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Tudor, conferenza Juventus: "Vlahovic e Kolo Muani insieme. Che lezione da Zidane e Del Piero!"

L'allenatore bianconero si è presentato in conferenza stampa: i valori Juve, il modulo, il capitano, il siparietto con Thuram e l'elogio a Lippi

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Antonio Salomone

Antonio Salomone

Giornalista

Giornalista pubblicista. Lo affascinano, da sempre, le categorie minori e i talenti in erba. Ha fiuto per la notizia e per gli emergenti. Calcio, basket, motori: ci pensa lui

È iniziata l’era di Tudor alla Juventus. L’allenatore bianconero si è presentato in conferenza stampa, cercando di mettere in mostra i suoi valori. Umiltà e spirito di sacrificio, il croato non vuole perdere tempo e sta cercando di entrare subito nella mente dei propri calciatori per centrare l’obiettivo quarto posto per la Champions League. Il tecnico ha le idee chiare, sia sullo stile di gioco sia sui calciatori e gli elogi e Vlahovic e Kolo Muani sono solo un esempio. “Possono giocare insieme”, ha detto. Poi ha svelato anche qualche retroscena e aneddoto del suo passato per spiegare cosa significa stare in bianconero.

Giuntoli fa chiarezza su Thiago Motta

“Volevo ringraziare Thiago Motta per l’impegno profuso in questi mesi, il nostro rapporto era di stima e rispetto. Credo che possa fare l’allenatore ad alti livelli. Durante la pausa delle nazionali abbiamo analizzato bene l’andamento delle ultime gare e ci ha destato grande preoccupazione e abbiamo deciso di dare una sterzata. Abbiamo pensato subito a Igor, non solo per il suo passato, ma per le sue qualità tecniche, umane e morali. Tudor rimarrà con noi fino alla fine della stagione compreso il Mondiale per Club, poi ci siederemo a un tavolo, ma la speranza è continuare insieme il nostro progetto. Pensiamo che questa squadra possa dare grandi soddisfazioni e siamo fiduciosi” – ha detto Giuntoli in conferenza prima di lasciare la parola al neo allenatore.

Juve, si presenta Tudor: la conferenza

“Vorrei salutare tutti e ringraziare tutto il club per questa opportunità. Non voglio deludere nessuno, voglio fare un lavoro giusto. Le emozioni ci sono, la Juve la vorrebbero allenare tutti. Voglio riuscire a raggiungere l’obiettivo che sappiamo qual è (quarto posto ndr). I giocatori sono forti, ieri sono arrivati tutti, abbiamo avuto poco tempo ma non voglio cercare scuse, non l’ho mai fatto nella mia vita” – così si è presentato Tudor alla stampa. Poi l’allenatore ha parlato di Vlahovic, che ha elogiato anche in passato: “Dusan è fortissimo e sono felice di allenarlo, ho parlato sempre bene di lui. Ha tutte le doti del calciatore di prima classe: è veloce, sa fare gol, è intelligente. Lui ha voglia di mettersi in gioco, così come Kolo Muani. Anche lui è fortissimo, l’ho visto contro la Croazia. Possono giocare insieme o anche alternarsi. Ho una rosa forte e giovane e sono felice”.

Poi ha proseguito: “Quando un giocatore è forte è facile trovare il ruolo. Ho visto i ragazzi dispiaciuti perché quando un allenatore va via è anche responsabilità loro, ma allo stesso tempo li ho visti motivati e vogliosi nel ripartire. Yildiz e Koopmeiners sono calciatori che possono fare gol e troverò le posizioni giuste per farli rendere di più. Devono sentirsi a loro agio in campo. Teun è forte e lo devo far rendere al massimo e sono sicuro che lo farò”.

