Della campionessa non rimarranno solo le sue 19 medaglie mondiali e le due olimpiche, perché Federica Pellegrini ha impresso un segno nella storia del nuoto, come nello sport mondiale, ineguagliabile. Ha saputo essere se stessa e uguale a nessun’altra, in questi decenni di attività che ne hanno mostrato ogni solco, ogni fragilità e il suo inimitabile talento. Così oggi Federica si scopre dottoressa e rompe il silenzio su un tema ancora scabroso, nell’agonismo.
- Laurea Honoris Causa a Federica Pellegrini
- Il primo momento di imbarazzo
- La lectio magistralis della Divina
- Le motivazioni della laurea conferita a Federica
Laurea Honoris Causa a Federica Pellegrini
“Noi donne siamo un po’ più complicate, ma vale la pena conoscerci bene”. La sua lectio magistralis, dal titolo «La Donna e la Performance: come il ciclo mestruale può influenzare la prestazione», costituisce un manifesto che fissa in pochi passaggi il senso della Laurea Honoris Causa conferita dall’Università San Raffaele di Roma, in una cerimonia alla presenza di tutte le cariche più importanti del mondo accademico e sportivo, dal presidente del CONI Giovanni Malagò, al Rettore Vilberto Stocchi.
Prima di lei, pochissime atlete hanno avuto il coraggio di affidare a una normalizzazione un problema così comune, sentito e con i quali preparatori e allenatori si sono dovuti misurare. “Ho avuto il ciclo per la prima volta a 12 anni”, ha spiegato pubblicamente la Divina. Il suo allenatore “Era un uomo, mi vergognavo e fu mia madre a venirmi in soccorso per dirgli che avevo il ciclo mestruale”.
Federica Pellegrini
Il primo momento di imbarazzo
Poi, il primo assorbente interno, indispensabile per potersi allenare in piscina.
“L’utilizzo di un assorbente interno è stato inizialmente complicato vista la mia età e vista la scarsissima conoscenza della mia anatomia interna e ancora una volta mia madre è venuta in mio soccorso. Ho avuto fin dall’inizio un ciclo particolarmente regolare, la prima giornata è stata però sempre accompagnata da dolori piuttosto intensi per i quali ho assunto molto spesso degli antinfiammatori”.
Per queste ragioni, per normalizzare quel che non viene trattato per via di un retaggio superato che penalizza l’universo femminile nello sport, Federica Pellegrini ha rotto il silenzio sul ciclo per la prima volta alle Olimpiadi di Rio 2016.
La consegna del diploma di laurea
“Subito prima delle mestruazioni sentivo un malessere diffuso, sono sempre stata chiaramente irritabile e questo Matteo (Giunta, suo allenatore e marito ndr) sicuramente lo sa bene, ho lamentato per anni una netta quanto improvvisa perdita di forze in allenamento e mi sono sentita spesso triste, insicura e particolarmente ansiosa”.
“Nell’arco della mia lunghissima carriera agonistica ho assunto contraccettivi orali solo tre volte: la prima nel 2005, la seconda nel 2007, quando avevo 19 anni e un doppio ciclo ogni 30 giorni, la terza nel 2020, per soli due mesi, col fine preciso di spostare il ciclo di qualche giorno, in quanto la mia gara ai giochi olimpici cadeva proprio nel momento ormonale per me meno opportuno. Poi non è servito perché le olimpiadi sono state spostate di un altro anno”.
La lectio magistralis della Divina
Il giorno della sua Laurea Honoris Causa, mentre suo marito Matteo Giunta la ascolta con la consueta attenzione, in qualità anche di allenatore e di sostenitore di una donna che non ha eguali nel nuoto mondiale.
“Per sentirmi veramente bene nell’acqua ed essere più serena è stato essenziale per me capire che il mio corpo doveva seguire il suo ritmo spontaneo”.
Le motivazioni della laurea conferita a Federica
E contro ogni ardita interpretazione, si è aggiunta una parentesi volta a cancellare ogni frammento di polemica. Le motivazioni di questa Laurea sono nelle parole scelte da Fabio Vaccarono, Presidente e CEO di Multiversity:
“Il conferimento della laurea honoris causa a Federica Pellegrini è un importante riconoscimento all’atleta e, soprattutto, alla donna che ha cambiato il nuoto italiano e mondiale. La nuotatrice si è distinta sia per il suo impegno atletico sia per quello nel superamento dei tabù legati allo sport femminile, mettendo al centro del dibattito argomenti nuovi e fondamentali per superare il divario di genere. Questo riconoscimento mi rende orgoglioso della assoluta leadership di Multiversity che permette agli atleti, che spesso abbandonano i loro studi, così come a chiunque altro, di coniugare la propria carriera con il raggiungimento di importanti traguardi attraverso la flessibilità e l’accessibilità della formazione digitale”.