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Decreto Crescita, la Serie A cerca un’alternativa: stadi e scommesse le due “speranze”

La cancellazione del Decreto Crescita mette in difficoltà le squadre italiane: ma dal Governo arriva un assist che riguarda le scommesse e da Abodi una possibilità per la questione stadi

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Gerry Capasso

Gerry Capasso

Giornalista

Per lui gli sport americani non hanno segreti: basket, football, baseball e la capacità innata di trovare la notizia dove altri non vedono granché

La Serie A si lamenta per la cancellazione del Decreto Crescita. La gran parte delle società italiane hanno fatto sentire la loro voce dopo che l’abrogazione del decreto (con bocciatura anche della proroga di due mesi) è diventata realtà. Un colpo decisamente duro per il movimento italiano che contava sulla possibilità di usufruire di sgravi fiscali per tenere alta la propria competitività in sede di mercato. Ma ora bisogna cercare delle soluzioni alternative.

Abodi e la semplificazione per gli stadi

Uno dei problemi del calcio italiano risiede nella questione stadi. La gran parte delle strutture che ospita le nostre squadre infatti avrebbe bisogno di una “messa a punto”. Gli stadi italiani non sono esattamente all’avanguardia ma anche di fronte alla possibilità di costruirne di nuovi, come stanno provando a fare Inter, Milan, Roma e Fiorentina, spuntano sempre degli ostacoli molto complicati da superare.

Il ministro dello Sport, Andrea Abodi, si è fatto portavoce da tempo della possibilità di promuovere delle norme che tendano a snellire la burocrazia quando si parla degli stadi. La promessa era quella di cominciare a lavorare a questa possibilità a partire da gennaio e i tempi si fanno anche più stretti in considerazione di Euro 2032 che l’Italia ospiterà (insieme alla Turchia, ndr) ma per cui non sembra ancora pronta.

Serie A e le scommesse

Un’altra grande opportunità arriva dal mondo delle scommesse, argomento sempre spinoso visto quanto successo solo qualche mese fa con il filone d’inchiesta che ha portato alle squalifiche di Tonali e di Fagioli. Nel 2018 il governo diretto da Conte aveva vietato attraverso il Decreto Dignità “qualsiasi forma di pubblicità anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro”. Le società di serie A furono costrette ad annullare le loro sponsorizzazioni con le società di betting anche se nel giro di poco tempo, le stesse società trovarono degli escamotage per riuscire comunque a essere presenti sul rettangolo verde.

L’abolizione del Decreto Dignità apre però una nuova possibilità alle squadre italiane, quella di ottenere una sponsorizzazione diretta da parte della società di scommesse. Nel 2022 Casini facendo riferimento a questo divieto per le società italiane aveva parlato di 200 milioni di euro di mancati introiti.

La rinascita del Decreto Crescita

La speranza però della serie A italiane e di tutti i club è quella della rinascita sotto qualsiasi forma del Decreto Crescita. La norma è stata di grande beneficio per le squadre italiane che hanno potuto operare sul mercato estero forti di un vantaggio economico importante. Il sito Calcio&Finanza ha rivelato che ad averne beneficiato è stato soprattutto il ranking Uefa. Nel quadriennio prima della sua ratifica la media punti era di 12.759 (dal 2015 al 2019), dopo la sua approvazione la media punti è passata a 17.321 (periodo 2019/2023).

La sensazione però anche dopo le parole di Salvini ieri, è che nel governo non sembra esserci la volontà di riportare a galla una norma che molti vedono come un favore fatto a una categoria privilegiata o come ha detto il ministro un “reddito di cittadinanza per la serie A”.

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