“Non ho niente contro Di Biagio, parlo della politica della Federazione, che ha sempre mandato via gli allenatore dell’U21 che non hanno portato risultati. Non capisco perché lui invece sia diventato ct della Nazionale”. E’ un Claudio Gentile chiaro e senza filtri quello che a RMC SPORT, durante la trasmissione ‘Maracanà’, parla di Nazionale e non solo.
L’ex ct dell’Italia Under 21 e in passato difensore della Juventus, è partito proprio dalla questione Di Biagio, che aveva affrontato qualche giorno fa, chiarendo alcuni aspetti: “Nelle convocazioni mi sembra ci sia molto del vecchio ciclo di Ventura. Se dobbiamo rifondare la squadra per i prossimi Europei, non si può ripartire da Buffon, a cui va riconosciuto tutto il merito per quello che ha fatto”.
E ammette su quali giocatore puntare: “Cutrone potrebbe essere la rivelazione, ha il fiuto del gol. Su di lui bisognerà costruire qualcosa di importante, dobbiamo dargli fiducia. Balotelli? Una chance gli va data, potrebbe essere un giocatore determinante. Non possiamo escluderlo a prescindere, tutti sbagliano. Ha delle qualità incredibili. Non penso che i senatori non lo vogliano, è stata una scelta autonoma”.
Gentile poi torna anche su quell’addio alla Nazionale Under 21 nel 2006 e svela qualche retroscena: “Non accettavo certe imposizioni dall’alto. Io sono sempre andato per la mia strada, così delle persone, quando il commissario era Guido Rossi, sono riuscite ad allontanarmi. Ero un ostacolo. Avevo ricevuto un’offerta importante dalla Juventus e per rispetto ho avvisato gli uomini della Federazione, che mi hanno rassicurato circa la mia conferma sulla panchina dell’U21. Poi mi hanno mandato via e ormai non potevo più andare a Torino. Se fossi stato un figlio di p…., come bisogna essere oggi nel mondo del calcio, avrei firmato con la Juve”. Poi diverse esperienze all’estero ma non in Italia. E spiega il perché: “Per il mio di essere e le mie convinzioni, non sono uno yes man. Io non ho un procuratore perché penso di potermi gestire da solo”.
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