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Caso Granada, Gino Pozzo indagato in Spagna: 12 anni di carcere chiesti dall'Anticorruzione

Il figlio di Giampaolo Pozzo, patron dell'Udinese, rischia anche una multa da oltre 35 milioni di euro per operazioni sospette condotte durante il periodo alla guida del Granada

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La Procura dell’Anticorruzione spagnola ha chiesto una condanna a 12 anni di carcere per Gino Pozzo. La pesante accusa parla senza mezzi termini di “Piano criminale”. Medesima pena richiesta anche per Enrique Pina Campuzano, detto Quique, ex presidente del club spagnolo.

Piano criminale su vasta scala

Un “piano criminale su vasta scala per ottenere il controllo del Granada e frodare milioni di euro al Fisco spagnolo grazie a un’articolata rete di imprese e complessi movimenti di denaro proveniente dall’ingaggio di calciatori”, è questa la pesante accusa che la Procura dell’Anticorruzione spagnola ha mosso a Gino Pozzo, figlio del patron dell’Udinese e del Watford, Giampaolo, e attuale membro del CdA del club friulano, nonché numero uno del Granada dal 2009 al 2016, e a Quique Pina, chiedendo 12 anni di carcere per entrambe e altri due imputati.

Proposti, poi, 36,5 milioni di euro di multa per Pozzo e 27,5 per gli altri tre imputati, considerati complici necessari di quello che è considerato autore materiale delle accuse e capo della truffa, Gino Pozzo, appunto. Quique Pina era già stato incarcerato nel 2018 per scongiurare il rischio di distruzione delle prove, in un altro filone dell’inchiesta. La Procura dell’Anticorruzione ha sollecitato, inoltre, una condanna nei confronti del Granada, inteso come persona giuridica e per cui è stata avanzata una richiesta di sanzione da 27 milioni di euro.

Il piano che avrebbe permesso a Pozzo di truffare l’Erario spagnolo

Secondo l’accusa, all’epoca dei fatti venne svuotata la tesoreria del club per simulare la necessità di ricorrere a finanziamenti da parte di una compagnia con sede in Lussemburgo, la Fifteen Securitisation. Un’operazione che, stando a quando sostenuto dalla Procura avrebbe permesso, coinvolgendo una complessa trama di imprese tra Italia, Lussemburgo ed Emirati Arabi, di “utilizzare il Granada per trasferire artificialmente i guadagni ottenuti attraverso il trasferimento di calciatori professionisti al Lussemburgo e di non pagarli in Spagna, ottenendo così un notevole profitto economico a discapito dell’Erario spagnolo”.

Strutture opache nella scalata al Granada

A riportare la notizia è il quotidiano spagnolo El Pais, che spiega come dopo più di cinque anni di indagini, la Procura abbia messo a punto l’impianto accusatorio in vista dell’apertura del giudizio annunciata dall’alto tribunale dell’Audiencia Nacional. Il Pubblico Ministero parla di una scalata al Granata attuata da Pozzo nel 2009 attraverso l’impiego di “una serie di strutture opache che ne ostacolavano l’identificazione come titolare effettivo dei fondi che venivano erogati”. Una “condotta fraudolenta effettuata da Gino Pozzo e a Quique Pina a loro vantaggio” e che porta oggi alle pesante richiesta di pena.

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