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Gattuso: "Ho cambiato tutto del mio calcio, non so se mi vorrei in squadra"

Il tecnico del Valencia si confessa ad As e rivela di aver imparato tutto dal calcio spagnolo

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

I momenti bui sono alle spalle: Rino Gattuso è rinato a Valencia dopo aver attraversato tunnel e labirinti impervi: la fine della storia col Napoli, il dietrofront con la Fiorentina, il no dei tifosi del Tottenham a furor di popolo con i tifosi degli Spurs che gli rinfacciavano frasi e pensieri omofobi e violenti. Oggi Ringhio è felice in Spagna e si confessa ad As, rivelando di aver cambiato la sua maniera di allenare.

Gattuso impressionato da Guardiola ma non capiva niente

Gattuso ammette di aver fatto fatica inizialmente a capire il modo di giocare di Guardiola, di essere andato a chiedergli spiegazioni senza capire niente, e dice: “Ho visto anche Setien con il suo Las Palmas e mi è piaciuto, ho adorato i suoi allenamenti. Ma dovevo capirlo bene, perché nella mia testa non era ancora chiaro. Ho studiato andando a vedere anche gare di II e IIII categoria. Ora vedo il calcio in modo totalmente diverso rispetto a quando giocavo. Se guardi le partite del Milan o del Napoli quando ero lì, non pressavamo in attacco. A Valencia è il primo anno che lo faccio”.

Tra il mestiere di giocatore e quello di allenatore non ha dubbi su quale scegliere: “Chiaramente il giocatore, da allenatore non hai vita. Devo ringraziare mia moglie, non so come stia ancora con me. Quando ho iniziato in questo ho chiamato Ancelotti e gli ho detto: ‘Come si fa?’. Per me è difficile. Comincio alle 8:30 e torno a casa alle sette di sera. Poi sono a casa in bagno, vado a fare pipì e mi viene in mente qualcosa e lo scrivo su un pezzo di carta. Lo vivo così. Devo cambiare, perché non puoi passare 18 o 19 ore a pensare al calcio”.

Gattuso non si acquisterebbe al mercato

Alla domanda se vorrebbe un Gattuso nella sua squadra risponde con sincerità: “Non lo so. Per come vedo il calcio, a volte lo vorrei e a volte no. Ho corso tanto e tatticamente ero fortissimo ma sicuramente nel calcio moderno mi mancherebbe qualcosa. Avevo carattere, ma per il modo in cui mi piace giocare non basta avere carattere. Chi mi somiglia? Era da tanto che non vedevo un giocatore simile a me, ma l’ho visto ai Mondiali: Amrabat. Mi ha commosso molto, sembravo io quando giocavo a 27 anni”.

Quando si rivede in panchina quasi non si riconosce: “Quando mi vedo in televisione non mi piace. Mi muovo, parlo sempre, ma non posso fare diversamente. Ho provato a cambiare, ma non ci riesco. Mi piace vivere la partita, stare dentro, parlare con il guardalinee, con i miei giocatori… ”

Il carattere l’arma in più di Gattuso

Il carattere è sempre stata la sua forza: “Quando sono andato a Glasgow non sapevo niente, nemmeno una parola in inglese. Dopo due settimane sembravo più scozzese di un giocatore scozzese. Con il mio stile, lavoravo tre o quattro volte al giorno”.

“Andavo in palestra per un’ora, lanciavo la palla contro il muro per altre due ore. Mi sono costruito con la mentalità. Sapevo di non avere una grande tecnica, ma mi preparai ad uccidere mentalmente il mio avversario. Ho dedicato la mia vita al calcio”.

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