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Malagò dal Coni alla Federcalcio, le grandi manovre della politica per riscrivere lo sport

Qual futuro per il Coni? E quale per Giovanni Malagò, a fine mandato e senza la possibilità di ricandidarsi? La politica lo spinge verso la Figc: una proroga del mandato in vista di Milano Cortina non pare perseguibile

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Il futuro incerto di Giovanni Malagò sembra meno fumoso: il presidente del Coni resta con la valigia in mano, i segnali che arrivano dalla politica lasciano supporre che non esiste un piano B perché possa continuare a sedere sullo scranno più importante del Comitato olimpico.

Nessun supplemento di mandato, nemmeno una proroga per l’imminente Olimpiade invernale di Milano Cortina, semmai una exit strategy che lo vorrebbe accasarsi alla Federcalcio per provare a trasferire in seno alla Federazione calcistica lo stesso metodo vincente perseguito nei tre mandati al Coni.

Grazie e arrivederci

Accompagnato all’uscita non senza un carico di lusinghe e parole di stima: la maggioranza di Governo, nell’evidenziarne i meriti, resta coesa su un punto, fermo e non in discussione.

Si rispetterà la scadenza naturale del ciclo di Malagò: scenari alternativi non vengono contemplati sebbene le opposizioni – Mauro Berruto in testa, il deputato Pd ex Ct della nazionale maschile di pallavolo – siano già in moto per sostenete la causa Malagò: la proroga, è il pensiero della minoranza, è stata attuata per Paolo Barelli, parlamentare di Forza Italia e presidente della Federnuoto. Due pesi e due misure? Stando alla ricostruzione di Giuliano Foschini su Repubblica, lo scenario sarebbe quello.

Il futuro di Malagò: perchè la Figc?

Perché la Federcalcio? La contingenza. Tradotto: è un incarico vacante – la Figc ha individuato nel prossimo 4 novembre il giorno utile per l’Assemblea elettiva, all’ordine del giorno anche l’elezione del nuovo Presidente – e i rapporti tra il ministro dello Sport, Andrea Abodi, e l’attuale presidente federale, Gabriele Gravina, non sono eccellenti.

Proprio Abodi resta una figura cruciale per comprendere meglio la direzione verso cui si sta andando. Almeno due le frasi del ministro che non sono passate inosservate. La prima è su Malagò:

Negli enti pubblici massimo tre mandati: è alla fine di un percorso.

La seconda, forse, per Malagò:

Il presidente Gravina mi ha detto che intende fare un passo indietro ma vuole prima capire in che mani lascia.

La terza via: Malagò si tiene solo il Cio

A unire i puntini, il sospetto che si tratti di qualcosa di più e di diverso da un’indiscrezione c’è tutto. Dirottare Malagò sul calcio risolverebbe questioni dirimenti e potrebbe garantire allo stesso Malagò una pronta ripartenza nei meandri dello sport nazionale per antonomasia. Gli estimatori non mancano nemmeno nel calcio, a cominciare dalla sua espressione massima, la Fifa.

Anche qui, però, un paio di problemi: il primo è dettato dal fatto che non spetta alla politica – che al massimo può esercitare pressioni sui club – l’investitura del massimo dirigente federale, il secondo è che il quadro potrebbe non interessare allo stesso Malagò. Senza una proroga al Coni, potrebbe optare per conservare il ruolo nel consiglio Cio e prendersi del tempo per capire bene cosa fare dopo.

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