La dirigenza della Milano della pallavolo fa quadrato intorno a Paola Egonu: si spende in prima persona il presidente, Alessandra Marzari. La conta dei danni morali rischia di essere superiore a quella dei danni materiali.
Il vandalismo al murale dedicato a Egonu e all’italianità – opera dell’artista romana Laika che lo ha realizzato a due passi dal Palazzo del Coni a Roma la notte successiva alla vittoria olimpica dell’Italvolley – si è limitata a una sovrascrittura. Le braccia e le gambe di Paola dipinte di rosa, a cancellarne le radici.
- Lo sfregio morale e la solidarietà
- Marzari è una furia
- Il gesto di un cretino
- L'Italia non è razzista
Lo sfregio morale e la solidarietà
Il valore di un’opera d’arte è inestimabile, vero: anche lo scarabocchio di un centimetro è uno sfregio inqualificabile. Eppure, quell’imbrattatura è simbolica: sovrappone il razzismo all’inclusione, come decine di altre volte è capitato di raccontare.
Intorno a Paoletta hanno fatto quadrato in tanti e forse sono gli stessi a cui non serviva un oro olimpico per schierarsi comunque e a prescindere.
Marzari è una furia
Tra le numerose parole di vicinanza e solidarietà – non ultima quella di Ivan Zaytsev – è arrivata anche la furia di Marzari, presidente del Vero Volley, squadra di club cui appartiene il cartellino di Egonu (ma pure di Sylla, Danesi e Orro).
Un gesto da vigliacchi: così ha esordito Marzari sulle colonne della Gazzetta dello Sport:
Paola deve essere consapevole che si tratta del gesto di una persona e non rispecchia il sentimento del Paese. Queste minoranze andrebbero silenziate: non rappresentano niente e nessuno.
Il gesto di un cretino
La patron ed Egonu si riabbracceranno il prossimo 26 agosto, giorno in cui Paola tornerà ad allenarsi: nessun contatto diretto ne prima né dopo le Olimpiadi ma la rabbia di Marzari non può aspettare tanto. Parole dure e la necessità di renderle pubbliche:
Gesto inqualificabile di persone cretine, razziste che non hanno idea di cosa sia un Paese multietnico né di cosa voglia dire essere italiana.
Nessun dubbio sulla pena: galera, le cretinate meritano un po’ di galera per indurre alla riflessione rispetto a ciò che si è fatto ma il messaggio vero è tutto per Egonu.
L’Italia non è razzista
Marzari la invita a non pensarci:
Non siamo un Paese razzista, ne sono convintissima. In ogni nazione, come nella nostra, ci sono personaggi pubblici che vengono alla ribalta con frasi poco condivisibili ma una delle soluzioni per arginare la problematica è la cultura dello sport: le società sportive possono dare un esempio e la pallavolo in particolare lo fa da tempo.
A testimonianza della bontà delle parole di Marzari, va riportato anche il bellissimo gesto di una passante che, giunta davanti al murale, lo ha colorato nel tentativo di riportarlo allo stadio iniziale. E forse sì: l’Italia davvero non è un paese razzista ma non significa necessariamente, per proprietà transitiva, essere antirazzisti.