Guardiamo tutti dall’alto verso il basso: al giro di boa l’Italia infila la terza, intesa come vittoria e soprattutto come marcia in piena accelerazione, perché nessun’altra squadra presente a Parigi ha tenuto la velocità di crociera degli azzurri di De Giorgi, che anzi hanno finito per “regalarsi” mezzora di fatica in più contro una Polonia che è stata a un passo dal crollare sul 3-0, salvo poi ribadire al mondo intero che contro Leon e compagni è sempre bene non alzare mai il piede dall’acceleratore, anche quando il più sembra fatto. Il 3-1 finale però cambia la forma, ma non la sostanza: Italia prima nel “girone della morte”, a punteggio pieno e soprattutto a “vittorie piene”. E questo significa che nella costruzione del seeding dei quarti di finale la prima testa di serie s’è colorata d’azzurro.
- L'Italia più bella: Romanò e Michieletto da urlo
- Un set in più, ma sembra solo uno "sfizio"...
- Galassi, un muro umano: finale in carrozza
L’Italia più bella: Romanò e Michieletto da urlo
Se si eccettua un piccolo blackout in chiusura di terzo set, risulta difficile trovare qualcosa da rimproverare all’Italia (forse) più bella di tutta la rassegna. Un’Italia che ritrova l’amata maglia azzurra (tutta un’altra vita… Errea scusaci, ma te lo dovevamo dire…) e soprattutto la continuità dei giorni migliori.
Dopotutto con la Polonia non è mai una partita come le altre: il ricordo delle finali delle ultime rassegne estive (mondiali 2022 con vittoria italiana a Katowice, Europei 2023 con golpe polacco a Roma) è ancora fresco, ma stravolta la battaglia la vincono con merito Giannelli e compagni. Decisamente più pimpanti e reattivi nei primi due set, quando l’attacco polacco spara a salve e soprattutto la difesa non riesce a tenere il ritmo infernale imposto da Romanò (MVP di giornata: 20 punti e tante, tantissime cose buone), Michieletto e Lavia.
L’inizio è quasi troppo agevole per ritenere che possa essere vero: la Polonia invero esce meglio dai blocchi, ma quando Michieletto prende le misure a Kurek l’inerzia del parziale si spezza tutta a favore degli italiani. Che trovano la parità a quota 10 e poi infilano un parziale di 15-5 che tramortisce ogni velleità degli avversari, dominanti a muro e al servizio.
Un set in più, ma sembra solo uno “sfizio”…
Il copione si ripete fedele nel secondo parziale, che vede i polacchi offrire le cose migliori nella parte iniziale. Ma quando l’Italia alza l’intensità a muro non c’è partita che tenga: Grbic ferma a più riprese il match, solo che l’Italia innesta il pilota automatico e va a chiudere ancora una volta senza un pensiero, legittimando una superiorità che nelle fasi clutch del match risulta evidente. Galassi e Romanò sono gli ispiratori dei parziali che stendono la resistenza dei campioni del mondo, che cedono 25-18 e vedono il primo posto nel girone allontanarsi a dismisura.
E nel terzo set stavolta è l’Italia a partire meglio: non c’è mai un vero e proprio scalino di differenza (al massimo due lunghezze di vantaggio), ma l’inerzia è tutta dalla parte dei ragazzi di Fefé. Sul muro in coabitazione tra Galassi e Lavia che vale il 22-20 il più sembra oggettivamente fatto: la Polonia è alle corde, il 3-0 a un passo, ma l’orgoglio di Leon e compagni è qualcosa che va oltre qualsiasi logica imposta dal campo. E siccome Giannelli e Lavia si complicano la vita, la partita si riaccende in un amen: è un ace di Kurek a tenere in vita la squadra di Grbic, che allunga la partita al quarto set. E forse, non sa nemmeno lei come ha fatto.
Galassi, un muro umano: finale in carrozza
Solo che contro questa Italia bisognerebbe essere più che perfetti: non dimostrano di esserlo i polacchi in avvio di quarto set, con Michieletto e Lavia che tornano a fare danni nella difesa avversaria (e Romanò non vuol essere da meno). I soliti muri di Galassi (5 a fine giornata) spaccano letteralmente in due il set: gli azzurri scappano sul 13-10, poi il solito turno di servizio di Huber riporta la Polonia a -1 sul 16-15, ma uno scambio chilometrico è quello che spariglia definitivamente le carte, chiuso da un attacco fuori avversario che spedisce l’Italia sul 20-16.
A quel punto c’è solo da controllare: sei palle match, alla terza arriva l’errore al servizio di Kurek che vale il 25-20 finale. Italia ai quarti da numero 1 del seeding, con il Ministro dello Sport Abodi che sentitamente ringrazia, presente in tribuna.