L’indice di liquidità, torna sulla bocca di tutti, ma in pochi sanno esattamente cosa sia. Proviamo a spiegarlo nella maniera più semplice possibile. Sin dalla scorsa estate è entrato nel gergo di protagonisti ed appassionati soprattutto in ottica Lazio, con la squadra di Lotito bloccata dal rispetto dell’indicatore la scorsa sessione estiva e con Sarri che ne ha parlato con perplessità (eufemismo) nel corso di un‘infuocata intervista post calciomercato.
I criteri della FIGC: che cosa sono gli indicatori NOIF
Nel 2015, esattamente cinque anni dopo l’avvento del Financial Fair Play introdotto dalla UEFA nel 2010 come sistema di controllo economico-finanziario dei bilanci dei club, anche la FIGC ha stabilito dei criteri che stabilivano alcuni parametri che le società di Serie A devono rispettare.
Questi indicatori sono contenuti all’interno delle NOIF (Norme Organizzative Interne Federali) che ne determinano il calcolo e l’importanza per tutte le squadre partecipanti al massimo campionato italiano.
Indice di liquidità e non solo
L’art. 85 relativo all’informativa periodica da inviare alla Co.Vi.So.C (Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistiche), che è l’organo di controllo interno alla FIGC, riporta al punto VIII il Sistema di indicatori di controllo dell’equilibrio economico-finanziario, che per la Serie A sono:
- l’indicatore di Liquidità (AC/PC): utilizzato per determinare l’eventuale carenza finanziaria, calcolato attraverso il rapporto tra le Attività Correnti (AC) e le Passività Correnti (PC);
- l’indicatore di Indebitamento (D/R): calcolato attraverso il rapporto tra i Debiti (D) ed i Ricavi (R);
- l’indicatore di Costo del Lavoro Allargato (CLA/R): calcolato attraverso il rapporto tra il Costo del Lavoro Allargato (CLA) ed i Ricavi (R).
Questi sono i tre indicatori che le società della massima serie devono rispettare secondo i valori fissati annualmente dalla FIGC e che per questa stagione sono stati definiti dal comunicato ufficiale n. 102/A che ha stabilito i seguenti parametri:
- l’indicatore di Liquidità = 0,6;
- l’indicatore di Indebitamento = 1,2;
- l’indicatore di Costo del Lavoro Allargato = 0,8.
I provvedimenti della FIGC
Il primo parametro, di cui tanto si discute nelle ultime settimane anche per le simpatiche parole di Maurizio Sarri, è stato rivisto lo scorso novembre dal Consiglio Federale tramite una comunicato che «ha fissato il valore dell’indicatore di controllo di liquidità (attività correnti/passività correnti) per la stagione sportiva 2021/2022 nella misura minima dello 0,6», rivedendo il parametro rispetto alla cifra prevista per le stagioni precedenti, 2019/20 (0,7) e 2020/21 (0,8).
Durante la stagione (il 31 marzo e il 30 settembre), la Co.Vi.So.C. verifica che i club stiano rispettando, sulla base dei bilanci intermedi approvati dall’assemblea dei soci, il valore e, in caso di mancato rispetto della misura minima, “la Co.Vi.So.C. dispone la non ammissione ad operazioni di acquisizione del diritto alle prestazioni dei calciatori rispettivamente per la sessione estiva e per la sessione invernale”.
Inoltre, come discusso al termine del Consiglio Federale del 26 gennaio dal Presidente della FIGC, Gabriele Gravina, è plausibile che “l’indice di liquidità salirà fino a 1 nell’arco di 3-4 anni, rispetto all’attuale valore di 0,6“. Ma non finisce qui.
Lo stesso Gravina ha aggiunto che “non sarà più un indice che impedirà o consentirà le attività di calciomercato, ma sarà un indice legato all’ammissione al campionato”.
Un parametro che sarà, quindi, assai più stringente rispetto al recente passato. La conseguenza di questo discusso provvedimento comporterà una crescente importanza nell’adeguamento preventivo, rispetto dell’indicatore di liquidità, già all’inizio del campionato, senza creare situazioni in itinere di squadre non in grado di adempiere in corsa agli impegni assunti.
I possibili correttivi
Nel caso in cui un club non rispetti il parametro imposto, gli azionisti possono riportare in positivo l’indicatore di liquidità con una serie alternative di soluzioni:
- versamenti in conto futuro aumento di capitale;
- aumento di capitale integralmente sottoscritto e versato e da effettuarsi esclusivamente in denaro;
- finanziamenti postergati ed infruttiferi dei soci;
- versamenti in conto copertura perdite.
Oltre a queste possibilità, come è accaduto nel caso della Lazio quest’estate con l’aumento di capitale sottoscritto da Lotito per sbloccare il mercato, si può anche intervenire direttamente tramite il calciomercato e le cessioni capaci di bilanciare gli acquisti.
Il blocco del calciomercato interviene, infatti, “salvo che, per ogni acquisizione, la Lega di competenza riscontri l’integrale copertura del relativo costo, attraverso il saldo positivo derivante dalle operazioni di trasferimento dei calciatori precedentemente e/o contestualmente intervenute”, come riportato dalle NOIF.
Inoltre, “ai fini della definizione di detto saldo positivo si terrà conto, oltre che del saldo finanziario attivo della campagna trasferimenti, anche della differenza tra il residuo costo contrattuale, comprensivo di parte fissa e variabile, dei calciatori ceduti e costo contrattuale, comprensivo di parte fissa e variabile, dei calciatori acquisiti”.
Pertanto, ai fini della determinazione di un saldo finanziario attivo della campagna trasferimenti, viene considerato anche il risparmio delle remunerazione di un calciatore derivante da un’eventuale cessione.
Le perplessità di Maurizio Sarri
Nel corso della scorsa sessione gli acquisti effettuati dai biancocelesti (nello specifico Felipe Anderson, Hysaj, Basic e Pedro) fino a qualche giorno prima dell’inizio della stagione non potevano essere formalizzati e restarono in stand by proprio a causa dell’indice di liquidità. Anche per la sessione invernale il rispetto dell’indicatore sta bloccando le possibilità di Tare e Lotito di soddisfare alcune richieste di Maurizio Sarri, che rispetto a questa tematica si è espresso in modo colorito nelle scorso settimane.
“So che siamo bloccati dall’indice di liquidità, ma non ho nemmeno capito bene cosa sia“, ha detto nel post Inter-Lazio, per poi aggiungere durante la conferenza stampa post Salernitana: “Lo sto iniziando a studiare, ma non capisco perché ci sono squadre indebitate ma che hanno un indice di liquidità che gli permette di spendere”.
Il passato in banca di Mister Sarri dovrebbe aiutarlo a capire, però, che esistono “debiti e debiti“.
Nel calcolo dell’indicatore, infatti, vengono presi in considerazione Attività e Passività cosiddette “correnti”, ed in quanto tali riferiti alle sole voci dello Stato Patrimoniale facenti riferimento al breve periodo (tecnicamente esigibili entro l’esercizio).
Pertanto è vero che alcuni club hanno un monte debiti maggiore rispetto ai biancocelesti, ma trattasi di passività per lo più riferiti ad un periodo che va oltre l’esercizio in corso, e che quindi non vengono computate per il calcolo dell’indice di liquidità al fine di rispettare i parametri imposti dalla FIGC.