Stefano Udassi, una vita al servizio della Torres. Sassarese doc, follemente innamorato della squadra della sua città e dei tifosi rossoblù, è arrivato a collezionare 200 apparizioni, 51 gol e 7 assist con la maglia del club sardo, senza mai lasciare l’isola sia da calciatore sia da allenatore, prima di diventare a tutti gli effetti il presidente della Torres, sotto la gestione del gruppo Abinsula Sport.
- Udassi, da capitano a presidente della Torres: una vita in Sardegna
- Udassi, il rapporto con Alfonso Greco e le 6 vittorie in campionato
- Udassi, il segreto per vincere in Serie C
- Udassi, l'equilibrio e i valori dei tre gironi della Lega Pro
- Udassi, riforma Lega Pro: sostenibilità e format, i complimenti a Marani
Udassi, da capitano a presidente della Torres: una vita in Sardegna
Giocatori come Stefano Udassi non ne nascono più. L’amore per la Sardegna, la sua isola, il senso d’appartenenza e una straordinaria passione per il calcio. È quanto ha spinto l’attuale presidente della Torres ad entrare e restare in questo mondo, sempre a stretto contatto con l’odore dell’erba e un luogo sacro come lo spogliatoio. Calciatore, allenatore, dirigente, presidente.
Presidente Udassi, partiamo dalla genesi del progetto Torres. Come e quando nasce l’idea di diventare presidente del club di Sassari, la sua città, e su quali principi si fonda il legame con la proprietà?
In questo progetto, io rappresento una proprietà, che è Abinsula, che lavora nel campo dei software, che io ho incontrato e conosciuto da allenatore ai tempi del Sassari Latte Dolce. Poi, è nata quest’idea, condivisa, dove ho avuto l’onore di avere questo ruolo importante, come presidente della squadra della mia città. L’obiettivo era quello di ridare dignità e riportare entusiasmo attorno alla Torres, quello era il primo obiettivo. Parliamo di un patrimonio della città, perché la Torres non è di Udassi, non è di Abinsula, e noi volevamo ridare la Torres alla città.
Una lunga storia d’amore con la Torres, nei panni di attaccante, capitano e uomo simbolo. 7 anni da calciatore, tra il 1998 e il 2005, e un presente da vivere con la consapevolezza di essere una sorta di “garante” per una città e una tifoseria esigente ed appassionata.
C’è sicuramente il grande onore di essere diventato il presidente della Torres. Ho avuto la fortuna di militare 7 anni nella Torres, sono nato e cresciuto a pochi metri dallo stadio di Sassari. È sempre stato il mio sogno indossare la maglia della Torres e ho avuto la fortuna di giocarci in momenti molto belli della mia carriera e della stessa Torres. Non è stato un percorso naturale diventare il presidente, anche se quando ero in procinto di smettere di giocare il mio piano era diventare un dirigente della Torres, ma nel 2005 questo non è accaduto.
Diventare dirigente è una cosa che mi è sempre piaciuta e nelle chiacchierate con la proprietà questa idea c’è sempre stata. È un ruolo di grande prestigio e di grande responsabilità verso la città e verso le persone che mi hanno scelto. Fare il dirigente è impegnativo e io sono uno molto operativo all’interno della struttura, ma non sono da solo. C’è una struttura importante, che sta crescendo e vuole migliorare ogni giorno, mettendosi quotidianamente in discussione.
Udassi, il rapporto con Alfonso Greco e le 6 vittorie in campionato
Torres a quota 18 punti in campionato, in virtù delle 6 vittorie conquistate in altrettante giornate. 11 gol fatti e 2 subiti per gli uomini di Alfonso Greco, tecnico che Udassi conosce perfettamente.
Presidente, qual è il suo rapporto con mister Greco e in cosa vi completate?
Il rapporto con il mister è molto franco, molto onesto, molto leale, anche perché ci conoscevamo già, essendoci trovati spesso da avversari su panchine diverse. Chiacchieriamo tanto, perché se mi viene chiesto un parere, io lo do molto volentieri. C’è un rapporto anche umano, che diventa un rapporto di amicizia. Questo è un valore aggiunto, che poi si rispecchia anche nei risultati e in un progetto che portiamo avanti da tre anni.
Siete in vetta e questa Torres non sembra soffrire di vertigini. Uno “start” così può davvero cambiare gli obiettivi prefissati ad inizio stagione dalla proprietà?
Dove vogliamo arrivare? Vogliamo goderci il momento. Ragionare sul futuro è difficile. Credo che si potranno fare delle valutazioni a fine girone d’andata. Son convinto che alla lunga verranno fuori i valori di società che hanno costruito roster importanti per la categoria, come Cesena, Spal, Pescara e il Perugia stesso. Poi ci sono le outsider, delle realtà come Lucchese e Carrarese, mentre noi siamo ora al tavolo delle grandi con merito, perché 6 vittorie non si fanno per caso. La Coppa Italia ha dato segnali importanti, arrivati proprio dai ragazzi che avevano giocato meno finora. È un gruppo sano, con dei ragazzi che hanno creato sin da subito un’alchimia bella ed importante. Ci vogliamo godere il momento e vivere giornata dopo giornata.
