Il Mondiale 2022 di Formula 1 sta per andare in archivio con il suo consueto carico di momenti appassionanti, ma anche polemiche e misteri. Non c’è niente da fare, la disciplina regina del motorsport, anche per l’enorme seguito che la circonda, porta sempre con sé una scia di veleni destinata a prolungarsi nel tempo e spesso a sforare anche il limite temporale della stagione agonistica.
Così se l’epilogo dell’infuocato Mondiale 2021 conteso fino all’ultima curva tra Max Verstappen e Lewis Hamilton è destinato a restare nella storia per il caso Safety Car, ad accompagnare l’ingresso negli annali del secondo titolo della carriera di Verstappen è l’onda lunga dei misteri sul budget cap sforato dalla Red Bull per la stagione 2021, che ha però avuto ovvie conseguenze anche su quella successiva, alla luce dei noti cambi di regolamento.
- Mondiale 2022: le nuove regole sul porpoising e il crollo della Ferrari
- Ferrari e il 'mistero' delle gomme scoppiato a Suzuka
- Perché il degrado gomme può dipendere dal budget cap
Mondiale 2022: le nuove regole sul porpoising e il crollo della Ferrari
Ma non finisce qui, visto che i lunghi mesi della edizione del Mondiale di F1 sono stati accompagnati anche dal cambio di regole in corsa per limitare il porpoising, volgarmente detto “saltellamento”, su istanza presentata dalla Mercedes, la scuderia più penalizzata da questo problema nella prima parte della stagione. Le nuove direttive sono state introdotte dal GP di Francia e di fatto proprio da quel weekend il divario tra Ferrari e Red Bull, protagoniste fino a quel momento di un testa a testa incertissimo, ha cominciato ad allargarsi per l’inizio della cavalcata trionfale della scuderia di Milton Keynes, che di pari passo con un motore infallibile ha concretizzato in gara un’affidabilità figlia anche dell’ottimo rapporto con le gomme.
Una casualità? Può essere, le verità vere le conoscono solo tecnici ed ingegneri dei team, ma ogni ipotesi è possibile di fronte al crollo di rendimento della Ferrari è lecita, anche perché il tutto è coinciso anche con il crollo in quanto al degrado degli pneumatici da parte di Maranello, scoppiato in tutta la sua evidenza prima a Singapore e poi a Suzuka nel GP che ha laureato Verstappen campione del mondo.
Ferrari e il ‘mistero’ delle gomme scoppiato a Suzuka
Se infatti a Marina Bay le recriminazioni della Ferrari legata alla morbida punizione inflitta a Sergio Perez hanno nascosto il problema dell’usura delle gomme, lo stesso è risultato evidente in Giappone, dove Super Max ha fatto corsa a sé e dove Leclerc si è dovuto arrendere in volata allo stesso Perez, con quel taglio nell’ultima chicane alla base della penalizzazione, frutto del pressing del messicano, favorito a proprio volta dal crollo delle prestazioni del monegasco.
In un GP folle iniziato sotto il nubifragio per i primi tre giri prima delle bandiere rosse Leclerc è passato dalle full-wet alle intermedie al 7° giro scavando un solco di 9 secondi tra sé e Perez in appena quattro tornate. Peccato, però, che le verdi della Ferrari abbiano subito iniziato a perdere aderenza. Perché? Mattia Binotto ha “incolpato” anche lo stile di guida di Charles, ma i motivi devono anche essere altri: “Dobbiamo rivedere tutto insieme a Charles e agli ingegneri, forse Leclerc ha attaccato un po’ troppo nel primo giro per cercare di chiudere il gap” le parole del team principal della Rossa.
Perché il degrado gomme può dipendere dal budget cap
Così, detto che è mancato l’importante riferimento di Carlos Sainz, fuori gioco per la scelta inaspettatamente sciagurata (lo spagnolo quest’anno era stato quasi infallibile nella scelta degli assetti) di partire con le intermedie, causa dell’incidente al via, le possibilità per la Ferrari, al netto delle possibili punizioni che potrebbero venire inflitte alla Red Bull per il budget cap, di competere realmente e fino alla fine per il Mondiale nel 2023 passano anche da un inverno fondamentale nel capire cosa non vada nel rapporto con gli pneumatici.
La F1-75 passerà alla storia come una delle vetture più performanti nella storia della Ferrari per l’ottima adattabilità alle nuove regole, in particolare sul piano aerodinamico per sfruttare al meglio “l’effetto suolo”, la vera novità dei regolamenti 2022 e di sicuro l’accorgimento delle regole sul porpoising hanno tolto carico aerodinamico alla Ferrari, costretta ad alzare la vettura da terra, non potendo quindi più sfruttare il fondo flessibile. Così, togliendo carico, ne hanno risentito anche le gomme che, più sollecitate, si surriscaldano e subiscono un degrado anomalo. Problemi, questi, emersi già in Ungheria e poi deflagrati in Asia.
La Red Bull non ha invece sofferto le nuove regole sul saltellamento grazie agli aggiornamenti portati a stagione in corso e alle proprie ali sempre molto cariche sul piano aerodinamico, strategia adottata anche dalla Ferrari a scapito però della velocità. Ecco, allora, perché anche il famoso mini-sforamento della Red Bull nel budget cap può avere fatto una lieve, ma sostanziale differenza…