Primo maggio 1994, una data che gli appassionati di Formula 1 non dimenticheranno mai. L’ultimo giorno di Ayrton Senna, il pilota più amato, morto in pista a Imola per le conseguenze di un drammatico incidente nel corso del Gran Premio di San Marino. Si poteva evitare la morte del brasiliano? Che è successo davvero in quel tragico weekend in cui perse la vita pure Roland Ratzenberger e si rischiò un altro dramma nel corso della gara? L’indagine di Gioco Sporco, il docufilm in onda su Italia 1, prova a fare chiarezza.
- L'indagine di Gioco Sporco sulla morte di Ayrton Senna
- Senna, Ratzenberger, Larini e la confessione di Jean Todt
- Ayrton Senna, sotto il casco il sangue dopo l'incidente
- Il racconto dell'amico fotografo e la verità sulla Williams
L’indagine di Gioco Sporco sulla morte di Ayrton Senna
“Gioco Sporco – I misteri dello sport” è un format in cui, in ogni puntata, si ripercorrono vicende, spesso tragiche, legate al mondo dello sport, approfondendo elementi contraddittori che, a distanza di anni, non sono stati del tutto chiariti. E nel quarto episodio, in onda nella seconda serata di giovedì 7 marzo su Italia 1, si analizza proprio la drammatica morte di Ayrton Senna, figlia – probabilmente – di una serie di errori e tragiche responsabilità. L’ex pilota aveva vinto il titolo mondiale di Formula 1 nel 1988, nel 1990 e nel 1991 ed era venerato in tutto il mondo, non solo in Brasile, per il suo stile di guida spregiudicato.
Senna, Ratzenberger, Larini e la confessione di Jean Todt
A introdurre la vicenda un volto noto dello sport italiano e internazionale: il Ct dell’Italia di volley femminile Julio Velasco. Con lui la criminologa Margherita Carlini e la psicologa Francesca Cenci. Chi era in pista in quel tragico pomeriggio è Nicola Larini, ex pilota Ferrari, secondo al traguardo in quella giornata surreale. “In griglia di partenza Senna aveva un’espressione insolita, aveva accusato molto più di tutti noi la morte di Ratzenberger del giorno prima, era scosso, preoccupato, non era lui”, ha spiegato Larini nel corso del programma. “A fine gara Jean Todt, team manager della Ferrari, mi ha detto: ‘Ayrton è spacciato’. Sono rimasto imbalsamato, no comment”.
Ayrton Senna, sotto il casco il sangue dopo l’incidente
Interessante anche la testimonianza di Domenico Salcito, responsabile medico della pista, direttore del servizio medico dell’Autodromo di Imola dal 1975 al 2006. Uno che non dimenticherà mai il volto tumefatto di Ayrton Senna: il casco non lo protesse per nulla in quell’impatto fatale. “Di fianco alla macchina c’era un mio collega che cercava di sciogliere il sottogola del casco di Senna, ma non ci riusciva. Con la coda dell’occhio – ha ricordato commosso Salcito – ho visto del sangue da sotto al casco e così l’ho estratto a braccia dall’abitacolo. Ayrton aveva il viso tumefatto, sembrava squassato“.
Il racconto dell’amico fotografo e la verità sulla Williams
Infine Angelo Orsi, fotografo di Autosprint e amico di personale di Ayrton Senna. Uno capace di raccontare la vita del brasiliano che sfrecciava a 300 all’ora sulle piste di tutto il mondo e che faceva strage di cuori (tra le fidanzate di Ayrton Senna, Carol Alt la bellissima top model) in istantanee dai tratti eterni. “Ho perso un amico e da quel giorno non ho più voluto amici in Formula 1, solo piloti da fotografare”, ha spiegato Orsi. “Sono stato troppo male per la morte di Senna. Di quella sua Williams mi disse che non ci stava dentro, era stretta e inguidabile. Mi ricordo la sua frase: ‘Se mangio un panino non ci entro più'”.