In questo maggio che segna la conclusione della dolorosa vicenda processuale di primo grado, che ha stabilito le responsabilità nella morte di Davide Astori, la presenza in aula di Francesca Fioretti è stato un segno.
Ha faticato, ma è stato un atto necessario per dare un contributo tangibile, sebbene sofferto, alla verità sulla scomparsa del capitano della Fiorentina, tre anni fa.
Francesca Fioretti: “La vita di prima non c’è più”
Francesca ha affidato all’auspicio di un cambiamento le sue speranze, la sua battaglia in aula per Davide, per la loro bambina Vittoria e per quanti ancora oggi possono essere salvati. Ha scritto un libro, “Io sono amore” per raccogliere il dolore, le piccole conquiste, l’indignazione e la mescola di sensazioni emerse ed elaborate nel corso di questi anni senza Astori.
“La vita di prima non c’è più, ma nella nuova vita ci sono delle costanti e la mia è mia figlia Vittoria, che mi ha tenuta sempre salda alla realtà. Anche nelle cose più brutte c’è sempre una luce alla fine e io penso di essere diventata una donna migliore”, ha dichiarato a Silvia Toffanin nell’anticipazione diffusa della sua intervista a Verissimo.
Con la figlia che, al momento del drammatico evento, aveva solo due anni, Francesca ha un rapporto assoluto: “All’inizio istintivamente le ho semplicemente raccontato la verità perché volevo costruire un rapporto di piena fiducia con lei. Non l’ho mai illusa, ovviamente, il racconto è diventato più complesso nel corso degli anni anche perché a cinque anni la curiosità e le emozioni di una bambina sono diverse rispetto a quando ne aveva due. Oggi Vittoria è una bambina felice e viviamo questa mancanza come una cosa normale nella nostra vita”.
Il dolore di Francesca Fioretti dopo la scomparsa di Astori
Per Vittoria è stato nominato un giudice tutelare, poiché Astori e Francesca non erano sposati al momento della sua morte:
“Io e Davide ci amavamo e abbiamo scelto consapevolmente di avere Vittoria. Eravamo una famiglia a tutti gli effetti anche se l’amore non era sigillato da un contratto matrimoniale. Questo ha innescato dei meccanismi che solo oggi comprendo, perché non tutti i minori hanno una situazione serena. Quindi è giusto che esistano questi tutori, però, per una mamma responsabile e che dedica la propria vita alla propria figlia è difficile accettarlo”.
L’attrice ha spiegato in maniera più esplicita la sua sofferenza, scaturita da questa condizione:
“Ho provato tanta rabbia perché erano gli altri che decidevano per mia figlia. Tutti pensavano di avere più diritti di me riguardo Vittoria”.
Davide Astori poteva essere salvato
Davide Astori poteva essere salvato. E’ quanto Francesca si è affrettata a ribadire anche dopo la pronuncia della sentenza del tribunale di Firenze. la sua battaglia è diventata anche questa: evitare altre morti.
“Bastava un esame in più, è stata riconosciuta una responsabilità medica perché dai risultati dell’elettrocardiogramma Davide doveva essere sottoposto a un banale holter, che non è mai stato fatto. Vorrei impegnarmi per far sì che l’holter diventi obbligatorio a prescindere dai risultati dell’elettrocardiogramma”.
Oggi Francesca vive Davide come la presenza rassicurante e ferma della sua esistenza, ma senza negare il presente:
“La vita va vissuta a prescindere da tutto. Vivo per mia figlia ma anche per me, perché alla mia età non è giusto che io sopravviva. La morte è una cosa naturale e se trasformi il vuoto in un posto sicuro dove vivere, allora ti salvi. Il dolore è ancora immenso, ma il suo colore è cambiato nel tempo”.
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