Filippo Ganna l’ha rifatto: dopo la trenata decisiva in semifinale contro la Nuova Zelanda, l’alfiere del Team Ineos ha trascinato l’Italia anche nella finale contro la Danimarca recuperando con un ritmo infernale più di otto decimi ai rivali.
Grazie al suo fenomenale exploit, il quartetto tricolore ha conquistato un incredibile oro, una medaglia frutto della voglia di stupire e del grande affiatamento di tutto l’ambiente azzurro.
“Volevamo fare qualcosa di grosso. Sapevamo di avere il paracadute, la medaglia d’argento, ma sinceramente non lo volevamo” ha spiegato il piemontese.
“Sapevamo di dover partire forte e che potevamo recuperare nell’ultimo chilometro, però in quei casi non guardi i centesimi e spingi a più non posso. I ragazzi mi hanno messo nelle condizioni migliori, mi hanno lanciato al ritmo che volevo e l’ho portato fino alla fine” ha esclamato Ganna esaltando la prestazione realizzata dai compagni del quartetto.
“Posso assicurare che il lavoro che fanno Lamon, Milan e Consonni è più difficile del mio. Ora vogliamo goderci questo risultato, ma permettetemi di ringraziare gli avversari al nostro fianco per averci stimolato a continuare a migliorarsi”.
Gli avversari sono i danesi, compagine che, anche con l’incidente della semifinale, come ammette Marco Villa alla vigilia sembrava imbattibile.
“Era un sogno, non pensavo si avverasse. Mi son mostrato fiducioso per caricare i ragazzi, ma pensavo la Danimarca fosse imbattibile. Il nostro obiettivo oggi era quindi di tenerli dall’altra parte della pista e affrontarli in un testa a testa.
Pensavo che nella prima parte scappassero di più, invece siamo rimasti lì e abbiamo perso pochissimo nel terzo chilometro. Quando è arrivato Ganna in testa a tre giri dalla fine ho cominciato a crederci” ha rivelato il responsabile della pista azzurra prima di evidenziare la compattezza del gruppo italiano.
“Il gruppo è di qualità, giovane, con tanti talenti. Siamo stati bravi a far coincidere anche l’attività su strada. Un gruppo fantastico. Non sono riuscito a trattenere le lacrime. Il primo messaggio l’ho mandato a Michele Scartezzini, e l’abbraccio più lungo è stato con Viviani e Liam Bertazzo, perché il merito è anche loro”.