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Ciclismo, Roglic e Pogacar sul mercato: Primoz, corte serrata di Ineos. Tadej è una variabile

Jumbo-Visma è orientata a non proseguire il rapporto con il 33enne sloveno che, nell’ultimo quinquennio, ha conquistato il maggior numero di grandi giri ma al quale il nuovo ruolo non sembra piacere

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Primoz Roglic. Quattro grandi giri vinti nelle ultime 5 stagioni (tre volte la Vuelta, più un Giro d’Italia), un podio al Tour (secondo nel 2020) e uno ciascuno sul terzo gradino al Giro e alla Vuelta, più una Liegi e un oro olimpico a cronometro.

Chi non vorrebbe un ciclista con un simile palmares? A quanto pare, non la Jumbo Visma, la squadra regina del panorama mondiale, che in attesa di definire l’accordo per la fusione “nucleare” con la Soudal Quick Step (nessuno l’ha smentita e tutto lascia pensare che alla fine la fumata bianca ci sarà per davvero) sta già facendo le grandi manovre in vista della stagione che verrà.

Lo sloveno cambierà squadra

E che qualunque sarà lo scenario definitivo sembra orientata a non proseguire il rapporto con il 33enne sloveno, colui che nell’ultimo quinquennio ha conquistato il maggior numero di grandi giri (Pogacar e Vingegaard si sono “fermati” a due ciascuno), ma al quale il ruolo che il team olandese vorrebbe cucirgli addosso non sembra più piacere troppo.

E in qualche modo alla recente Vuelta un po’ di frustrazione è già venuta fuori, lasciando intendere che la convivenza ha probabilmente esaurito il proprio corso.

Troppi galli nel pollaio

Alla Vuelta la Jumbo Visma ha “deciso” praticamente a tavolino che la vittoria finale dovesse essere appannaggio di Sepp Kuss.

Che ha indovinato la fuga giusta guadagnato minuti preziosi sui suoi capitani, e che nell’ultima settimana, quando era più vulnerabile, non è stato attaccato fino in fondo, perché al team è piaciuta l’idea che il gregario di lusso della squadra (determinante sia per Roglic al Giro che per Vingegaard al Tour) potesse in qualche modo godere del suo momento di celebrazione.

Lo sloveno però, che aveva puntato la stagione sulla doppietta Giro-Vuelta, alla fine c’è rimasto male: già la presenza del danese gli ha un po’ rotto le uova nel paniere, anche perché nella seconda parte della corsa Vingegaard ha dimostrato di andare più forte in salita.

Il suo spazio s’è fatto stretto

Ma quando Roglic s’è sentito dire che non poteva attaccare, chiaramente ha capito che il suo spazio alla Jumbo Visma s’era fatto troppo stretto. E ha cominciato a guadarsi intorno, chiedendo lui stesso (stando alle voci dei ben informati) di cambiare squadra. Un gesto fatto a ragion veduto, visto che acquirenti pronti ad accaparrarselo non sembrerebbero proprio mancare.

L’esigenza dei britannici

Ineos Granadiers è stata la prima a muoversi con una certa disinvoltura, provando a sondare il terreno. Il team britannico, che aveva prospettato a sua volta una fusione con la Soudal Quick Step prima dell’intromissione della Jumbo Visma (che adesso pare favorita per trovare un’intesa), deve decidere a chi affidare il ruolo di leader nei grandi giri dei prossimi due o tre anni.

Perché Geraint Thomas a 37 anni probabilmente ha esaurito la sua parabola, sfiorando la vittoria al Giro, perso da Roglic per soli 14 secondi (e alla Vuelta è andato male, oggettivamente). E perché Egan Bernal rimane un punto interrogativo, anche se la prossima stagione dovrà dire se potrò tornare davvero a recitare un ruolo da primo attore.

L’ipotesi Ineos è concreta

Poi ci sono Daniel Martinez e Carlos Rodriguez che qualche segnale l’hanno mandato, ma non al punto da poter essere considerate prime punte assolute.

Lontani ormai i fasti del dominio di Froome, alla Ineos sanno che c’è bisogno di un nuovo nome forte: Roglic in rotta con la Jumbo Visma è probabilmente l’incastro perfetto per tornare a dare battaglia a Pogacar e Vingegaard sulle strade del Tour, o per andare al Giro e alla Vuelta per fare la voce grossa.

Movistar sta sondando

Nelle ultime ore dalla Spagna hanno rilanciato l’ipotesi che anche la Movistar sia sulle tracce dello sloveno, anche se il team iberico ha prontamente smentito le voci, dicendo che non corrispondono al vero (di solito una smentita è il segnale che qualcosa di vero c’è per davvero).

Anche la Bahrain Victorious s’è detta interessata a Roglic, non per altro perché Landa è transitato proprio alla Soudal Quick Step (e ci resterà anche in caso di fusione con qualunque altra squadra): manca un capitano e Primoz colmerebbe la lacuna all’unisono.

Anche il Tea Jayco AlUla ha fatto un sondaggio, seppur piuttosto timido, mentre la Lidl Trek si è defilata del tutto dopo aver completato il gruppo per il 2024 (dalla Ineos è arrivato Geoghegan Hart, ma si punterò anche sul giovane Nys).

La variabile Pogacar

Tornando però alla Ineos Granadiers, il team britannico ha allacciato nelle scorse settimane un discorso con il padre di Remco Evenepoel (qualcuno dice che all’origine della possibile fusione ci fosse proprio la volontà di non avere rivali nella corsa al belga), ma ha pure chiesto informazioni su Tadej Pogacar, legato da altri 4 anni di contratto con la UAE Team Emirates.

L’altro sloveno, più giovane di 8 anni rispetto a Roglic, è il pezzo pregiatissimo del mercato: il team del medio oriente ha denari a sufficienza per convincerlo a restare, ma dopo 4 stagioni al top non è escluso che nella mente di Tadej possa insinuarsi il tarlo che sia giusto cambiare aria per provare a vedere l’effetto che fa, consapevole che alla Ineos troverebbe una squadra tutta fatta su misura per le sue mire espansionistiche da grande giro (Tour in primis), mentre alla UAE c’è Ayuso che ha dimostrato di meritare credito a fiducia.

Con la stagione ormai prossima a giungere a conclusione (mancano una decina di giorni di gare), il mercato è comunque destinato a scompaginare ancora parecchie carte. E se Roglic farà la prima mossa, attenzione all’effetto domino.

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