La matita rossa è una fedele compagna di viaggio di ogni sportivo, specie di quelli ad alto livello. Serve per segnare le date nelle quali c’è bisogno di elevarsi al top della condizione, i giorni in cui si fa la storia, quelli per cui vale la pena alzarsi ogni mattina e fare tanti sacrifici pur di restare ai vertici della propria disciplina. Danilo Gallinari questa sensazione l’ha provato chissà quante volte in vita sua: da 15 anni a questa parte l’America gli ha prosciugato ogni energia, perché l’NBA è un campionato che non ammette inciampi, dove la perfezione è un requisito essenziale per pensare di poter meritare una chance ad ogni latitudine.
- Gallinari: la stagione "di transizione" a Baston
- Celtics, per il Gallo il cerchio non si è ancora chiuso
- Sogno di rivincita: comincia l'avventura ai Wizards
Gallinari: la stagione “di transizione” a Baston
L’America però sa essere spesso anche cattiva con chi l’ha sognata fin da bambino: può riempirti di soldi, ma può anche ferirti l’anima, come hanno fatto i Boston Celtics un mese fa, quando senza pensarci su troppo hanno deciso di impacchettare Danilo e il suo contratto da 6 milioni di dollari e spedirlo a Washington nell’ambito della trade che ha portare Kristaps Porzingis in Massachusetts e Marcus Smart a Memphis, giusto per far quadrare i conti. Tutto questo appena 10 mesi dopo l’infortunio al crociato rimediato in azzurro nell’amichevole contro la Georgia, che è costato a Gallinari l’Europeo 2022 e soprattutto l’intera stagione NBA 2022-23.
Celtics, per il Gallo il cerchio non si è ancora chiuso
A Boston, il Gallo è stato solo di passaggio. Non ha mai avuto modo di mettere piede sul parquet, vedendo svanire presto anche la suggestione di poterlo fare nei play-off (tecnicamente sarebbe potuto rientrare ad aprile, ma la franchigia ha preferito andarci cauto per evitare ricadute). I Celtics per Danilo rappresentavano il coronamento di un sogno: nella conferenza stampa di presentazione confessò che Larry Bird era l’idolo di papà Vittorio (ex giocatore dell’Olimpia Milano) e che era cresciuto nel mito della squadra che negli anni ’80 se la batteva con i Lakers, prima dell’avvento dei Bulls di MJ.
Era una sorta di chiusura del cerchio dopo una carriera di altissimo livello, nella quale però era sempre mancata la chance di poter lottare concretamente per vincere un anello, eccezion fatta per la corsa play-off 2021 con gli Atlanta Hawks. Chance che Boston gli avrebbe garantito, se è vero che i Celtics si sono fermati soltanto dopo un’appassionante serie di finale di conference contro Miami, persa a gara 7. Gallinari però è sempre e solo rimasto a guardare: Joe Mazzulla, sarebbe stato ben contento di averlo a disposizione nel corso di un’annata stranissima, deleteria fino a gennaio, poi chiusa a un passo dalle Finals.
Sogno di rivincita: comincia l’avventura ai Wizards
“A cresta alta” è il titolo di un podcast che i fratelli Gallinari (Federico e appunto Danilo) condividono col resto del mondo. Nell’ultima puntata proprio Danilo è tornato a parlare della sua “strana” estate, senza impegni con la nazionale (eredità dell’infortunio subito lo scorso agosto) e con la testa già rivolta alla nuova avventura con i Wizards.
Sono carico a molla. Sto bene fisicamente e punto a tornare a completa disposizione per il training camp di metà settembre. Sto lavorando sodo e con continuità: questa è la cosa più importante. Sto aspettando che esca il calendario per segnarmi bene con una X le date in cui affronteremo i Celtics, soprattutto nelle gare al TD Garden di Boston. Le segnerò tutte per tenermele bene a mente.
Danilo ha specificato che la sua è stata soltanto una battuta, ma è facile leggere in quelle parole un senso di rivalsa e di “vendetta” (sportivamente parlando) nei confronti di chi non ha avuto voglia e pazienza di aspettarlo. Di sassolini da togliere dalle scarpe, però, ce ne sono più d’uno: a Washington Gallinari avrà un ruolo di primo piano, un veterano in mezzo a una squadra giovane e di prospettiva, con talenti del calibro di Kyle Kuzma, Jordan Poole, Tyus Jones, Daniel Gafford, Deni Avdjia e altri ancora. Nei giorni scorsi ha parlato con toni entusiastici della sua nuova avventura. E magari proprio la motivazione derivante dalla mancata conferma ai Celtics potrà dargli quella spinta in più per spingersi oltre. Giunto a quota 16 stagioni in NBA, la voglia di regalarsi un ultimo giro di giostra è grande. Sperando che la dea bendata non si metta ancora una volta di traverso, come troppo spesso è capitato nel corso della sua avventura americana.