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Fabio Aru, il toccante racconto del dramma

Lo scalatore sardo costretto a finire sotto i ferri per la costrizione dell'arteria iliaca: ecco la sua testimonianza.

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Fabio Aru, il toccante racconto del dramma Fonte: 123RF

Il 2019 del ciclismo è appena iniziato, con la vittoria di Julian Alaphilippe alla Milano-Sanremo. Ma per qualcuno è già quasi finito. Il riferimento è ovviamente a Fabio Aru, fresco di una diagnosi che ha sì spazzato via i dubbi sui lunghi mesi di malessere che aveva condizionato il rendimento dello scalatore sardo, ma che ha anche compromesso quella che si annunciava come l’annata del riscatto.

Aru soffre di una costrizione dell’arteria iliaca della gamba sinistra: di fatto il flusso sanguigno non arriva in maniera corretta, soprattutto quando l’atleta produce il massimo sforzo fisico. Tutto questo renderà necessario l’intervento chirurgico, fissato per il prossimo weekend a Prato, ma prima di finire sotto i ferri Aru ha confessato il proprio stato d’animo in un’intervista a ‘La Gazzetta dello Sport’, nella quale non sono mancati i momenti drammatici: “Ci sono stati dei giorni in cui in bici ero morto – ha dichiarato il trionfatore della Vuelta 2015 – Devastato. Terribile, e ancora più terribile non capirne il motivo. Ora mi dispiace molto fermarmi, ma provo un senso di sollievo, perché so che dopo l’operazione potrò tornare a essere quello che sono davvero. Facevo tanta fatica, mi impegnavo di più ma le cose andavano sempre peggio”.

“Ho i brividi a raccontarlo – prosegue Aru – Quando mi è stata data la diagnosi, mi è venuto da piangere. Solo pochissime persone, una di questa è la mia fidanzata Valentina che vive con me, sanno quanto ho sofferto. Nonostante una dedizione incredibile, il non poter raggiungere minimamente il mio livello era frustrante, sì. Non ero Fabio Aru. Impossibile essere sereno, avevo mille dubbi e mi facevo mille domande quando vedevo gli altri sfrecciarmi davanti. Un decimo posto diventava quasi una vittoria… ma io non corro per il decimo posto. Andavo a 250 watt in salita e mi chiedevo, cosa succede? Caspita, stiamo parlando di un livello amatoriale, o anche peggio”.

La voglia di tornare è già grande: “Vorrei tornare in gruppo prima di fine anno. Mentalmente, la ripresa è già iniziata. Non vedo l’ora di rientrare”.

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