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Ginnastica ritmica, abusi e maltrattamenti: Anna Basta si oppone all'archiviazione del caso Maccarani-Tishina

La Procura di Monza ha chiesto l'archiviazione del procedimento contro Maccarani e Tishina, ma Anna Basta si è opposta: toccherà al GIP decidere se riaprire o chiudere il caso.

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Anna Basta non ci sta: l’ex ginnasta azzurra, una delle accusatrici nel processo che ha visto coinvolte le allenatrici Emanuela Maccarani e Olga Tishina, ha deciso di presentare ricorso presso il GIP di Monza per impedire che venga archiviato il procedimento nei confronti delle due direttrici tecniche della nazionale. Una decisione che non sorprende, pensando a quello che era stato l’esito della richiesta fatta dalla stessa Procura di Monza, che lo scorso agosto aveva chiesto l’archiviazione del caso ritenendo che Maccarani e Tishina non avessero tenuto comportamenti sbagliati o comunque tali da giustificare le accuse ricevute.

Le accuse di Anna Basta, la mancanza di elementi penali

Anna Basta, una delle “farfalle” della ginnastica azzurra, ritiene che il caso non possa essere liquidato con una semplice assoluzione delle due imputate coinvolte. Nella richiesta di archiviazione presentata poco prima di ferragosto, a Maccarani e Tishina veniva imputato sostanzialmente soltanto la colpa di aver utilizzato “metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità, aggiungendo anche “pressioni psicologiche tali da aver causato disturbi, anche alimentari, nelle atlete allenate”.

Colpe che pure non ricadono in alcun modo in ambito penale, ma semmai da addurre a metodologie di allenamento che poco hanno a che vedere con l’aspetto giuridico e civile, limitandosi all’ambito sportivo. Ragione per cui le due allenatrici sono state subito rimesse al loro posto (Maccarani è la direttrice dell’Accademia Internazionale di Desio), con tanto di interviste rilasciate dopo la medaglia di bronzo conquistata nel concorso a squadre alle recenti Olimpiadi parigine dalle atlete azzurre nelle quali rivendicava la sua assoluta correttezza.

Le motivazioni rilevano comportamenti anomali

Anna Basta però non s’è data ancora per vinta: tramite il proprio avvocato, il bolognese Giovanni Battista Frisoli, ha deciso di ricorrere al GIP dopo aver minuziosamente letto le 150 pagine con le quali la Procura di Monza ha motivato la richiesta di archiviazione del caso.

In quel faldone, come detto, vengono rimarcate strategie di allenamento e di comportamento anomale, ma non tali da poterli ritenere congrue con la contestazione di un reato a livello giuridico. Basta era stata l’unica atleta assieme a Nina Corradini a presentare denuncia formale contro Maccarani e Tishina, aprendo il fronte di una lunga indagine che ha portato all’ascolto di numerosi testimoni, oltre che alla lettura di chat e messaggi che pure avrebbero sostanzialmente confermato pratiche di allenamento abbastanza insolite e in generale un contesto piuttosto deteriorato a livello di rapporti personali, carenti di “empatia e comprensione”.

Le atlete che hanno accusato le due allenatrici non sono state però in grado di dimostrare “l’abitualità delle condotte loro perpetrate”, elemento ritenuto essenziale per stabilire se ciò fosse riconducibile a reato.

La palla passa al GIP di Monza: riaprire o chiudere?

Proprio nel commentare la richiesta di archiviazione, il legale di Emanuela Maccarani (avvocata Danila Di Domenico) aveva sottolineato il proprio stupore nel vedere scritte motivazioni che in qualche modo sembravano tese a “giustificare un’indagine partita da dichiarazioni rese da un’atleta mai allenata dalla Maccarani (riferimento a Nina Corradini) e da un’altra delusa per essere stata esclusa dalle Olimpiadi di Tokyo (Anna Basta), che volevano dare una lezione di vita a una allenatrice che ha allenato in carriera centinaia di ragazze”.

Il tutto dopo che la giustizia sportiva si era limitata a comminare una semplice ammonizione per Maccarani e un’assoluzione piena per Tishina, di fatto chiudendo ogni tipo di addebito nei loro confronti.

Anna Basta però non ha intenzione di fermarsi: lei resta convinta di aver subito dei veri e propri maltrattamenti, e pertanto auspica che anche la giustizia civile faccia il suo corso. “Come si può giustificare un abuso dietro “l’eccessivo affetto”? È come se in un rapporto violento di coppia si potesse ancora giustificare il partner aggressivo per l’eccessivo amore”. Spetterà ora al GIP di Monza decidere se tenere aperto il caso o se procedere con la definitiva archiviazione.

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