Il Mondiale della Spagna e di David Silva non è stato certo quello sognato. In Russia una generazione di fenomeni, quella che ha guidato la Roja al tris di titoli tra il 2004 e il 2010, ha salutato il palcoscenico internazionale non nella maniera sperata, uscendo già agli ottavi contro la Russia al termine di un percorso breve, ma intenso, aperto dal clamoroso esonero di Julen Lopetegui, scelto dal Real Madrid per sostituire Zinedine Zidane, e sostituito a 48 ore dal debutto da Fernando Hierro, la cui esperienza da ct è durata il breve volgere di quattro partite. Ma ci sono cose che vanno oltre il calcio e proprio David Silva ne sa qualcosa. L’esperto attaccante è infatti reduce da un’annata particolare, positiva a livello di club con il Manchester City, ma travagliata e drammatica su quello personale a causa della malattia che ha colpito il figlio Mateo, nato prematuro, di 25 settimane, e ricoverato a Valencia tra la vita e la morte per cinque, lunghissimi mesi. “Ho vissuto i mesi più difficili della mia vita. Sono morto di paura” ha raccontato Silva, che ha accettato di parlare per la prima volta del dramma sulle colonne di ‘The Sun’. “Ogni volta che parlavo con i dottori in Spagna mi davano risposte differenti, io e mia moglie non sapevamo cosa sarebbe successo il giorno dopo”.
Inevitabile che la concentrazione sul lavoro venisse meno, ma Silva ha potuto contare sulla sensibilità di Pep Guardiola, che ha autorizzato il proprio giocatore ad assentarsi da allenamenti e partite per raggiungere la famiglia in Spagna: “Quando si ha un problema così non si riesce a concentrarsi al 100% sul proprio lavoro perché finisci inevitabilmente per pensare solo a quello. Quando entri nello spogliatoio guardavo il telefono e iniziavo a chiedermi ‘Che starà succedendo? Starà migliorando? Che succederà?'”.
Il peggio però è alle spalle. Mateo è stato operato e il decorso post-operatorio procede per il meglio: “Adesso Mateo sta bene, ma devo vigilarlo tutto il tempo – ha concluso Silva – I dottori stanno facendo varie prove, incrocio le dita perché tutto vada bene. Ora sono molto felice, mi sento pronto per la nuova stagione. Quello che è successo ha cambiato la mia forma di pensare alla vita, le mie priorità sono cambiate. Però, quello che non è cambiato è la mia maniera di vedere il calcio”.
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