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Dybala fa 25 anni. Ama scacchi e Lego, non balla il tango

La Joya diventa matura, ecco qualcosa che forse non sapete su di lui. Il fantasista della Juve è di origini napoletane da parte della nonna materna

15-11-2018 11:02

Dybala fa 25 anni. Ama scacchi e Lego, non balla il tango Fonte: Ansa

Un argentino che non balla il tango è anomalo ma Paulo Dybala di solito fa ballare gli avversari. La Joya, il gioiello, compie oggi 25 anni e non possono chiamarlo più come facevano a Palermo, ovvero U Picciriddu. E’ diventato grande. E neanche, come gli capitava da piccolo, Pretino, perchè la maglia gli stava così larga che sembrava una tunica. Oggi Paulo Dybala, nato sotto il segno dello Scorpione, morde e sembra un gigante in campo. Anche se è alto solo 1,77: più di Maradona (1,65), più di Messi (1,70), meno di Cristiano Ronaldo (1,85) e di Ibrahimovic (1,95). Suo nonno Boleslaw per la guerra lasciò Krasniow in Polonia in cerca di fortuna. La nonna materna è invece di origini napoletane.

L’INFANZIA – Lui da piccolo era un furetto: «Il pallone per me era tutto, con i miei fratelli ho disegnato la porta sul muro di casa, e vai col batti e ribatti, mia madre non l’ha presa bene, a scuola mi annoiavo, da piccolo per un attimo ho provato anche il basket». Ha solo quattro tatuaggi, ma non troppo invasivi. «Non mi piacciono i bulli, i giocatori cattivi, quelli che vivono di eccessi, quelli che pensano sia giusto fare la cosa sbagliata, perché così qualcuno ne parlerà, quelli che vogliono a tutti i costi essere diversi. Ci tengo alla mia immagine, che male c’è a cercare di essere perbene?Non ci credo ai belli e dannati, si può benissimo evitare di costruire altri inferni. Tra essere santi e menefreghisti ci sono molte vie di mezzo. A me piacciono quelli che hanno stile come Federer e Bolt, quelli che ti coinvolgono, e anche Agassi, per come colpiva d’anticipo, per certi angoli». A 15 anni il padre muore per un tumore al pancreas. È il 2006. Paulo è in crisi, si trasferisce nel pensionato per giovani promesse dell’Instituto de Córdoba. Diventa «el pibe de la pensión», il ragazzo del collegio. «Senza papà, senza la famiglia, di notte andavo a piangere in bagno». Poi la risalita. L’Italia. Palermo. La gloria: «Sono mancino, mi lavo anche i denti con la sinistra. Allora prendo una penna e ogni giorno provo a scrivere, ma con il piede destro, me la metto tra l’alluce e il dito. Mi esercito come un matto per avere più sensibilità e capacità. Non solo: alleno anche gli occhi, con degli esercizi. A vedere più in là, in direzioni diverse, ad anticipare gli avversari, a intuire traiettorie. Se Cristiano Ronaldo segna tanti gol è perché lui, destro, colpisce forte anche di sinistro. Con un piede solo sono più marcabile e più facile da leggere dagli avversari. In Italia i difensori non scherzano, è una buona scuola».

MUSICA IN COMPAGNIA – Nella sua playlist c’è di tutto: Coldplay, Ariana Grande, Rihanna, Ricky Martin, Matt Pokora ma vorrebbe sentire la musica in compagnia: “Noi argentini siamo affettuosi, abbiamo bisogno di famiglia, le radunate non ci spaventano. Per cui questa riservatezza un po’ mi pesa. Qui sul pullman verso lo stadio ognuno ha gli auricolari e sente le sue canzoni, io in Argentina ero abituato ad un apparecchio gigantesco che sparava musica a palla, tutti allo stesso ritmo, cafone magari, ma divertente”. Ama gli scacchi e il lego, quando torna in patria con gli amici di sempre preferisce fare l’arbitro anziché il calciatore. Ha una importante collezione di maglie da calcio. Ama rubare agli avversari la numero 10. Quando gioca con la Playstation sceglie sempre il Manchester City o il Barcellona. Ma in campo i gol li fa solo per la Juventus.

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