L’incrocio generazionale è eccezionale, raro e prezioso perché una convivenza similare, nell’ambito di uno sport come lo sci, risulta davvero raro se non pressoché unico. Inevitabile, quasi una distorsione ovvia la rivalità mediatica osteggiata, quasi invisa ad entrambe ma con la quale hanno imparato a gestire le rispettive immagini, simmetricamente opposte.
Federica Brignone e Sofia Goggia hanno trasformato uno sport praticato, seguito ma non certo popolare, in un fenomeno di massa. Un merito doppio, al pari dei titoli inanellati in Coppa del Mondo, alle Olimpiadi ad esempio che con presupposti opposti Sofia e Federica, Federica e Sofia hanno incassato, a questo punto della loro carriera agonistica.
- Una relazione complicata
- Il nuovo dualismo tra Brignone e Goggia
- Lo stop di Brignone durante il Covid
Una vita sugli sci, in questa competizione che è cresciuta come e quanto quel dualismo verso cui hanno manifestato una certa diffidenza entrambe, per ragioni differenti così come il loro entourage con motivazioni non assimilabili, mai. Per Brignone spesso e volentieri ha esternato i contenuti di una sentita antipatia verso i paragoni anche sua madre, l‘ex campionessa e giornalista Maria Rosa Quarrio, che ha approfondito con la dovizia e una minuziosa abbondanza di propensione all’analisi che le va riconosciuta e che non le ha evitato di chiudere con una polemica. Anche se l’epilogo, noto, non si è rivelato pacifico.
Tornando a questo binomio che poi si è sviluppato sull’antitesi, Brignone e Goggia si affrontano in questa stagione con un presupposto, e un’avversaria, comune
“In una relazione a due c’è sempre un terzo individuo a far da incomodo”, ha detto Sofia Goggia, la più estroversa e frizzante tra le due campionesse riferendosi a Mikaela Shiffrin, al 91° trionfo in carriera da autentica dea, con ancora molto da ostentare e vincere sugli sci. Forse rimanere indietro, destino comune, le rende più somiglianti, più vicine a qualcosa di paragonabile a due rivali non certo amiche che si coalizzano, o riconoscono la superiorità, di una sola outsider contro cui misurarsi.
Insomma, spostare il paragone sulla Shiffrin riuscirebbe a mitigare quella rivalità che avrebbe giocato anche un ruolo sgradevole, nella storia della loro carriera sportiva. E che risulterebbe, oggi, anacronistica. Perché sono cresciute entrambe e hanno orientato questa narrazione verso un elemento di studio, di valutazione per affrontare la stagione in modo più proficuo.
Una relazione complicata
In questa relazione complicata, per dirla alla maniera anche ormai usurata da facebook, tra Briatore e Goggia si è consumata una querelle spesso a tratti acuita dalle stesse polemiche, nelle quali sono scivolate le campionesse. I botta e risposta, le polemiche abnormi e minime che sono state alimentate dall’ammissione esplicita di un’amicizia mancata, di una sintonia che non c’è e non può esserci per due che – con temperamenti opposti – nutrono comunque un personale spirito da guerriera. Non si può vincere in due, almeno in questo sport.
Si rispettano, questo sì soprattutto pubblicamente dopo le ultimissime querelle che hanno prodotto effetti incontrollati e poco in linea con la volontà anche della Federazione di sostenere entrambe e creare quel team vincente molto atteso, una sorta di replica migliorata dell’avventura di Ninna Quario, protagonista della prima Valanga Rosa, e mamma di Federica.
Federica Brignone e la sua rinascita
Il nuovo dualismo tra Brignone e Goggia
Dicevamo che entrambe indossano bene il dualismo che le mette assieme. Discreta, quasi diretta ma altrettanto schiva Brignone, cresciuta in Valle d’Aosta. Al centro del gossip ( per Massimo Giletti) e molto spigliata e a suo agio davanti alla telecamera, la bergamasca Sofia Goggia, 31 anni, che da quando — nel 2022 — si è affidata al nuovo coach Luca Agazzi, ha impostato un percorso per allungare la carriera, avendo in mente il traguardo di Milano-Cortina.
Ha lavorato sulla forza sì, pure però sulla tecnica del gigante, che è alla base del ritorno alla vittoria nel superG, oltre ovviamente a una mentalità forgiata e cresciuta anche dopo gli infortuni tremendi che hanno segnato le ultime stagioni e che l’hanno resa una donna, un’atleta davvero inossidabile. Chi la segue sui social lo sa che Sofia è esuberante, protagonista, disinvolta e addirittura trascinante ma fino a punto deciso da lei medesima.
Su Giletti e la loro presunta relazione non intende cedere. Da personaggio pubblico conosce di che cosa è fatto il suo presente, extra, lo accetta e lo gestisce come e più di una professionista.
Sofia Goggia al rientro dalle Olimpiadi di Pechino
Lo stop di Brignone durante il Covid
Di tutt’altro stampa, invece, è Federica Brignone che è stata allevata da una maestra che meglio non poteva, sua madre. La famiglia è stata importante e di lei si è sempre parlato, e scritto, legandola a sua madre da una parte – divenuta poi giornalista e insider dello sci – e da Davide, il fratello-allenatore che le è al fianco e che la sostiene.
Si è scollata dai suoi limiti soprattutto di mentalità, cercando l’aspetto psicofisico perfetto come spiegò a suo tempo il fratello. “La competizione interna è un po’ un’arma a doppio taglio, a volta funziona come stimolo, altre no. Perché magari guarda il cronometro e se non le riesce qualcosa come alle altre, si lascia prendere dai dubbi. Se deve migliorare qualcosa sul piano tecnico preferisce farlo da sola”.
E a 33 anni dice ancora la sua, migliorandosi in quelli che parevano limiti invalicabili. Per altre, non certo per Federica Brignone che preferisce la solitudine ai social, in uno stile tutto suo.
Ripartono insieme, Fede e Sofi e da punti autonomi. Il percorso fatto le ha agevolate nel trovare il rispetto e l’incastro giusto per centrare obiettivi inevitabili, se si vuole arrivare alle prossime Olimpiadi da protagoniste. Tutte e due.