astana, alla Bahrain o alla Trek-Segrafedo: nessuno dubita sul fatto che saprebbe confermarsi anche saltando dalla parte opposta della barricata. Da CT o magari in qualche squadra impegnata al Tour, alla Vuelta o al Giro.

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