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Filippo Tortu: "Lo studio aiuta a rendere meglio nello sport"

INTERVISTA ESCLUSIVA Il primatista dei 100 metri, Filippo Tortu, pronto a tornare in pista verso nuove sfide

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Filippo Tortu è uno di quegli atleti che più ha sofferto le conseguenze dell’emergenza coronavirus: lo stop che era stato inflitto agli allenamenti, anche individuali, ha sollevato un dibattito estremamente articolato sin da principio e che ha avuto tra i più acuti osservatori Federica Pellegrini e Gregorio Paltrinieri. In esclusiva per Virgilio Sport, il primatista dei 100 metri (unico azzurro sotto i 10”) ha esternato le proprie riflessioni, in un momento storico che non ha precedenti, anche nel mondo dello sport. “In questo periodo molti di noi stanno scoprendo lati di se stessi nascosti che forse nemmeno conoscevano”, afferma Filippo. Tortu è pronto a tornare ad allenarsi per raccogliere una nuova sfida.

Filippo, Olimpiadi di Tokyo rinviate: può diventare un’opportunità per arrivare più preparati il prossimo anno?
La vedo esattamente così nel senso che, naturalmente, mi è spiaciuto molto che siano state rinviate ma so che è stata una decisione giusta e da atleta è una cosa che dispiace. Allo stesso tempo ho cercato di prendere il lato positivo della cosa in modo di arrivare più preparato e raggiungere l’obiettivo che mi ero prefissato, che è la finale.

Che cosa ti ha insegnato questo periodo? E il fatto di dover rimanere a casa e doverti allenare sebbene con tutte le difficoltà cosa comporta?
In questo periodo molti di noi stanno scoprendo lati di se stessi nascosti che forse nemmeno conoscevano. Io comunque sono sempre stato un ragazzo determinato soprattutto nell’atletica però, devo essere sincero, non è stato facile trovare le motivazioni per allenarsi considerato che sia le Olimpiadi che gli Europei, quindi due appuntamenti principali di quest’anno, sono stati cancellati. Allo stesso tempo devo dirti che mi sto allenando molto bene e spero di avere la possibilità di correre già quest’anno.

Ritorniamo in pista: il muro dei 10 secondi era una ossessione o un obiettivo? E qual è il tuo prossimo obiettivo e se hai un riferimento, penso ad esempio al 9.92 di Lemaitre.
Il 9.99 non è mai stato un’ossessione ma è sempre stato un mio obiettivo sin da quando ero bambino, ma non l’ho mai visto come una barriera o un muro da abbattere, ma semplicemente un obiettivo, nulla di più. Per quel che riguarda i prossimi obiettivi l’hai centrato in pieno: Lemaitre, che è sempre stato uno dei miei idoli, è un riferimento e cercherò di raggiungerlo.

E obiettivi al di fuori dall’atletica?
Sto studiando Economia alla LUISS a Roma e questo per me è un obiettivo molto, molto importante e reputo questo percorso anche utile.

Pensando a Livio Berruti laureato in Chimica industriale e passando per Pietro Mennea che ha conseguito 4 lauree di cui una in Scienze Politiche mentre era ancora in attività, è dunque possibile conciliare sport e studio e allo stesso tempo lo studio può giovare all’attività sportiva?
Riesco a conciliare le due cose e mi aiuta anche perché è un modo per pensare ad altro; l’anno scorso prima di andare ai Mondiali e fare 9.99 sono riuscito a dare in entrambi i casi un esame. Studiare aiuta a sentirsi più completo e a focalizzarti anche su altri obiettivi e aiuta quindi a rendere meglio anche nello sport e nell’atletica.

Lavorerai anche sui 200?
Stiamo lavorando sui 200 m però i 100 metri restano comunque l’obiettivo principale sicuramente almeno fino al prossimo anno. Ho molte cose da migliorare ma penso che ciò che mi aiuterà a progredire è fare tante volte i 200 metri perché è una gara che devi imparare ad affrontare, perché certe sensazioni in allenamento non riesci ad averle. Dovrei farne qualcuna di più, però c’è tempo.

Come si capisce da piccoli qual è la specialità più congeniale? Correvi anche altre distanze? Potresti dare quale consiglio ai ragazzi, magari sulla fase più complessa della gara come la partenza ad esempio o altro.
Da ragazzi quando si inizia secondo me è giusto fare quasi tutto ma non solo perché così hai più possibilità di scoprire cose in cui sei bravo ma perché più fai diverse specialità da ragazzino, più da grande sarai molto intelligente a livello motorio e così facendo acquisisci una capacità del controllo del corpo che chi non ha fatto diversi sport non ha.

