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Coni, Malagò non può ricandidarsi ma punta alla proroga: il nuovo presidente dopo Milano Cortina?

Archiviate le Olimpiadi di Parigi, i bilanci coincidono anche con le riflessioni: il Presidente del Coni, Giovanni Malagò, è in scadenza di mandato e non può ricandidarsi. Che succede adesso?

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Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Giovanni Malagò resta presidente del Coni, lo chiede lo sport. L’annuncio è un autoproclama ma, a oggi, non significa niente. L’unica cosa certa è che, archiviata l’Olimpiade di Parigi, comincia quella delle istituzioni. Le parti sono distinte e definite. Di qua il Governo, di là il movimento di resistenza che prova a valorizzare quanto fatto in Francia per mirare a una riconferma. O, tecnicamente più corretto, a una proroga del mandato. Nel nome dei risultati: il mantra saranno le 40 medaglie, i 12 ori, le 20 discipline in cui l’Italia è andata a podio, la crescita complessiva del movimento e – chi più chi meno – delle singole federazioni.

Il medagliere: dipende da come lo si legge

È vero, mancano all’appello diversi big – Jacobs e Tamberi, per dire – ma sono emersi volti nuovi e altre braccia, gambe, muscoli. Sono arrivati podi nemmeno preventivati che hanno bilanciato benissimo con quelli che avevamo dato per certi e che non abbiamo celebrato. I numeri, però, sono diventati pure quelli un esercizio di stile: il peso del medagliere, letto da punti di vista differenti, sarà un elemento che qualcuno proverà a sfruttare al contrario.

Per dire, per esempio, che le previsioni erano altre; che rispetto a Tokyo il passo in avanti è stato minimo. Un elemento per capire fino a che punto la partita diventerà apertissima: abbiamo sdoganato la classifica dei quarti posti, l’Italia ne ha inanellati 25, più di ogni altra nazione.

È un dato che ha fatto rumore fino al punto che Sergio Mattarella, nell’incontro del 23 settembre con i medagliati, ha deciso di aprire le porte anche alle medaglie di legno (o di cartone, le si chiami come si vuole). Ecco, anche quei quarti posti diventeranno elemento per valorizzare ulteriormente – o nei casi opposti screditare – la spedizione di Squadra Italia.

Il Presidente del Coni dura tre mandati

C’è però un dato di fatto incontrovertibile, comunque la si metta, e resta cruciale nelle dinamiche del dibattito, delle scelte, dei posizionamenti: il presidente del Comitato olimpico nazionale italiano, eletto dal Consiglio Nazionale per un quadriennio olimpico, non può essere rieletto per più di tre mandati.

Il terzo mandato di Malagò è in scadenza a giugno 2025. Non potrebbe più essere rieletto e la figura di novità – oltre che per motivi strettamente connessi alla politica sportiva e alle logiche federali – è una conditio sine qua non. Lo dicono le regole.

La deroga al regolamento

Quindi: nel caso dello stesso Malagò, parlare di riconferma significherebbe arrivare a una deroga del regolamento. La carta più concreta tra le mani dell’attuale presidente del Coni, tuttavia, non guarda più a Parigi ma oltre: punta a Milano Cortina 2026.

Potrebbe essere il nodo e lo snodo: a meno di due anni dai Giochi invernali che tornano in Italia, non c’è il tempo materiale per un cambiamento radicale e la linea della continuità è quella che garantisce le certezze maggiori. Del resto: sono state sdoganate le dimissioni papali, i mandati extra dei Capi di Stato e scrivere una postilla al regolamento del Coni, a confronto, pare robetta.

Abodi-Malagò, scontro a distanza

Nuvole all’orizzonte? Possibile, di sicuro non saranno giornate di sole e fin dove ci si spingerà lo abbiamo capito nei giorni scorsi, quando a scoperchiare il pentolone della rivoluzione in sede al Coni è stato il ministro dello Sport, Andrea Abodi. Senza giri di parole, il ministro ha parlato di un ciclo, quello di Malagò, in fase terminale.

La replica del presidente del Coni è stata repentina: ha parlato di affermazioni fuori luogo a Giochi ancora in corso. Malagò, certamente con più di una ragione, si aggrappa alla forma ma la sostanza resta quella: dalle poltrone, ha ribattuto Abodi, bisogna anche sapersi alzare. Al di là dei giudizi sull’operato di Malagò – cui le stesse Federazioni sportive hanno riconosciuto la bontà del lavoro di dodici anni – l’elemento cruciale resta questo: dopo tre mandati, non è possibile il quarto.

Quante Federazioni in procinto di cambiare

E infatti, lo scenario del quarto mandato – allo stato attuale – è impossibile. Occorrerebbe un intervento della politica (per proprietà transitiva: della maggioranza politica) per riscrivere le norme. Ma Abodi, che di quella maggioranza è parte fondante, è stato più che chiaro. Non vi è alcuna intenzione, da parte del governo, di rivedere le regole nonostante lo stesso Malagò possa contare su rapporti di cemento con molte delle federazioni sportive.

Anche qui, però, sussiste un problema: la fine dei Giochi coincide con una caterva di mandati in scadenza, non solo quello del presidente del Coni. L’elenco dei presidenti di federazione giunti alla fine della terza tornata è lunghissimo e – tra loro – vi sono nomi di peso: Petrucci (basket), Binaghi (tennis e padel), Barelli (nuoto), Chimenti (golf), Aracu (sport rotellistici e World Skate), Urso (pesi), Rossi (tiro a volo), Buonfiglio (canoa e kayak), Scarzella (arco).

Repubblica parla di Luca Zaia

Di più: è da qualche giorno che i principali quotidiani hanno iniziato a raccontare le grandi manovre in seno ai partiti per blindare le poltrone dello sport. Chi ne ha scritto con profondità del dettaglio è Matteo Pucciarelli su Repubblica: il nome di peso in seno al centro destra è quello di Luca Zaia.

L’attuale governatore della Regione Veneto sarebbe l’indiziato per occupare la poltrona del Coni: dalla sua il pragmatismo, il ruolo attivo nella conquista dei prossimi Giochi a Milano Cortina, le capacità manageriali, il giudizio favorevole di una parte della minoranza politica e – dettaglio più importante – una certa apertura anche in seno a FdI. In tal caso, pronta per Malagò un’altra presidenza: si parla della Federcalcio, a indorare la pillola.

La proroga col timer: un altro anno

La terza via, quindi non è data: o Malagò saluta il Coni o riesce a ottenere un mandato in proroga che non duri quatto anni ma qualche mese, il tempo di Milano Cortina. Sembra proprio questo lo scenario più plausibile: nulla di nuovo, in realtà.

È dal 2021, anno del terzo mandato al Coni, che Malagò sa di dover fare i conti con le tempistiche che non si sarebbero sovrapposte come avrebbero dovuto: nell’aprile 2022 diceva, a domanda specifica, che è

atipico, a otto mesi da Milano-Cortina, che scada l’intero comitato olimpico a cui pure si riconosce il merito di aver portato i Giochi in Italia.

Tra gli alleati più incisivi, per Malagò, c’è il Cio cui andrebbe solo bene poter contare su un presidente del comitato olimpico nazionale al contempo parte del consiglio di amministrazione del comitato olimpico.

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