Udassi, il segreto per vincere in Serie C
La Torres è tra le squadre più esperte del girone B, anagraficamente. Ad oggi, sta beneficiando di tale fattore, ma cos’è che fa realmente la differenza in questa categoria?
Ho visto tante partite del nostro girone, e non solo, grazie alla copertura televisiva che sta dando Sky e qui c’è da fare un plauso alla governance della Lega Pro e al lavoro del presidente Marani. Per fare bene in Serie C, ci vuole sempre il giusto mix tra giovani e vecchi volponi. La differenza sta in un programma e in una solidità societaria. Poi, è chiaro, cambiano le dinamiche, di anno in anno. Basti vedere il Pescara, che l’anno scorso aveva un’ossatura più esperta e ha sfiorato la Serie B, mentre in estate ha ringiovanito la rosa e ha messo dentro giovani già con buona esperienza in questo campionato.
A questo punto, qual è il segreto?
La ricetta magica non la conosco. L’esperienza in questo campionato vale, dipende dai giocatori che si vanno a scegliere. Noi abbiamo fatto delle scelte ben ponderate, memori dell’esperienza della passata stagione. Quest’anno, siamo andati a ricercare quei giocatori di esperienza, ma ancora con fame e voglia di dimostrare di essere giocatori di grande importanza. Parlo di Riccardo Idda, di Giorico, di Peppe Mastinu, che hanno anche un altro valore aggiunto: sono sardi, sono sassaresi e sanno cosa vuol dire indossare quella maglia. Un qualcosa che va oltre l’aspetto tecnico-tattico.
Udassi, l’equilibrio e i valori dei tre gironi della Lega Pro
Serie C senza padroni in questa prima fase del campionato, ma ciò non può rappresentare una sorpresa per un uomo di calcio esperto come Stefano Udassi, legato alla “vecchia” C2 e a tante battaglie in C1.
Udassi, ad oggi, nessuno appare intenzionato a sconvolgere questo equilibrio. Il discorso vale attualmente per tutti e tre i gironi, concorda?
Ho visto tante partite del girone A e del girone C, per curiosità e passione, ma anche perché c’è sempre la possibilità di scoprire giovani o giocatori meno giovani ma di prospettiva. C’è grandissimo equilibrio, anche perché siamo soltanto alla 6a giornata. È indubbio che non c’è il Catanzaro della scorsa stagione, nonostante l’ottimo campionato fatto dal Crotone, che ha lottato punto a punto finché ha potuto, ma il Catanzaro era di un’altra categoria e lo sta dimostrando anche in Serie B. Vedo molto equilibrio.
Il girone A ha quelle due-tre squadre che hanno le rose più importanti, come Vicenza e Padova, che stanno già dimostrando il loro valore. Nel girone B, noi siamo in testa, ma dietro non dormono. Il Cesena, a parte l’inciampo della prima giornata, ha cominciato a fare 4 gol a tutti ed è una squadra molto forte, che si giocherà il campionato. Il girone C, come detto, è molto molto equilibrato, sempre difficile anche a livello ambientale, con piazze calde. Sono convinto che alla lunga il Catania verrà fuori, con un allenatore intelligente e molto preparato. Sono spinti anche da un pubblico importante e credo che alla lunga il Catania verrà fuori e lotterà per vincere il campionato.
Udassi, riforma Lega Pro: sostenibilità e format, i complimenti a Marani
La famigerata riforma dei campionati tarda ad arrivare, ma il lavoro dei nuovi vertici della Lega Pro tende a soddisfare club come la Torres.
Presidente si parla tanto di riforme e di possibili cambiamenti in terza serie, anche per tutelare la sostenibilità delle società che vi partecipano. Ce ne sono realmente all’orizzonte?
Sul discorso sostenibilità, siamo noi società a dover essere virtuose. È evidente che la Lega Pro abbia bisogno di visibilità e c’è stato sicuramente un miglioramento importante, grazie all’accordo con Sky e con altri sponsor nazionali. Su un’eventuale riforma dei campionati, si era già vociferato lo scorso anno, ma io non vedo un format che va cambiato o rivoluzionato. È un format che funziona. Lo vediamo anche durante i playoff, c’è un seguito importante di tifoserie e visibilità.
È tutto migliorabile, è chiaro. Anche sotto l’aspetto della sostenibilità, la governance si sta muovendo in questo senso, ma l’esempio dobbiamo darlo noi società, dando valore a progetti fondati su basi solide. Questo è fondamentale.