Per quel che riguarda la specialità non ti so indicare una fase specifica che sia più difficile delle altre, ma posso dirti che la parte più difficile da allenare è la tecnica della corsa perché devi lavorare in tutte le prove, di tutti i giorni, in tutte le stagioni e lavorare sui dettagli, e questa è la cosa più difficile perché devi rimanere concentrato in tutti gli allenamenti, tutti i giorni e non è semplice.

A proposito di lavoro e dedizione so che hai incontrato Carl Lewis: che cosa ti ha detto e cosa ti ha consigliato?
È stato uno dei momenti più belli della mia carriera sportiva, e non solo. L’ho incontrato quest’anno dopo i Mondiali ed è stato anche bello perché io il giorno prima avevo raggiunto tutti i miei obiettivi della stagione e sei quindi molto soddisfatto di te stesso; poi ti trovi di fronte un atleta che ha vinto moltissimo, in più specialità, e ti rendi conto ancora di quanto ti senti piccolo di fronte a un personaggio così.

E poi mi ha detto una cosa che ho sempre pensato però quando senti lo stesso concetto espresso da un atleta come Carl Lewis, prendi quelle parole per verità assoluta: mi ha detto che non hai bisogno di tanti stimoli esterni per trovare la motivazione e la carica giusta per gareggiare e gestire la pressione ma devi trovar le motivazioni e gli stimoli internamente. Allenando infatti il gesto tecnico, con costanza tutti i giorni allora sarà sufficiente mantenere la calma perché sai che è quello che sai fare ed è quindi sufficiente farlo.

Cosa potrebbe significare entrare in una finale olimpica e in cosa è diverso correre una staffetta?
Una finale olimpica non so ancora cosa dirti cosa si prova (sorride) però ti posso dire che una delle sensazioni più belle è correre di fronte a uno stadio magari di 70.000 persone; e tu sei lì in mezzo, e vedi tutta questo muro attorno a te; è una sensazione bellissima perché ti fa sentire allo stesso tempo impotente e onnipotente nel senso che ti dà una carica incredibile e ti senti pronto a fare qualunque cosa. Allo stesso tempo se tu provi ad analizzare la cosa a mente fredda, ti sembra di essere minuscolo e anche questo è un contrasto di sensazioni che mi piace molto.

Per quel che riguarda la staffetta penso sia una delle gare più belle e per certi versi addirittura la più bella proprio perché stai molto tempo con i tuoi compagni ed è l’unico momento di squadra all’interno dell’atletica; proprio per questo tutti e 6 i componenti sono consapevoli che è un momento che va sfruttato sia sportivamente che umanamente per stare insieme, per raggiungere obiettivi insieme, dato che per il resto della stagione siamo da soli pertanto si ha questa voglia di vivere tutto insieme, e si fa tutto insieme dalla colazione agli allenamenti, alla cena e per una settimana siamo una persona sola.

Al contrario, durante le gare individuali con la nazionale, siccome siamo anche rivali, c’è chi ha le sue abitudini chi invece ne ha altre e non si sta tanto insieme. Ma il bello dell’atletica è che oltre a fare amicizia con i tuoi compagni di squadra, fai amicizia anche con altri atleti di altre nazionalità e questo è molto bello.

Passando ad altro, so che segui anche il calcio. Ho visto su Instagram che hai una collezione incredibile di maglie da calcio, qual è quella a cui tieni di più?
Impossibile dirtene una ma se proprio devo scegliere te ne dico due. Quella di Del Piero che ho sin da bambino e che è stata la mia prima maglia da calcio e quindi ha valore anche per quello, e l’altra è quella che mi ha regalato la Juventus autografata da Ronaldo e da tutta la squadra e ce l’ho a casa incorniciata.

A proposito di Ronaldo, ti ha sfidato in una non facile challenge su Instagram. In che cosa invece lui non potrebbe batterti?
Abbiamo fatto quella degli addominali e lì è quasi impossibile batterlo e allora dovrei sfidarlo sulla corsa per poter vincere io.

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Filippo Tortu: "Lo studio aiuta a rendere meglio nello sport" Fonte: ANSA

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