Il capitano, il modulo e la cultura Juve

“Ho iniziato ad allenare presto a causa dei miei infortuni e posso dire che faccio le scelte con il cuore. Se sento che le cose sono giuste proseguo, altrimenti vado a casa. Mi piace vivere il presente. Avere dieci anni di contratto mi cambia poco, mi piacerebbe ma vivo allo stesso modo in campo. Non posso controllare il futuro – ha spiegato Tudor. Poi sulla squadra: “Li ho conosciuti ieri, non posso dirvi come sono a livello umano dopo poche ore. Le generazioni ora sono diverse, così come la cultura rispetto a 30 anni fa. Prima c’era molta più personalità, ma va anche detto che quando si portano tanti giocatori nuovi il percorso può rallentarsi. Quando sei alla Juve nessuno si frega se sei giovane o vecchio, devi vincere. La Juve è il club che fa le cose giuste, scegliendo le persone giuste. Questa è stata sempre la vera forza. La cultura del lavoro che ho imparato qui e l’umiltà di Del Piero, Zidane, Montero sono chiare. Già dal riscaldamento nei mie anni c’era la voglia di vincere anche in partite non importanti come quelle di Champions.

Sul capitano: Sarà Locatelli, è un ragazzo che ha le doti giuste per farlo”. “Cosa serve ora? Un po’ di spensieratezza e anche cattiveria mentale, oltre alle cose giuste dal punto di vista tattico. Dobbiamo andare forti, consapevoli di quello che rappresentiamo. Cambio modulo e difesa a tre? Ho giocato sia a tre che a quattro, ho impostato squadre sia con pressing a uomo sia a zona, bisogna trovare l’assetto giusto per i giocatori. Ma la differenza la fa lo spirito di sacrificio ed è compito dell’allenatore trasmetterlo con la testa e il cuore.

“Così ho imparato cos’è la Juve”: gli aneddoti con Zidane e Del Piero

Tudor ha poi raccontato due aneddoti che gli hanno fatto capire da giocatore il valore umano della Juve: “Stavo aspettando nel fare le terapie e ho visto Zidane e allora ho pensato di cedergli il posto, lui mi ha risposto: ‘No, vieni prima tu’. E io ero un giovanotto, questa è umiltà. Poi ve ne dico un altro: avevo tolto le calze e le avevo buttate per terra, è arrivato Del Piero per spiegarmi come raccoglierle. Questa fa capire lo spogliatoio della Juve“.

Sul dialogo con la squadra: “Ai ragazzi ho detto tante cose, ho spiegato quello che cerco. All’inizio erano in cinque, poi sono arrivati gli altri. Questa settimana è stata un po’ così per le partite delle nazionali. Bisogna mettere il casco e pedalare, ma senza ansia. Voglio gente che si diverte, altrimenti il calcio non va in una bella direzione. Questo sport deve diventare interessante anche perché il mondo è sempre più esigente. Non bisogna far annoiare. La mia idea è che bisogna fare sempre un gol in più, mi piace attaccare ma anche non prendere gol. Il lavoro deve essere su tanti punti di vista. I tifosi? Sono sicuro che ci supporteranno, il club si ama anche in momenti così. I ragazzi ci tengono e sono sicuro che faremo bene con il Genoa. Vieira sta facendo bene e ha una squadra con qualità. Lui è un allenatore capace ed è riuscito a trasmettere i suoi valori alla squadra”.

Il siparietto con Lilian Thuram e l’elogio a Lippi

Tudor ha poi parlato di Thuram: Ho sentito suo papà Lilian e mi ha detto di dargli uno schiaffo se fa qualcosa di sbagliato. Ma Khephren è educato e forte, l’ho incontrato a Nizza”. Poi ha precisato una cosa sul suo modo di allenare: “Non si vince solo con il cuore, altrimenti chiamiamo qualsiasi tifoso in panchina. I giocatori è chiaro che siano i protagonisti, ma noi tutti dobbiamo farli rendere al massimo. Il calciatore capisce tutto in fretta. Se ho preso qualcosa dagli allenatori avuti a Torino? Tanto, da Lippi a Capello e Ancelotti. Una scuola di vita. Mi hanno costruito quegli anni. Marcello mi ha portato alla Juventus e quando penso a lui penso alla Juve. Rappresenta molto il club anche per i modi di fare e gestire lo spogliatoio, gli voglio bene. Problemi nel fare gol da palla inattiva? Non è educato parlare del lavoro fatto prima. Sono importanti e a volte valgono punti nel calcio di oggi” – ha concluso così la conferenza Igor Tudor.

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