“Io, ora, sento di non essere lo stesso senza il calcio”: così ha sentenziato Edoardo Bove in una lunga intervista concessa a Vanity Fair, in cui ha ripercorso le ultime settimane vissute a partire dall’arresto cardiaco durante il recupero di Fiorentina-Inter dello scorso primo dicembre. Eppure, questo periodo purgatoriale dopo aver vissuto l’inferno di chi ha rischiato grossissimo potrebbe magari finire per una riapertura al calcio giocato.
- Bove: "Ho perso il mio amore più grande, il calcio"
- Lo spiraglio per il ritorno in campo (anche in A) di Bove
- "Voglio tornare in campo a giugno. All'estero? Mi piace il calcio inglese"
- "L'ultima parola spetta a me". I due scenari per il futuro di Bove
Bove: “Ho perso il mio amore più grande, il calcio”
O per meglio dire, questo è l’auspicio del giocatore, sebbene restano in piedi delle possibilità di rimettere veramente piede in un campo. “Non mi manca solo quello della Serie A, ma proprio giocare con gli amici. Non poter giocare è stato come perdere il mio amore più grande”, ha proseguito il centrocampista parlando con Vanity Fair.
“Io ci riprovo, senza ombra di dubbio”, è un’altra delle certezze offerte da Bove nell’intervista accanto all’amore, inscalfibile, per il calcio. Il punto è che all’ospedale Careggi è stato impiantato all’ex Roma un defibrillatore sottocutaneo, un dispositivo che, come sappiamo, gli impedisce di poter giocare in Serie A.
Lo spiraglio per il ritorno in campo (anche in A) di Bove
Anche se il ministro dello Sport Andrea Abodi ha di recente aperto alla possibilità di confrontarsi con i vertici della Federazione Medico Sportiva Italiana per rivedere eventualmente i protocolli. E aprire quindi uno spiraglio per un ritorno in attività del giocatore (purché dai prossimi esami non vengano riscontrate malformazioni, prima non individuate, tale da impedirgli sic et simpliciter l’agonismo. La salute prima di tutto).
In attesa di capire comunque se ci sarà una svolta normativa sulla scorta di quanto avviene all’estero (come in Inghilterra), in cui il diretto interessato si assume la propria responsabilità sollevando squadre e federazioni, Bove pur non contestando i nostri regolamenti ha svelato che punterebbe al ritorno in campo a giugno.
“Voglio tornare in campo a giugno. All’estero? Mi piace il calcio inglese”
“So che è una condizione temporanea – ha spiegato -. Non posso permettermi di mollare il calcio così. Vedrò anche come starò. Se avrà paura o non sarò tranquillo cambierà allora tutto. Ma per come stanno adesso lo cose, potrei giocare all’estero. Il calcio inglese? Mi è sempre piaciuta Londra, e lì sono molto competitivi”.
Ma c’è anche la possibilità di togliere il defibrillatore, ha svelato il centrocampista. “I medici mi hanno detto che c’è questa possibilità”. Il tutto, ribadiamo, dipenderà dai prossimi controlli e se ci possano essere i margini per rimuovere il dispositivo in un quadro clinico di assenza di malformazioni congenite o condizioni patologiche tali da rendere necessario il defibrillatore.
“L’ultima parola spetta a me”. I due scenari per il futuro di Bove
Nel frattempo, Bove ha confessato nell’intervista a Vanity Fair di non sentirsi appagato allo stesso modo di prima: “Mi fa paura non avere una routine per la prima volta nella mia vita. […] Prima mi svegliavo la mattina, e sapevo che il mio obiettivo era allenarmi. Oggi faccio invece duecentomila cose in più, anche importanti, ma arrivo la sera chiedendomi: ma cosa ho fatto oggi?“.
Una cosa però è certa: “L’ultima parola spetta a me. Anche qualora decida di giocare all’estero, dovrò firmare un documento in cui mi assumo le responsabilità di quanto potrebbe accadermi in campo”.
E sul suo futuro, Bove ha quindi concluso con questa riflessione: “Sono due gli scenari. Il primo: continuo a giocare a calcio. Il secondo: nel caso in cui non potessi più farlo, lotterei per per trovare un nuovo fuoco dentro di me, che mi possa rendere sereno. Quella è la cosa più importante. Il giorno in cui andando ad allenarmi non mi sentissi più felice, sarei il primo a salutare tutti”.